Mos Maiorum, progetto di divulgazione della storia

Mos Maiorum, progetto di divulgazione della storia

(Mos Maiorum) Articolo scritto da Mos Maiorum per Pillole di Cultura

Mos Maiorum è un progetto di divulgazione storica nato dall’idea di appassionati di storia con l’ambizione di solleticare la curiosità dei lettori.

SOMMARIO

La scelta di utilizzare un eteronimo è stata fatta per non dare risalto a una singola firma ma per valorizzare l’intero progetto.

Ciò che conta non è chi ha scritto ma il contenuto dei volume che vengono presentati al pubblico.

Mos Maiorum. Obiettivo

L’obiettivo del progetto è semplice: divulgare la storia cercando di incuriosire i lettori.

Per questo i volumi proposti sono agili, veloci da leggere e accessibili da ogni target di pubblico.

Non sono, giusto dirlo subito, libri di approfodimento dedicati agli esperti di storia o aspiranti tali.

Sono piuttosto libri che hanno l’ambizione di incuriosire il grande pubblico, “solleticando” la curiosità dei lettori.

Mos Maiorum

Tutt’altro che esauistivi i volumi proposti devono essere intesi come invito a scoprire, o riscoprire temi e personaggi storici.

Chi volesse poi approfondire non ha che da sbizzarrirsi con tutto lo scibile disponibile sia fisicamente che on line.

I volumi di Mos Maiorum vogliono rappresentare un primo approccio per avvicinare i lettori.

Per incuriosirli e spingerli a saperne di più.

Mos Maiorum. Le collane partendo da Eleonora di Arborea

Le donne della storia

La prima collana ideata, che vanta già cinque titoli pubblicati, è stata Le donne della storia.

Mos Maiorum

Si tratta di brevi ma interessanti biografie di donne che hanno segnato la storia del loro tempo.

Ma che per lo più non hanno avuto il riscontro che avrebbero meritato.

Eleonora di Arborea

Partendo dal titolo di debutto: Eleonora di Arborea.

Si tratta della prima donna ad aver regnato in Sardegna (seconda metà del XIV secolo) e già questo basterebbe!

Ma per di più ha di fatto contribuito a redigere e a promulgare la Carta de Logu, una sorta di costituzione del Giudicato di Arborea.

Carta de Logu che è rimasta in vigore sino alla metà dell’Ottocento, tanto era avanzata a livello giuridico.

Mos Maiorum. Laura Cereta e Caterina Sforza Riario

Laura Cereta

Il secondo volume della collana Le Donne della Storia ci fa conoscere la figura di Laura Cereta.

Vissuta anch’ella nel XIV secolo ha lasciato una traccia indelebile nella cultura italiana del tempo.

Tanto da potersi fregiare del titolo di dottoressa in filosofia e poter insegnare presso l’università di Padova.

Mos Maiorum
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Caterina Sforza Riario

Il terzo volume incontra invece una donna altrettanto colta ma anche determinata a far valere le sue ragione in politica.

Finita in sposa al nipote del papa a soli 14 anni seppe conquistare l’aristocrazia romana e le genti di Imola e Forlì poi.

Alla morte del marito prese le redini delle due città e governò con piglio sicuro tanto da essere temuta anche dai grandi del tempo.

Per il suo immenso valore anche militari i francesi che la sconfissero a Ravaldino l’ammiravano moltissimo.

Tanto da assegnare a un loro nuovissimo cannone il nome di Dame de Fourly.

Mos Maiorum. Adelaide di Borgona e Caterina Corner

Adelaide di Borgogna

Il quarto volume ci riporta indietro nell’Alto Medioevo, proprio nella seconda metà del X secolo quando Adelaide di Borgogna divenne regina d’Italia.

Infatti dopo la morte del marito Lotario II la vedova venne incalzata dall’usurpatore perché ne sposasse il figlio.

Ma come nei migliori romanzi di cappa e spada fuggì dalla prigionia e trovò rifugio presso il castello di Canossa.

Quì la trasse in salvo il re dei Franchi Orientali, Ottone I, che finì con chiederle di sposarlo.
Adelaide divenne così anche regina dei Franchi Orientali e poi Imperatrice del Sacro Romano Impero Germanico.

Mos Maiorum
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Caterina Corner

Il quinto volume invece ci porta prima a Venezia, poi sull’isola di Cipro e infine ad Asolo.

La storia è quella di una giovane di illustre famiglia veneziana che finisce in sposa al re di Cipro.

Rimasta prematuramente vedova con un figlio piccola la giovanissima figlia della Repubblica di Venezia governa l’isola di Afrodite.

Quando poi la situazione precipita Caterina Corner cede l’isola a Venezia e in cambio ottiene un piccolo regno (ad Asolo) all’interno dei confini della Repubblica.

