Mos Maiorum, progetto di divulgazione della storia

Mos Maiorum, progetto di divulgazione della storia

(Mos Maiorum) Articolo scritto da Mos Maiorum per Pillole di Cultura

Mos Maiorum è un progetto di divulgazione storica nato dall’idea di appassionati di storia con l’ambizione di solleticare la curiosità dei lettori.

SOMMARIO

La scelta di utilizzare un eteronimo è stata fatta per non dare risalto a una singola firma ma per valorizzare l’intero progetto.

Ciò che conta non è chi ha scritto ma il contenuto dei volume che vengono presentati al pubblico.

Mos Maiorum. Obiettivo

L’obiettivo del progetto è semplice: divulgare la storia cercando di incuriosire i lettori.

Per questo i volumi proposti sono agili, veloci da leggere e accessibili da ogni target di pubblico.

Non sono, giusto dirlo subito, libri di approfodimento dedicati agli esperti di storia o aspiranti tali.

Sono piuttosto libri che hanno l’ambizione di incuriosire il grande pubblico, “solleticando” la curiosità dei lettori.

Mos Maiorum

Tutt’altro che esauistivi i volumi proposti devono essere intesi come invito a scoprire, o riscoprire temi e personaggi storici.

Chi volesse poi approfondire non ha che da sbizzarrirsi con tutto lo scibile disponibile sia fisicamente che on line.

I volumi di Mos Maiorum vogliono rappresentare un primo approccio per avvicinare i lettori.

Per incuriosirli e spingerli a saperne di più.

Mos Maiorum. Le collane partendo da Eleonora di Arborea

Le donne della storia

La prima collana ideata, che vanta già cinque titoli pubblicati, è stata Le donne della storia.

Mos Maiorum

Si tratta di brevi ma interessanti biografie di donne che hanno segnato la storia del loro tempo.

Ma che per lo più non hanno avuto il riscontro che avrebbero meritato.

Eleonora di Arborea

Partendo dal titolo di debutto: Eleonora di Arborea.

Si tratta della prima donna ad aver regnato in Sardegna (seconda metà del XIV secolo) e già questo basterebbe!

Ma per di più ha di fatto contribuito a redigere e a promulgare la Carta de Logu, una sorta di costituzione del Giudicato di Arborea.

Carta de Logu che è rimasta in vigore sino alla metà dell’Ottocento, tanto era avanzata a livello giuridico.

Mos Maiorum. Laura Cereta e Caterina Sforza Riario

Laura Cereta

Il secondo volume della collana Le Donne della Storia ci fa conoscere la figura di Laura Cereta.

Vissuta anch’ella nel XIV secolo ha lasciato una traccia indelebile nella cultura italiana del tempo.

Tanto da potersi fregiare del titolo di dottoressa in filosofia e poter insegnare presso l’università di Padova.

Mos Maiorum
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Caterina Sforza Riario

Il terzo volume incontra invece una donna altrettanto colta ma anche determinata a far valere le sue ragione in politica.

Finita in sposa al nipote del papa a soli 14 anni seppe conquistare l’aristocrazia romana e le genti di Imola e Forlì poi.

Alla morte del marito prese le redini delle due città e governò con piglio sicuro tanto da essere temuta anche dai grandi del tempo.

Per il suo immenso valore anche militari i francesi che la sconfissero a Ravaldino l’ammiravano moltissimo.

Tanto da assegnare a un loro nuovissimo cannone il nome di Dame de Fourly.

Mos Maiorum. Adelaide di Borgona e Caterina Corner

Adelaide di Borgogna

Il quarto volume ci riporta indietro nell’Alto Medioevo, proprio nella seconda metà del X secolo quando Adelaide di Borgogna divenne regina d’Italia.

Infatti dopo la morte del marito Lotario II la vedova venne incalzata dall’usurpatore perché ne sposasse il figlio.

Ma come nei migliori romanzi di cappa e spada fuggì dalla prigionia e trovò rifugio presso il castello di Canossa.

Quì la trasse in salvo il re dei Franchi Orientali, Ottone I, che finì con chiederle di sposarlo.
Adelaide divenne così anche regina dei Franchi Orientali e poi Imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico.

Mos Maiorum
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Caterina Corner

Il quinto volume invece ci porta prima a Venezia, poi sull’isola di Cipro e infine ad Asolo.

La storia è quella di una giovane di illustre famiglia veneziana che finisce in sposa al re di Cipro.

Rimasta prematuramente vedova con un figlio piccola la giovanissima figlia della Repubblica di Venezia governa l’isola di Afrodite.

Quando poi la situazione precipita Caterina Corner cede l’isola a Venezia e in cambio ottiene un piccolo regno (ad Asolo) all’interno dei confini della Repubblica.

Una storia che merita di essere riscoperta per la sua unicità e per quanto ha rappresentato per Venezia e per il Mediterraneo del tempo.

Mos Maiorum. A breve altre due collane

Women of History

La collana Women of History al momento vede un solo titolo disponibile: Eleonora of Arborea.

Si tratta della traduzione in lingua inglese del volume Eleonora di Arborea.

A breve sono previste l’uscita di due nuovi titoli che inaugureranno due nuove collane.

Al momento Mos Maiorum vuole mantenere ancora un po’ di mistero interno a queste nuove uscite.

Si sa soltanto che una collana farà viaggiare a lungo i lettori, mentre con la seconda si andrà ancora più indietro nel tempo.

Non resta che attendere per scoprire la grandi novità in serbo per i lettori curiosi e appassionati di storia.

