Khomeini e la rivoluzione islamica in Iran

Khomeini e la rivoluzione islamica in Iran

(Khomeini) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Persone e Storie

Con la dichiarata neutralità delle forze armate iraniane l’11 febbraio 1979 di fatto trionfava la rivoluzione islamica in Iran guidata dall’ayatollah Khomeini.

SOMMARIO

Da anni ormai al centro della geopolitica del Medio Oriente, l’Iran ha acquisito questo ruolo predominante a partire dalla rivoluzione islamica.

Da quel 1979 la situazione nel grande paese asiatico ha condizionato le scelte politiche dei vicini e anche dei grandi stati.

A partire dagli USA, che fin dalla nascita della Repubblica Islamica dell’Iran sono stati visti come il nemico numero uno da combattere.

L’artefice di quella rivoluzione fu un ayatollah, tornato dall’esilio Parigi, il cui nome resterà sempre legato a quello dell’Iran: Khomeini.

Khomeini. Iran, una nazione antica

Uno stato che vanta origine molto lontane nella storia, addirittura quasi tremila anni prima della nascita di Cristo.

La prima dinastia iranide data circa il 2800 a.C. ma furono i Medi, nel VII secolo a.C. a unificare i territori che oggi conosciamo come Iran.

Dopo il breve dominio di Alessandro Magno il territorio iraniano passò alla dinastia Seleucide.

Successivamente furono i Parti a dominare gli altopiani, seguiti dai Sasanidi che dovettero cedere agli arabi mussulmani.

Con l’avvento della dinastia Safavide nel 1501 la religione ufficiale diviene l’islam sciita.

Khomeini. I prodromi della crisi

Con l’avvento della monarchia costituzionale nel 1906 l’Iran avrebbe dovuto fare il suo ingresso nel tempo moderno.

E in effetti fra i paesi mussulmani l’Iran era tra quelli più avanzati culturalmente e più liberi socialmente.

Nel 1921 la monarchia costituzionale venne sostituita da quella autoritaria dei Palhavi.

Almeno fino alla rivoluzione democratica del 1953, quando parve che l’Iran potesse diventare una vera democrazia.

Quello stesso anno, però, forze straniere operarono per ripristinare lo status quo.
Gran Bretagna e Stati Uniti fecero in modo di rimettere sul trono la dinastia Palhavi.

Questa scelta molto discutibile avrebbe avuto notevoli conseguenze in seguito.

La popolazione iraniana infatti era stanca della monarchia dei Palhavi, di certo non una delle famiglie più amate dal popolo.

Ecco dunque spiegato perché nel 1978 poté iniziare quelle che è conosciuta come la rivoluzione islamica.

Khomeini. Esilio parigino

Ruhollah Khoeini era un esponente del clero sciita nato nel 1902 e che era stato osteggiato dallo scià Reza Palhavi.

Con la salita al trono del figlio di Reza, Mohammad Reza, Khomeini fu reintegrato e tornò ad avere un ruolo importante all’interno del clero sciita.

Un colpo di stato nel 1953 riportò al potere Mohammad Reza Palhavi dopo la parentesi democratica osteggiata dall’Occidente.

Khomeini

A quel punto lo scià rivide le sue posizioni e divenne ancor più oltransista del padre nel contrastare il clero sciita.

L’obiettivo dello scià era quello di laicizzare il paese eliminando il più possibile l’influsso degli ayatollah sciiti sulla popolazione.

Per questo motivo Khomeini dovette abbandonare il paese e si rifugiò a Parigi.

Dalla capitale parigina l’ayatollah fomentò la rivolta popolare in Iran.

Rivolta che affondava le sue radici nei molti soprusi e ingiuste repressioni operate dallo scià.

Khomeini. La nascita della Repubblica Islamica dell’Iran

Nel 1978 le condizioni politiche in Iran erano diventate favorevoli a un imminente rientro dell’ayatollah nel Paese.