Di Mos Maiorum sono disponibili i seguenti volumi, sempre sui principali store online, oltre che su:

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Intervista a Silvia Alonso

(Silvia Alonso) Articolo scritto Pillole di Cultura

Cecilia Simona Domenica Rossi intervista la scrittrice Silvia Alonso per la rubrica Emozioni in punta di penna di Radio C.S.D.R.

Intervista. Ascolta la puntata completa

Ascolta “Emozioni in punta di penna. Puntata 2 – Intervista alla scrittrice Silvia Alonso” su Spreaker.

Musart Festival 2024 al Parco Mediceo di Pratolino

(Musart Festival 2024) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Dal 17 al 27 luglio presso il Parco Mediceo di Pratolino appuntamento con il Musart Festival 2024..

SOMMARIO

Cambia la location ma rimane invariata la qualità del Musart Festival.

Dal 17 al 27 luglio il festival si sposterà al Parco Mediceo di Pratolino per una nuova suggestiva location.

Appuntamenti imperdibili con la grande musica e non solo

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. Il cambio di location

La novità dell’edizione 2024 è il cambio della sede.

Infatti quest’anno il festival troverà posto nel suggestivo Parco Mediceo di Pratolino, alle falde dell’appennino toscano.

Il cambio di location non toglierà nulla alla qualità dei concerti e degli artisti che si esibiranno.

Cambierà soltanto l’ambiente nel quale il festival troverà la sua principale espressione.

Dal centro cittadino di Firenze a un luogo incantevole dove la grande musica potrà incontrare anche l‘arte e la natura.

Il tutto nel rispetto dell’ecosostenibilità e del rispetto ambientale.

Non mancheranno comunque alcuni appuntamenti cittadini, primo fra tutti il classico concerto all’alba.

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. Parco Mediceo di Pratolino

Il Parco Mediceo che ospiterà il festival si trova in località Pratolino, nel comune di Vaglia (città metropolitana di Firenze).

Posto a poco meno di 300 metri sul livello del mare il Parco Mediceo di Pratolino è uno dei gioielli verdi della Città Metropolitana di Firenze.

Noto soprattutto per il Colosso dell’Appennino, una statua alta 14 metri realizzata nel XVI secolo dal Giambologna.

Rappresenta un gigante nell’atto del risveglio o, secondo altre interpretazioni, dalla sua nascita direttamente dalla montagna.

Il parco fu commissionato nella seconda metà del XVI secolo da Francesco I de’ Medici che aveva acquistato la tenuta da Benedetto Uguccioni.

Originariamente impostato come un Giardino all’italiana, nell’Ottocento assunse la forma del Giardino all’inglese.

La tenuta è conosciuta anche come Villa Demidoff dal nome della famiglia russa che acquistò la tenuta nel 1872.

Rimase di proprietà degli eredi Demidoff fino al 1981 quando venne acquista dalla Provincia di Firenze.

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. I concerti al parco

Ad inaugurare i concerti presso il Parco Mediceo di Pratolino sarà il 17 luglio 2024 l’Orchestra della Toscana con Pink Floyd Legend.

Il giorno seguente sarà la volta di Roberto Vecchioni che porterà le sue note alle pendici dell’Appennino toscano.

Il 21 luglio appuntamento con un’artista di fama internazionale come Loreena McKennitt.

Ventiquattro ore più tardi sarà il turno de Il Volo di esibirsi in concerto a Pratolino.

Il 25 luglio grande e imperdibile appuntamento con i Pooh.

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. Gli altri appuntamenti

Nonostante i grandi concerti si siano spostati al Parco Mediceo di Pratolino il festival mantiene ancora una presenza in città.

Presso il Cinema La Compagnia di Firenze appuntamento con la rassegna sui documentari dal titolo 33 Giri Italian Masters di Sky Arte.

Da non perder anche l’itinerario I luoghi della musica e la mostra fotografica dal titolo Because The Night.

A chiudere il 27 luglio il classico concerto all’alba, quest’anno con Patrizio Fariselli.

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Orchestra da Camera Fiorentina, stagione 2024

(Orchestra da Camera Fiorentina) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Da marzo a ottobre oltre 80 concerti per la stagione 2024 dell’Orchestra da Camera Fiorentina.

SOMMARIO

Torna l’appuntamento annuale con i concerti dell’Orchestra da Camera Fiorentina.

Anche per il 2024 il cartellone dei concerti è assolutamente imperdibile.

Oltre 80 concerti fra Toscana, Umbria e Lazio per chi ama la musica classica ma non solo!

Orchestra da Camera Fiorentina

Orchestra da Camera Fiorentina. La stagione 2024

Dal 16 marzo sino al 7 ottobre oltre 80 concerti in compagnia dell’Orchestra da Camera Fiorentina.

Appuntamenti nei luoghi più suggestivi del capoluogo toscano.

A partire dall’Auditorium di Santo Stefano al Ponte.

Ma anche il cortile di Palazzo Medici Riccardi, la Basilica di Santa Crocecortile di Santa Maria Novella sempre a Firenze.

Per non dimenticare Villa Demidoff a Pratolino, luogo davvero unico per i concerti.

In estate appuntamenti anche fuori dalla Toscana con puntate in Umbria e Lazio.

Orchestra da Camera Fiorentina. 44 anni di successi

Nata nel 1981 grazie alla determinazione del M° Giuseppe Lanzetta in oltre 40 anni ha tenuto circa 1850 concerti.

Composta da circa 40 elementi è strutturata per potersi scomporre in agile formazioni cameristiche.

Così da poter eseguire un repertorio sempre più ampio e variegato.

Spaziando dalla classica al pop, con incursioni e commistioni di generi che rendono spesso unici i concerti della formazione.

Ha al suo attivo numerose collaborazioni con network internazionali, con una consolidata partnership con la RAI.

Considerata una delle migliori orchestre da camera europee ha ospitato negli anni i migliori direttori d’orchestra e solisti italiani e non solo.

Orchestra da Camera Fiorentina

Orchestra da Camera Fiorentina. Beethoven ma non solo

Ha un repertorio solido e strutturato nell’ambito della musica classica.

Prova ne sia che i due concerti di debutto del 2024 propongono la Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93 e la Fantasia per pianoforte, soli, coro e orchestra in do minore op. 80 di Beethoven.

Il 16 aprile, per esempio, sarà interamente dedicato a un omaggio alle musiche dei Queen.

Il 21 maggio si sconfinerà nel mondo del pop con omaggi ai grandi del genere.

Il 30 giugno saranno di scena i grandi compositori dell’ultimo secolo.

Il 10 e l’11 luglio a tener banco saranno i grandi musical di Broadway.

Il 22 luglio da non perdere l’omaggio a Michael Jackson e via via di questo passo.

Senza dimenticare i numerosi appuntamenti con le musiche di Puccini e dei suoi contemporanei.

Orchestra da Camera Fiorentina

Foto per gentile concessione di Marco Mannucci

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Hugo Claus, nel 2008 la morte del romanziere fiammingo

(Hugo Claus) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Il 19 marzo 2008 ci lasciava Hugo Claus, considerato unanimemente uno dei più grandi romanzieri di lingua fiamminga di tutti i tempi.

SOMMARIO

Purtroppo non abbastanza conosciuto in Italia Hugo Claus è considerato uno dei più grandi autori di lingua fiamminga.

Come si sa in Belgio si parlano prevalentemente due lingue.

Quella francese e il fiammingo, originale lingua imparentata con l’olandese che si parla nelle Fiandre.

Hugo Claus. La vita

Nacque il 5 aprile del 1929 a Bruges, cittadina fiamminga nota per i suoi canali chiamata anche “Venezia del Nord”.

In giovane età abbondonò la casa paterna per svolgere lavori stagionali nel nord della Francia.

Si trasferì poi a Parigi dove conobbe il regista e drammaturgo Antonin Artaud che Claus elesse a padre putativo.

Nel dopoguerra partecipò attivamente alle avanguardie artistiche prendendo parte attiva al gruppo CO.BR.A.

In seguito soggiornò anche in Italia per far poi rientro in Belgio, nelle sue amate Fiandre.

Iniziò così la sua carriera di scrittore che gli valse numerosi riconoscimenti e premi.

Quando gli fu diagnostica la malattia di Alzheimer volle scegliere lui stesso il momento della sua morte.

Essendo in Belgio consentita l’eutanasia il romanziere fiammingo volle porre fine alla sua esistenza in tale maniera.

Il 19 marzo 2008 presso una clinica di Anversa morì dunque il drammaturgo e scrittore fiammingo più noto fra i contemporanei.

Hugo Claus. La carriera artistica

Considerarlo soltanto uno scrittore sarebbe decisamente troppo riduttivo.

Anche se quasi tutti lo ricordiamo per un suo romanzo, La sofferenza del Belgio, che ci è valsa la fama internazionale.

Fu anche drammaturgo (con 31 opere teatrali realizzate) ma anche traduttore di teatro dalle lingue straniere.

È conosciuto anche come poeta e non solo.

Infatti dopo le esperienze avanguardiste e al movimento CO.BR.A. con legami al surrealismo si cimentò anche nella contestazione.

Negli anni ’60 fu uno dei più attivi nel movimento che chiedeva una riforma culturale, sociale e politica della regione delle Fiandre.

Memorabile lo scandalo che lo vide protagonista a teatro nel 1967.

In quell’occasione mandò sul palco tre uomini nudi a impersonare la Santissima Trinità.

Hugo Claus. Flamingant francofono

Flamingant francono era come amava definirsi lui stesso, non senza una grosse dose di autoironia.

Flamingat infatti è un modo dispregiativo per definire i nazionalisti fiamminghi da parte dei belgi stessi.

Le Fiandre hanno sempre avuto un’aspirazione indipendentista dal resto del Belgio francofono.

Claus ha rappresentato un po’ lo spirito critico dei fiamminghi.

Egli era attaccatissimo alla sua terra natia e l’amava come soltanto un fiammingo potrebbe fare.

Ma era anche molto scettico nei confronti del suo popolo e delle sue capacità di essere all’altezza di fare nazione a sé.

Più volte nei suoi romanzi l’autore ha velatamente, e spesso anche apertamente, criticato il comportamento dei fiammingi.

Specialmente nel suo romanzo più celebre, ovvero La sofferenza del Belgio.

Hugo Claus. La sofferenza del Belgio

Ne La sofferenza del Belgio, il romanzo più conosciuto e tradotto dell’autore fiammingo si trovano i temi a lui più cari.

Hugo Claus

Partendo dall’impronta cattolica della sua educazione e dei segni indelebili che vi aveva lasciato.

Claus crebbe infatti in un collegio cattolico e il suo libro più famoso ben descrive quel clima tutt’altro invidiabile che caratterizzò i suoi primi anni di vita.

Nel romanzo vi è anche un altro tema ricorrente, ovvero la poca dignità dei fiamminghi.

L’autore denuncia il comportamento spesso ambiguo e approfittatore di molti fiamminghi durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il libro è considerato unanimente un capolavoro letterario per la sua scrittura.