Grazie al suo innato carisma e alla lunga militanza rivoluzionare promossa da Parigi Khomeini non ebbe difficoltà a incarnare il simbolo vivente della rivoluzione.

Rivoluzione che trovava terreno fertile in un odio viscerale della popolazione contro lo scià e la classe dirigente iraniana.

Indicati dal popolo come i responsabili di arresti, torure, omicidi e una sequela di repressioni sanguinarie che incendiarono l’Iran.

Khomeini rimise piede sul suolo irariano il 1 febbraio 1979 e solo 10 giorni più tardi assunse il potere della rivoluzione islamica.

Di fatto lo sciò era stato esautorato e neanche tre mesi più tardi, il 1 aprile 1979 veniva proclamata la nascita della Repubblica Islamica dell’Iran.

Khomeini. Teocrazia islamica

Il nuovo ordine costituzionale dell’Iran prevedeva una teocrazia di stampo islamico.

Ovvero la legge del Corano e in particolar modo la Sharia divennero legge suprema che tutti i cittadini erano tenuti a rispettare.

Di colpo vennero pesantemente limitate le libertà personali, quelle politiche e di informazione.

Man mano venne repressa la libertà di stampa, di associazione di persino i partiti politici che fossero riconducibili direttamente al clero sciita.

Venne introdotto l’obbligo del velo per le donne, abbassata l’età minima per i matrimoni a nove anni.

Fu introdotta la pena di morte per i reati di bestemmia e di adulterio e per molte altre trasgressioni alle leggi religiose.

Di fatto quello che negli anni Cinquanta era uno tra gli stati più moderni dell’Asia piombò improvvisamente in un medioevo islamico peraltro mai conosciuto prima a Teheran.

Khomeini. Ritorno al passato e colpe occidentali

In rete circola spesso una foto che ritrae donne iraniane in un bar di Teheran vestite alla moda occidentale, con gonne corte e atteggiamento disinvolto.

Si tratta di uno scatto degli anni ’50 e fa impressione accostare quell’immagine a quelle che giungono dall’Iran di oggi.

È ancora forte l’eco della morte della giovane Mahsa Amini seguita al suo arresto per aver indossato male il velo.

Pare davvero strano che uno stato possa “regredire” così tanto in così poco tempo, ma è accaduto ed è sotto gli occhi di tutti.

Occorre però anche soffermarsi almeno un attimo sulle “colpe” dell’Occidente e in particolar modo di Stati Uniti e Gran Bretagna.

Il golpe del 1953 che riportò al potere Mohammad Reza Palhavi fu reso possibile proprio dagli stati occidentali.

Rileggendo la storia si può ben vedere come l’origine del consenso popolare alla rivoluzione islamica nasca proprio da quel ritorno al potere dello scià.

Nessuno può dire cosa sarebbe diventato l’Iran se l’esperienza democratica del 1953 non fosse stata bruscamente interrotta.

Di sicuro però l’appoggio alla rivoluzione islamica non sarebbe stato così massiccio e convinto.

Foto di Pavellllllll da Pixabay

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Hijab. In Iran il velo indossato male può uccidere!

(Hijab) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

Può un velo uccidere? il modo in cui viene indossato evidentemente sì! lo dimostra la notizia della terribile vicenda accaduta a Mahsa Amini, la ventiduenne iraniana che è morta dopo essere stata fermata dalla “Gasht e Ershad” (la “polizia della morale” iraniana) e portata alla stazione di polizia per una “rieducazione” perché il velo che indossava non copriva completamente i suoi capelli.

SOMMARIO

Iran. Martedì 13 settembre 2022.

Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran della “polizia della moralità iraniana” perché indossava il velo in “modo scorretto”.

Hijab. Un fatto di ordinaria follia

Ossia il suo hijab non copriva completamente i capelli.

Fermata dalla polizia iraniana e trattenuta per una “rieducazione” ha lasciato la stazione di polizia dopo alcune ore per essere trasferita all’ospedale di Kasra, dove è morta dopo tre giorni di coma.