Ma al tempo stesso è anche un affresco di una realtà, come quella belga fiamminga, assai poco nota.

Specialmente alle nostre latitudini.

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Nabucco, 9 marzo 1842 debutto trionfale alla Scala di Milano

(Nabucco) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Il 9 marzo 1842 debutta con un trionfo alla Scala di Milano il Nabucco di Giuseppe Verdi.

SOMMARIO

Fu la terza opera portata in scena fra quelle scritte dal maestro di Busseto e ne decretò l’indiscusso successo.
Era il 9 marzo del 1842 quando alla Scala di Milano debuttava il Nabucco alla presenza di Gaetano Donizetti.

Nabucco. Il primo vero successo di Giuseppe Verdi

Verdi aveva debuttato tre anni prima, nel 1939 con l’opera Oberto, conte di San Bonifacio.

Opera seguita l’anno seguente dal melodramma gioioso in due atti Un giorno di regno.

Ma fu solo con il debutto del Nabucco nel 1842 che Verdi raggiunse la fama e il successo che poi lo reso immortale.

Tanto che già nel 1843 presento I lombardi alla Prima Crociata e l’anno seguente Ernani.

Le prime quattro opere debuttarono alla Scala di Milano, teatro con il quale Verdi aveva particolare feeling.

Soltanto con Ernani Verdi si cimentò con un debutto non meneghino.

Il dramma lirico in quattro parti con il libretto di Francesco Maria Piave debuttò infatti al Teatro La Fenice di Venezia.

Nabucco. L’opera

L’opera inizialmente è ambientata in terra di Palestina durante l’assedio dei babilonesi capeggiati dal loro re.

All’interno della Gerusalemme assediate a consolore gli ebrei c’è il profeta Zaccaria.

Nella capitale degli ebrei c’è anche Fenena, la figlia di Nabuccodonosor, ostaggio in mano al popolo ebraico.

La prigioniera babilonese viene consegnata in custodia a Ismaele, nipote del re di Gerusalemme.

Ovviamente Fenena e Ismaele si innamorano e decidono di fuggire insieme.

Ma l’altra figlia del re di Babilonia, Abigaille, anch’ella innamorata di Ismaele, impedisce la fuga.

Nabuccodonosor alla fine riottiene la figlia ostaggio degli ebrei e incendia il tempio di Gerusalemme.

L’opera prosegue poi a Babilonia dove Abigaille scopre di essere in realtà una schiava.

Nabucco. Abigaille vuole la corona

Scoperte le sue umili origini Abigaille decide di mettersi in combatta con il sacerdote Belo per impossessarsi del regno.

Intanto Fenena, essendo reggente per conto del padre, decide di liberare tutti gli ebrei.

Anche perché nel frattempo ha deciso di convertirsi all’ebraismo.

Decisione che fa letteralmente infuriare Abigaille.

Nabuccodonosor intanto viene creduto morto in battaglia finché non torna in tempo per assistere alla rinvedicazione del trono da parte di Abigaille.

Nabuccodonosor maledice il dio dei babilonesi e quello degli ebrei ma in quell’istante un fulmine lo colpisce facendogli cadere la corona.

Corona che viene raccolta da Abigaille che si proclama sovrana.

Nabucco. La condanna a morte per gli ebrei

Divenuta regina di Babilonia Abigaille decide di mandare a morte tutti gli ebrei.

Compresa sua sorella Fenena, che nel frattempo si è convertita all’ebraismo.

Abigaille chiede al padre di mettere la sua firma sul documento che decreta la morte degli ebrei.

Il re ormai non più in sé, acconsente, salvo poi accorgersi che nella lista c’è anche sua figlia Fenena.

Chiede allora pietà per lei ma Abigaille rimane irremovibile, anche la sorella deve morire.

Allora Nabuccodonosor le rinfaccia che lei non è sua figlia ma una schiava.

Abigaille, che aveva trovato il documento che ne attestava le origini, straccia quest’ultimo in faccia allo spodestato re.

Nel frattempo gli ebrei sulle rive dell‘Eufrate intonano il famoso canto del Va’ pensiero.

Nabucco. Il re dei re

Quando ormai tutto sembra perduto Nabuccodonosor chiede perdono al dio degli ebrei.

E lo prega di accorrere in soccorso di Fenena e del popolo ebraico.

Immediatamente giunge un ufficiale fedele al re che con un manipolo di uomini libera il suo sovrano.

Nel frattempo gli ebrei stanno marciando incontro alla morte e Zaccaria assiste Fenena confortandola nell’ultima ora.

Intanto arriva Nabuccodonosor con i suoi uomini e ordina che venga abbattuta la stua di Belo (il sacerdote complice di Abigaille).

Ma la statua crolla terra senza che nessuno l’abbia toccato e a tutti i presenti ciò pare un chiaro messaggio divino.

Nel frattempo Abigaille si è avvelenata ma prima di morire ha ancora la forza di chiedere perdono.

Prima di essere liberati gli ebrei ricevono da Nabuccodonosor l’esortazione a costruire un grande tempio per onorare l’unico vero dio.

In conclusione Zaccaria profetizza a al re babilonese che avendo egli servito Jehova sarà chiamato Re dei Re

Nabucco. I collegamenti risorgimentali

Come molte altre opere composte da Giuseppe Verdi in quegli anni anche l’opera del re di Babilonia ebbe una valenza anche risorgimentale.

Facile l’accostamento fra il popolo ebraico prigioniero del re dei babilonesi con le genti italiche ancora sotto la dominazione dello straniero.

Giusto ricordare che l’Italia di quegli anni pullulava di moti insurrezionalisti contro i vari regnanti stranieri.

Nabucco

E che di lì a pochi anni sarebbe scoppiata la Prima Guerra d’Indipendenza fra il Regno di Sardegna e l’Impero Austriaco.

Persino il cognome Verdi fu utilizzato come acronimo risorgimentale: Vittorio Emanuele Re d’Italia (V. E.R.D.I –> Verdi).

Non era raro trovare scritto sui muri di Milano viva Verdi, con il duplice significato di apprezzamento per il compositore e come atto rivoluzionario contro il regime austriaco.

Nabucco. Più dell’opera poté la canzone

L’opera è stata senza dubbio uno dei più grandi successi di Giuseppe Verdi, oltre ad essere stato il primo ad essere riconosciuto come tale.

Ma la complessità dell’opera e del tema trattato e la maestria della composizione vengono spesso messe in secondo piano.

Infatti un brano ha saputo travalicare i confini dell’opera stessa e divenire egli stesso opera immortale.

Si tratta ovviamente del celebre Va’ pensiero, ovvero del canto intonato dagli ebrei sulle rive dell’Eufrate quando ormai pensano di essere alla fine.

Quella canzone divenne così popolare che in molti l’avrebbero persino voluta come inno nazionale una volta riunita gran parte della penisola sotto la stessa bandiera.

Ancora oggi è uno dei brani più conosciuti di Verdi e in generale della musica lirica.

Persino da chi di musica lirica non se ne intende o addirittura non l’ama affatto.

Foto di Girl with red hat su Unsplash

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Polo Sud, conquista annunciata 84 giorni più tardi

(Polo Sud) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Il 7 marzo 1912 l’esploratore norvegese Roald Amundsen annunciò che il 14 dicembre 1911 aveva raggiunto il Polo Sud.

SOMMARIO

Quella per la conquista del Polo Sud fu una e vera propria sfida fra due spedizioni.

Una capeggiata dal britannico Robert Falcon Scott.

L’altra invece aveva alla guida l’esploratore norvegese Roald Amundsen

Polo Sud. Amundsen, nato per esplorare

Roald Amundsen nacque il 16 luglio 1872 in Norvegia e fin da piccolo manifestò il suo interesse per i viaggi.

In particolar modo Amundsen si sentiva attratto dalle condizioni estreme dove l’uomo veniva messo duramente alla prova.

In quei decenni a cavallo fra il XIX e il XX secolo furono due le grandi sfide che l’essere umano aveva deciso di affrontare.

Ovvero di raggiungere i due punti estremi del globo terrestre. Il Polo Nord e il suo opposto sull’emisfero australe.

Ancora oggi le due mete rappresentano un traguardo tutt’altro che facile da raggiungere.

Figurarsi quale sfida dovessero rappresentare poco più di un secolo fa, senza la tecnologia di oggi.

Né tantomeno satelliti, comunicazioni e mezzi di trasporto adeguati!

Polo Sud. Magnetico o geografico

Prima di addentrarsi nell’avventura della conquista del Polo Sud occorre precisare che in realtà ne esistono due.

Il primo è quello denominato geografico ed situato a 90° di latitudine sud.

In pratico è quel punto ideale dove convergono tutti i meridiani della Terra.

Il secondo è il Polo Sud Magnetico e non necessariamente coincide con quella geografico.

Anzi, in realtà non coincide praticamente mai visto che quello magnetico si sposta in continuazione.

Quello Magnetico è quel punto dove le linee del campo geomagnetico sono perpendicolari al suolo.

Allo stesso modo esistono un Polo Nord Geografico e un Polo Nord Magnetico.

Polo Sud. Il precedente della Belgica

Prima delle due spedizioni di Scott e Amundsen furono molti i viaggi che tentarono di avvicinarsi al continente antartico.

Fra i molti è doveroso ricordare quello della spedizione belga capitanata da Adrien de Gerlache.

La nave battezzata Belgica salpò con tutti gli onori dal porto di Anversa intenzionata a raggiungere il polo Sud Magnetico.

Le disavventure di quella spedizione meriterebbero più di un articolo per essere descritte.

Qui si vuole solo ricordare che a bordo di quella nave, imbarcato come ufficiale, vi era anche Roald Amundsen.

Il quale ebbe un ruolo rilevante per evitare il disastro completo della spedizione e seppe trarre giovamento dalla disavventura.

Tanto che quanto appreso in quell’occasione lo utilizzò nei suoi viaggi polari, compreso quello della conquista dell’Antartide.

Polo Sud

Polo Sud. Una gara finita in tragedia

La rivalità fra Scott e Amundsen fu la molla che spinse le due spedizioni a dare il massimo in quell’occasione.

Per raggiungere il Polo Sud Geografico occorreva attraversare la catena montuosa transantartica con vette superiori ai 4.500 metri d’altitudine.

Partiti da due punti distinti ma non troppo distanzi sulle coste antartiche del Mare di Ross le due spedizioni seguirono percorsi diversi.

Ma non solo, anche la metodologia di approccio alla spedizione fu parecchio differente.

Si è già detto di come Amundsen avesse conosciuto le difficoltà antartiche a bordo della Belgica.

E ne seppe fare grande tesoro, insieme alla sua innata conoscenza della neve e del ghiaccio viste le sue origini norvegesi.

Roald Amundsen raggiunse il Polo Sud Geografico il 14 dicembre 1911 ma poté comunicare il buon esito raggiunto soltanto il 7 marzo 1912.

Robert Falcon Scott giunse al medesimo risultato ma soltanto 35 giorni più tardi di Amundsen.