“La ragazza ha avuto un infarto”, questa è la versione ufficiale delle forze dell’ordine.

Versione contraddetta dalla famiglia che ha dichiarato che la giovane Mahsa godeva di ottima salute.

Una versione quantomeno controversa anche in virtù di fotografie che sono circolate.

Immagini che ritraggono il corpo e il viso della giovane donna, intubata in un letto di ospedale, chiaramente tumefatti e provati.

Hijab

Da parte del presidente iraniano Ebrahim Raisi è stato ordinato di aprire un’inchiesta per far luce sulla vicenda.

L’intervento di Amnesty International che parla di “arresto arbitrario” e di presunte torture durante la detenzione.

Hijab. L’indignazione

L’indignazione per la terribile storia di Mahsa Amini ha fatto il giro del mondo, a partire da diversi media iraniani indipendenti.

Le persone si sono radunate in segno di solidarietà e come azione di protesta presso l’ospedale Kasra.

Hijab

Il supporto dei mezzi mediatici e dei social hanno permesso la diffusione di quanto stava accadendo e la conferma della massiccia presenza di agenti di sicurezza all’esterno della clinica. 

Il nome di Mahsa è diventato virale sui social network, anche grazie all’intervento di diverse personalità iraniane di rilievo che hanno denunciato quanto accaduto. 

La giovane arrivava dal Kurdistan iraniano ed era giunta a Teheran per far visita ad alcuni parenti.

Un viaggio che avrebbe dovuto essere di piacere ma dove la ragazza a trovato una morte prematura solo perché il suo velo non copriva completamente i capelli.

Hijab. Il codice di abbigliamento in Iran

In rete a tutt’oggi si trovano immagini di militari che trattengono le donne, le costringono con la forza a seguirli e le portano via.

Proteste di donne che vengono soffocate nella violenza, donne che protestano solo per il diritto di scegliere.

Perché di questo si dovrebbe trattare, di poter scegliere se indossare o meno un velo, ma per quelle donne la scelta non è nemmeno contemplata. 

Le leggi sull’hijab a partire dal 1979, a seguito della rivoluzione islamica, obbligano ogni donna mussulmana dall’età di nove anni in poi a indossare il velo in pubblico. 

Leggi che a oltre quarant’anni di distanza non sono mai cambiate.

Siamo di fronte a un profondo passo indietro delle autorità iraniane contro le donne che osano sfidare l’obbligo di indossare il velo. L’annuncio della polizia pone molte donne a rischio di subire condanne ingiuste e ammonisce in modo agghiacciante tutte le altre a stare calme e al loro posto mentre i loro diritti vengono violati”.

Così dichiarava nel 2018 Magdalena Mughrabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord a seguito del comunicato stampa emesso dalla polizia iraniana .

Hijab

Comunicato che informava come decine di donne avrebbero potuto trascorrere fino a dieci anni in carcere per aver partecipato a manifestazioni contro l’obbligo del velo.

L’accusa? incitamento alla corruzione e alla prostituzione!

Hijab. Una chiara violazione dei diritti umani fondamentali

L’hijab che copre il capo è solo uno dei tanti veli utilizzati dalle donne islamiche.

Vengono utilizzati anche il niqab, che copre anche il volto lasciando una fessura per gli occhi e il burqa, che copre anche gli occhi con una rete attraverso la quale la donna vede il mondo esterno. 

Le leggi che in Iran obbligano ogni donna e ogni bambina che abbia superato i nove anni a indossare il velo esistono da oltre quarant’anni nonostante secondo il diritto internazionale la legislazione iraniana costituisca una chiara violazione dei diritti umani fondamentali.

L’obbligo di indossare il velo infatti è una costrizione profondamente discriminatoria nei confronti delle donne e delle ragazze.

Violati i diritti fondamentali

Viola i diritti delle stesse alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di credo religioso.