Sulla via del rientro tutti i membri della spedizione, Scott compreso, andarono incontro alla morte.

Foto di WikiImages da Pixabay

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Fulton, Churchill iniziò la Guerra Fredda nominando la Cortina di Ferro

(Fulton) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Il 5 marzo 1946 l’ex primo ministro britannico Winston Churchill, nella città di Fulton (Missouri, USA) utilizzò per la prima volta il termine Cortina di Ferro.

SOMMARIO

Convenzionalmente l’inizio della Guerra Fredda viene fatto risalire al 5 mazo 1946.

L’ex primo ministro britannico Winston Churchill era in viaggio negli USA, nella città di Fulton, nel Missouri.

Fu in quell’occasione che utilizzò per la prima volta il termine Cortina di Ferro.

Per questo motivo quella data viene utilizzata come inizio della Guerra Fredda.

Fulton. Winston Churchill

Nato a Woodstock nel 1874 Winston Churchill fu primo ministro britannico dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955.

È unanimente considerato colui che seppe tenere uniti gli inglese durante i duri anni della guerra con la Germania.

E la sua determinazione è ricordata con quel famoso motto: “noi non ci arrenderemo mai”.

Si era seduto a Yalta con le grandi potenze (USA e URSS).

Ma aveva perso soprendentemente le elezioni del 1945 dopo aver vinto la guerra e divenne capo dell’opposizione.

Fu in tale veste che nel 1946 si recò negli Stati Uniti per un viaggio.

Fulton. L’inizio della Guerra Fredda

Fulton è una piccola cittadina dello stato del Missouri che a oggi conta poco più di 12.000 abitanti.

Collocata nei pressi della città di Jefferson City la cittadina è assurta agli onori della cronaca grazie alla visita di Winston Churchill.

Il 5 marzo 1946 l’ex primo ministro britannico tenne un discorso presso il Westminster College.

L’argomeno trattato fu la divisione in blocchi dell’Europa appena uscita dalla guerra.

Fu in quell’occasione che Churchill utilizzò per la prima volta il termine Cortina di Ferro.

A indicare la divisione netta fra blocco occidentale e quello sovietico a oriente.

In pratica sancì quella spaccatura idelogica, politica e militare che poi verrà chiamata Guerra Fredda.

Tanto che convenzionalmente si fa risalire proprio al discorso di Chuchill l’inizio di tale periodo.

Fulton. La Cortina di Ferro

Durante il discorso tenuto al Westminster College di Fulton Winston Churchill riconobbe il ruolo dell’Unione Sovietica come potenza mondiale.

Altresì indicò come l’Europa fosse di fatto divisa in due blocchi contrapposti.

Quello occidentale e quello orientale, quest’ultimo strettamente legato all’URSS.

Da Stettino (nel Mar Baltico) a Trieste (nel Mar Adriatico) una Cortina di Ferro era scesa a separare i due blocchi.

Queste furono le parole pronunciate dall’ex primo ministro britannico vincitore della Seconda Guerra Mondiale.

E quel termine, Cortina di Ferro, finì con l’identificare anzitutto il confine geografico fra i paesi occidentali e quelli sotto l’influenza sovietica.

Ma soprattutto separò nettamente l’Europa libera e democratica a occidente da quella filo sovietica in qualche modo assoggettata ai voleri di Mosca a est.

Fulton

Fulton. I precedenti dello stesso Churchill e di Dulles

Di fatto tutti concordano che il termine Cortina di Ferro vide la luce il 5 marzo 1946 a Fulton, in Missouri (USA).

In realtà, però, lo stesso Winston Churchill aveva utilizzato quel termine l’anno prededente, l’11 maggio 1945.

A quel tempo Churchill era ancora primo ministro del Regno Unito.

Utilizzò il termine Cortina di Ferro in un telegramma inviato al presidente americano Truman nel bel mezzo della crisi di Trieste.

Il 3 dicembre sempre del 1945 il diplomatico e spia americana Allen Dulles utilizzò lo stesso termine Cortina di Ferro in un discorso.

In quell’occasione, però, il diplomatico americano si riferiva unicamente alla Germania e alla sua divisione fra est e ovest.

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Apollo 9, prova generale per l’allunaggio

(Apollo 9) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Il 3 marzo 1969 partiva da Cape Canaveral la missione Apollo 9, la prima con tutti i moduli dell progetto Apollo, prova generale per l’allunaggio del luglio successivo.

SOMMARIO

Tutti quanti ricordiamo la data del 20 luglio 1969 perché per la prima volta un essere umano mise piede su un suolo alieno.

La missione Apollo 11 realizzò l’obiettivo dell’allunaggio e due uomini poterono calpestare la polvere della Luna.

Ciò fu possibile anche grazie alla buona riuscita della missione Apollo 9 del marzo 1969.

Praticamente la penultima prova generale prima dell’allunaggio.

Apollo 9. La sfida della conquista della Luna

I 25 maggio 1961 il presidente J.F. Kennedy annunciò che gli americani sarebbe andati sulla Luna prima della fine di quel decennio.

Lo fece di fronte al Congresso Americano riunito in sessione congiunta.

E fu in qualche modo una reazione d’orgoglio degli USA di fronte ai successi dei sovietici in campo spaziale.

Vide così la luce il progetto Apollo, già in qualche modo concepito durante la precedente presidenza Eisenhower.

L’obiettivo era molto ambizioso e il programma per realizzarlo fu una delle sfide tecnologiche più riuscite della storia.