Oltre a violare il diritto alla riservatezza e, considerando che l’obbligo vige dai nove anni in poi, viola anche alcuni specifici diritti delle bambine.

Hijab

L’obbligo imposto dalle autorità iraniane alle donne e alle ragazze di coprire i propri capelli, esercitato anche attraverso azioni di violenza e umiliazione, nonché con arresto e prigionia, viola profondamente la dignità diventando anche, in termini giuridici, pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Comportamenti che causando dolore o sofferenza, sia fisica che mentale, costituiscono a tutti gli effetti una tortura.

A tutt’oggi, però, le leggi che obbligano le donne a indossare il velo continuano a intensificarsi e inasprirsi, secondo la Bbc Persian nel nord-est dell’Iran, a Mashhad, è stata emessa un’ordinanza che impedisce alle donne di accedere a uffici e banche come di entrare in metropolitana senza indossare il velo.

Perfino la banca iraniana Mellat impone ai dipendenti un codice di abbigliamento severo vietando di indossare calze e tacchi alti per le donne e vieta ai dirigenti uomini di avere assistenti amministrative di sesso femminile.

Hijab. Per capire l’obbligo del velo

Negli ultimi anni le proteste contro l’obbligo dell’utilizzo dell’hijab si sono moltiplicate, forse anche per una forma di ribellione per quel passo indietro nell’evoluzione fatto tornando a indossare un velo dopo tanti decenni in cui l’obbligo era stato abolito.

Per capire l’imposizione di indossare il velo in Iran bisogna risalire alla rivoluzione islamica dell’ayatollah Khomeini.

Nonostante il Corano prescriva realmente l’obbligo di indossare il velo, imponendolo a tutte le donne dei credenti (pertanto alle donne mussulmane, considerando il concetto radicato che i credenti siano solamente mussulmani, n.d.a.):

O Profeta, di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso.

CORANO 33, 59

l’hijab è stato sfruttato più che per una valenza religiosa come uno strumento politico diventando una sorta di arma da brandire in rappresentanza della resistenza contro Mohammad Reza Pahlavi l’ultimo scià di Persia e ultimo monarca della dinastia dei Pahlavi che ha regnato sull’Iran fino al 1979, allo scopo di dichiarare l’opposizione alla modernizzazione e ai modelli imposti dallo scià.

Strumento politico contro lo shah

Già il fondatore della dinastia Reza Shah Pahlavi (padre e predecessore di Mohammad, n.d.a.) riteneva il velo iraniano e i costumi tradizionali maschili un segno di arretratezza e cercò di modernizzare i costumi del popolo iraniano.

L’istituzione religiosa del Paese si oppose con decisione al tentativo di modernizzazione dello scià che però vietò comunque alle donne di indossare il velo.

Decisione che sollevò notevole malcontento tanto che il 12 luglio del 1935 a Mashhad venne consumata una strage per eliminare le persone che avevano protestato contro Pahlavi.

Quella data è stata poi scelta per istituire la Giornata dell’hijab e della castità, che si celebra a tutt’oggi. Reza Shah Pahlavi venne poi esiliato nel 1941 (non per questioni legate all’obbligo del velo, n.d.a.).

Quattro anni dopo la rivoluzione islamica del 1979 venne istituita la Sharia e proprio secondo una legge della Sharia è stato ripristinato l’obbligo per tutte le donne, le ragazze e le bambine sopra i nove anni, di indossare l’hijab.

Da allora il velo ha continuato ad essere uno strumento di controllo sociale utilizzato dalle autorità.

Per correttezza bisogna informare che esiste anche un corrispondente maschile di questa imposizione ma decisamente meno impegnativo e vincolante, ossia agli uomini non è permesso indossare pubblicamente pantaloni corti o maglie che sfoggino simboli occidentali.

Hijab. Nuovi decreti, nuove restrizioni


Il 15 agosto del 2022 il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha firmato un nuovo decreto dove viene riportato un ulteriore elenco di nuove restrizioni in merito al codice di abbigliamento delle donne iraniane al fine di far rispettare la legge sull’hijab e sulla castità.


Nel mese di settembre del 2022, a seguito della nuova legge, l’Iran ha deciso anche di introdurre una nuova tecnologia di riconoscimento facciale sui mezzi pubblici con lo scopo di identificare le donne che non rispettano la legge e non indossano il velo.
Forse un giorno si riuscirà a vivere in un mondo dove i diritti umani fondamentali non vengano violati, dove chi osa alzare la testa e dire di non essere d’accordo possa essere ascoltato e magari rispettato, dove una donna possa essere libera di camminare per strada senza dover nascondere i suoi capelli ma soprattutto che non sia costretta a subire umiliazioni e torture (sia fisiche che psicologiche) schiacciata da regole imposte da altri che non la ritengono nemmeno degna di avere dei diritti.
Al momento in cui questo articolo viene scritto sembra che un simile traguardo sia ancora lontano.
Nonostante da anni si susseguano proteste di ogni genere per l’abolizione dell’obbligo del velo queste finiscono inesorabilmente soffocate nella violenza e quelle donne che si permettono di protestare per rivendicare i propri diritti si ritrovano poi costrette a pagare un prezzo altissimo, dalla reclusione, alla fustigazione, all’umiliazione di dover chiedere scusa pubblicamente o, nel caso peggiore, come quello di Mahsa Amini, addirittura alla morte.

Fonti:

6/09/2022. La Stampa. Iran: portava male il velo, 22enne morta dopo arresto della “polizia della moralità”. Si scatena la protesta
16/09/2022. Il Giornale. Indossava male il velo: 22enne picchiata e uccisa dalla furia islamista di Valentina Dardari
16/09/2022. La Repubblica. Iran, proteste per la morte di una ragazza fermata dalla polizia perché non indossava correttamente il velo di Gabriella Colarusso
16/09/2022. Corriere della Sera. Iran, ragazza di 22 anni picchiata a morte perché non indossava bene il velo. Proteste nella capitale e sui social di Marta Serafini
16/09/2022. Il Secolo XIX. Iran: portava male il velo, 22enne morta dopo arresto della “polizia della moralità”. Si scatena la protesta
16/09/2022. Il fatto quotidiano. Iran, picchiata a morte perché indossa male il velo: in un’immagine tutta la brutalità del regime di Tiziana Ciavardini
16/09/2022. Il sussidiario. Picchiata a morte perché indossa male il velo. Iran, Mahsa Amini era stata arrestata di Chiara Ferrara
16/09/2022. RaiNews. Muore in custodia della polizia religiosa la ragazza iraniana che non indossava bene il velo
12/09/2022. Solo Donna. Iran: al via il riconoscimento facciale per identificare le donne senza hijab di Rachele Luttazi
24/08/2022, Il Giornale. “Obbligo di velo, violata la legge”. Scrittrice costretta a confessare in tv
14/07/2022. La svolta. La rivoluzione del velo in Iran di Chiara Manetti
8/03/2020. Metropolitan magazine. Donne, 1979: l’ultimo giorno senza velo in Iran di Maria Paola Pizzonia
5/06/2019. Unimondo.org. Iran, il velo obbligatorio e la battaglia delle donne: una storia lunga 40 anni
23/05/2019. Osservatorio Diritti. Iran: la lunga lotta delle donne contro il velo obbligatorio di Giulia Cerqueti
12/03/2019. Amnesty International. Iran, aggressioni di squadre filogovernative contro le donne che protestano contro uso obbligatorio del velo
27/02/2018. Amnesty International. Obbligo del velo in Iran, oltre 35 donne rischiano fino a 10 anni
6/01/2018. Magdi Cristiano Allam. Il velo alle donne islamiche lo impone Allah nel Corano. Solo la laicità può tutelare la vita, la dignità e la libertà di tutti

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