Apollo 9. Mercury, Gemini e infine Apollo

Per colmare il gap in ambito spaziale che divideva gli americani dai russi fu varato un’ambizioso progetto spaziale.

Nel 1958 iniziò il programma Mercury che intendeva recuperare il divario accumulato con i sovietici.

Chiuso nel 1963 il programma Mercury seguì il programma Gemini, ovvero navicelle spaziali a due posti (contro quelle monoposto del Mercury).

Dal 1963 al 1966 i lanciatori Titan (Titan I e Titan II) lanciarono in orbita le navicelle Gemini (2 senza equipaggio e 10 con equipaggio).

Furono missioni importantissime per sviluppare la tecnologia necessaria al successivo programma Apollo.

Programma che vide la luce nel 1967 con il terribile incidente dell’Apollo 1 in fase di collaudo sulla rampa di lancio.

Veniva utilizzato il nuovo vettore Saturn e prevedeva tre uomini d’equipaggio.

L’obiettivo finale era far giungere due uomini a camminare sul suolo lunare.

Apollo 9

Apollo 9. La penultima prova generale per l’allunaggio

Dopo lo sfortunato incidente dell’Apollo 1 nel 1967 si dovette attendere sino all’ottobre del 1968 per il primo lancio con equipaggio.

Si trattava dell’Apollo 7 e nonostante avesse a bordo tutti e tre i membri dell’equipaggio mancava ancora il modulo lunare (LM).

Fu soltanto qualche mese più tardi, il 3 marzo 1969 che con la missione Apollo 9 furono lanciati in orbita sia il CSM che il LM.

Ovvero il Modulo di Comando e Servizio e il Modulo Lunare.

Durnate tale missione vennero sperimentati entrambi in vista della missione di luglio dove era previsto il primo allunaggio.

Fu dunque una missione importantissima, anche perché il tempo stringeva e il decennio stava per finire.

Se la missione Apollo 9 fosse fallita la possibilità allunare entro la fine degli anni ’60 come promesso da Kennedy sarebbe diventata quasi impossibile.

Apollo 9. Servì anche per Apollo 13

Furono svolte tutte le prove di accensione dei propulsori per la discesa sulla luna e successiva risalita.

Fu anche testato il rendez-vous spaziale fra i due moduli (per simulare il ritorno del modulo LM dalla Luna per aggangiarsi al modulo CSM).

Fu testata anche la possibilità di spingere i due moduli insieme grazie ai propulsori di discesa del modulo LM.

Era una prova svolta in vista di un possibile utilizzo d’emergenza in caso di guasto dei prosulsori del modulo CSM.

Caso volle che nella missione dell’aprile 1970 la navicella Apollo 13 abbia dovuto utilizzare proprio questa modalità per far rientro sulla Terra.

La vicenda dell’Apollo 13 è forse ancora più famosa di quella dell’Apollo 11 e dello sbarco anche grazie a un noto film che ne ha raccontato i drammatici momenti vissuti nello spazio.

Foto di Thomas G. da Pixabay

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30 febbraio 1712, è esistito davvero ma solo in Svezia!

(30 febbraio 1712) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura e Il crogiuolo

Il 30 febbraio non è un errore di battitura ma un unicum nella storia, accaduto nel 1712 e soltanto in Svezia.

SOMMARIO

In un precedente articolo abbiamo raccontato di un giorno che non è mai esistito.

Si trattava del 30 dicembre 2011 e l’evento aveva riguardato le isole Samoa e le Tokelau.

In quel caso si era trattato di spostare la linea del cambiamento di data e per farlo nelle due nazioni del Pacifico era stato cancellato un giorno.

Nel caso svedese, invece, è stato aggiunto eccezionalmente un altro giorno a febbraio.

Trattandosi di un anno bisestile al 29 febbraio non è seguito il 1 marzo come da consuetudine ma un eccezionale 30 febbraio.

30 febbraio 1712. I giorni di febbraio

Tutti quanti ricordiamo la filastrocca dei mesi imparata sui banchi di scuola delle elementari.

30 giorni a novembre con april, giugno e settembre, di 28 ce n’è uno, tutti gli altri ne han trentuno.

E il mese che ha 28 giorni lo sappiamo tutti è febbraio, anomalo rispetto a tutti gli altri per la sua lunghezza (o per quanto è corto se volete!).

Sappiamo anche che negli anni bisestili febbraio si allunga e finisce con l’avere 29 giorni, proprio come capita in questo 2024.

Perché ogni quattro anni (periodo bisestile) febbraio ha un giorno in più?

Per compensare il calcolo dei giorni che compongono un anno.

Noi diciamo che un anno ha 365 giorni, ma ci dimentichiamo delle ore e dei minuti.

Dunque ogni quattro anni aggiungiamo un giorno per fare in modo che il calendario umano corrisponda con quello astronomico.

30 febbraio 1712. Calendario Gregoriano e Calendario Giuliano

Quello che utilizziamo oggi in quasi tutto il mondo (almeno in quello occidentale) è il calendario definito Gregoriano.

Ovvero quello varato da Papa Gregorio XII dal quale ha preso il nome.

Nel 1582 il papa si accorse che il calendario umano non era più allineato con quello astronomico e decise quindi di riallinearli.

Il precedente calendario utilizzato era quello detto Giuliano, ovvero quello varato da Giulio Cesare circa sedici secoli prima.

Con l’andare del tempo il Calendario Giuliano era andato avanti di 10 giorni rispetto a quello astronomico.

Questo perché in realtà l’anno solare dura 365 giorni, 5 ore e 49 minuti e 16 secondi.

Aggiungendo un giorno ogni quattro è come se si dicesse che mediamente ogni anno dura 365 giorni e 6 ore esatte.

Va da sé che ogni anno si guadagnano 10 minuti e 44 secondo che moltiplicati per circa 1600 anni fanno grossomodo 10 giorni.

Per questo motivo papa Gregorio XII decretò dopo il 4 ottobre del 1582 anziché seguire come di consueto il giorno 5 ci fosse invece il giorno 15 ottobre.

In questo modo vennero riallineati i due calendari, umano e astronomico.

30 febbraio 1712. La resistenza protestante

Se in tutti i paesi a maggioranza cattolica venne immediatamente adottato il Calendario Gregoriano altrettanto non avvenne nei paesi protestanti.

Per ragioni di opportunità politica in tanti stati si preferì mantenere, almeno per un po’ il vecchio Calendario Giuliano.

Con il tempo e la necessità di raccordare le date anche per via dei commerci sempre più fitti fra nazioni molti stati prostentanti passarono al Calendario Gregoriano.
Ognuno lo fece in medi e modi differenti.

Il caso della Svezia rimane unico e irripetibile.

30 febbraio 1712

30 febbraio 1712. Il pasticcio svedese

In Svezia nel 1699 si decise dunque di abbandonare il Calendario Giuliano per adottare quelle Gregoriano.

Contrariamente a quanto fatto nei paesi cattolici non si optò per la soluzione di cancellare 10 giorni dal calendario saltandoli a piè pari.

Si preferì invece un approccio più morbido cancellando soltanto il giorno 29 febbraio degli anni bisestili dal 1700 al 1740.

Ovvero un giorno ogni 4 anni per un totale di 10 giorni in 40 anni.

Così nel 1700 si passò dal 28 febbraio al 1 marzo saltando il 29 febbraio.

Purtroppo nel 1704 e nel 1708 gli svedesi, presi da faccende belliche, si dimenticarono di saltare il 29 febbraio (erano entrambi anni bisestili).

In questo modo si sarebbe dovuto allungare il tempo di cancellazione del 29 febbraio sino al 1748 per far quadrare i conti.

30 febbraio 1712. Aggiungere il giorno tolto

Avendo constatato la difficoltà ad adottare il Calendario Gregoriano in Svezia di decise dunque di tornare al Calendario Giuliano.

A quel punto però il calendario svedese era sfasato di un giorno rispetto al Calendario Giuliano universalmente adottato.

Questo perché nel 1700 aveva saltato il 29 febbraio.

Si decise dunque che nel 1712 si sarebbe recuperato il giorno perso e si decise che quell’anno febbraio avrebbe avuto 30 giorni.

Essendo infatti il 1712 un anno bisestile febbraio avrebbe già avuto 29 giorni, aggiungendone un altro si arrivava dunque a 30.

E fu così che per una sola volta nella storia della Svezia febbraio si compose di 30 giorni, restando un unicum irripetibile per sempre.

Per la cronaca gli svedesi si pentirono presto di tale decisione e già nel 1753 tornarono sui loro passi adottando il Calendario Gregoriano.

Memori dei pasticci degli inizi XVIII secolo decisero di passare dunque dal 18 al 28 febbraio di quell’anno.

30 febbraio 1712. Febbraio da 30 giorni già nella R|oma antica?

Per quanto possa sembrare incredibile il caso svedese non è l’unico ad aver annoverato un 30 febbraio sul calendario.

In Unione Sovietica nel 1929 si decise di adottare il Calendario Rivoluzionario Sovietico.

Si trattava di un calendario composto da 12 mesi di 30 giorni ciascuno più 5 (o 6 nel caso di anni bisestili) festività che non rientravano in alcun mese.

Nel 1930 e nel 1931 vi fu dunque un 30 febbraio nel calendario sovietico, salvo poi fare retromarcia immediatamente.

Infatti dal 1932 anche l’Unione Sovietica tornò ad adottare il calendario standard con febbraio di 28 giorni (29 in caso di anno bisestile).

Anche il Calendario Copto si compone di 12 mesi da 30 giorni ciascuno.

A questi va aggiunto un breve mese intercalare alla fine dell’anno composto da 5 giorno (o 6 nel caso di anno bisestile).

Simile a quello Copto fu anche il Calendario Rivoluzionario Francese che però ebbe vita breve (dal 1792 al 1805).

30 febbraio 1712. Quello svedese non è stato l’unico 30 febbraio

Stando a quanto affermato dallo studioso Sacrobosco nel 1235 nell’antico calendario giuliano il mese di febbraio avrebbe avuto 29 giorni.

Ovvero 30 giorni negli anni bisestili, praticamente un giorno in più rispetto a quello del nostro calendario moderno.

Secondo lo studioso medievale fu l’imperatore Augusto a togliere un giorno a febbraio per “donarlo” al mese Sextilis che venne rinominato agosto.

Difatti Sextilis divenne Augustus proprio per onorare l’imperatore, così come Iulius fu chiamato così in onore di Giulio Cesare.

Avendo agosto in origine, secondo il Sacrobosco, solo 30 giorni l’imperatore Augusto decise di portarlo a trentuno.

Aggiunse dunque un giorno, secondo questa teoria, per renderlo lungo uguale al mese di luglio (dedicato a Giulio Cesare).

Per fare ciò tolse un giorno da febbraio riducendo quest’utiltmo da 29 a 28 giorni.

Dunque da 30 a 29 negli anni bisestili.

Va sottolineato come però questa teoria del Sacrobosco non abbia mai trovato alcuna conferma documentale.

Foto di Unif da Pixabay

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