Una storia che merita di essere riscoperta per la sua unicità e per quanto ha rappresentato per Venezia e per il Mediterraneo del tempo.

Mos Maiorum. A breve altre due collane

Women of History

La collana Women of History al momento vede un solo titolo disponibile: Eleonora of Arborea.

Si tratta della traduzione in lingua inglese del volume Eleonora di Arborea.

A breve sono previste l’uscita di due nuovi titoli che inaugureranno due nuove collane.

Al momento Mos Maiorum vuole mantenere ancora un po’ di mistero interno a queste nuove uscite.

Si sa soltanto che una collana farà viaggiare a lungo i lettori, mentre con la seconda si andrà ancora più indietro nel tempo.

Non resta che attendere per scoprire la grandi novità in serbo per i lettori curiosi e appassionati di storia.

Di Mos Maiorum sono disponibili i seguenti volumi, sempre sui principali store online, oltre che su:

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Residential Schools, un vergognoso genocidio dimenticato

(Residential Schools) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e StorieFatti e società e La Forza di indignarsi Ancora

Ascolta “La Forza di Indignarsi Ancora. Puntata 8 – Residential Schools, il genocidio dimenticato” su Spreaker.

Un sistema scolastico volto a “civilizzare” i figli dei Popoli Indigeni Canadesi ovvero le Residential Schools.

SOMMARIO

Le prime Residential Schools vennero inaugurate in Canada nel 1876.

Per Residential Schools s’intende un sistema scolastico basato su una rete di collegi istituiti per “civilizzare” i figli dei Popoli Indigeni Canadesi: Inuit, First Nations, Metis.

In questi Istituti si è perpetrato un vero e proprio genocidio, sistematico e culturale.

Un genocidio, dimenticato dalla storia.

Residential Schools. Come sono nate

Le Residential Schools vennero fondate dall’Indigenous and Northern Affairs Canada, struttura governativa Canadese, dopo l’approvazione dell’Indian Act del 1876 – principale Legge canadese sugli Indiani, nella quale veniva definito chi fosse “indiano” e quali diritti e divieti avessero i nativi canadesi registrati.

Gli Istituti venivano amministrati e gestiti da alcune organizzazioni religiose come la Chiesa Cattolica Canadese, la Chiesa Anglicana Canadese e la Chiesa Unita del Canada.

Per la precisione le Residential Schools sul territorio Canadese erano 118 – di cui 79 dipendevano direttamente dalla Santa Sede.

Residential Schools. Cosa s’insegnava in quei collegi?

S’istruivano gli aborigeni a diventare dei “bravi occidentali”.

Si perpetrava una colonizzazione più che subdola e incisiva perché: obbligando i bambini a separarsi dalle rispettive famiglie, s’interrompeva di fatto ogni forma di coinvolgimento emotivo, educativo e culturale con le proprie radici.

Residential Schools

S’impediva così la trasmissione e l’insegnamento della lingua, del patrimonio ancestrale di questi popoli alle loro nuove generazioni.

Tutto spacciato per “civilizzazione“, ma la storia che si nasconde tra quelle mura è di ben altra natura e sussurra, grida, scalcia per essere ricordata.

Perché nelle Residential Schools i bambini furono vittime di: umiliazioni verbali, abusi fisici, violenze sessuali, sperimentazioni di psicofarmaci, omicidi, sterilizzazioni.

Si millantava civilizzazione. Si attuavano nefandezze di ogni genere.

Residential Schools. Oltre 150.000 bambini, 6.000 morte accertate

Le informazioni raccolte e archiviate ci riportano ad un numero impressionante di piccole vittime.

Nel corso dei 120 anni in cui le Residential Schools furono operative, vennero allontanati dalle proprie famiglie più di 150.000 bambini.

6000 furono le morti accertate.

Circa 50.000 i bambini che invece scomparvero letteralmente nel nulla e più di 30.000 furono le cause inoltrate per abusi e violenze sessuali.

Nel 1907 la testata giornalistica “Montreal Star” pubblicò un’inchiesta nella quale si evidenziava che circa il 40% dei bambini ospitati nelle strutture moriva prima dei 16 anni.

Definì la situazione “una vergogna nazionale.” 

Ma nulla mutò.

Anche nel 1912, Peter Bryce – medico e funzionario del Dipartimento della Salute in Ontario – denunciò quanto avveniva all’interno degli istituti, pubblicando il saggio: The Story of a National Crime: Being an Appeal for Justice to the Indians of Canada; the wards of the nation, our allies in the Revolutionary War, our brothers-in-arms in the Great War.

Ma nulla cambiò.

Residential Schools. Thuth and Reconciliation Commission

Perché nel corso di tutti questi anni, nessuno – dai familiari dei bambini, agli inservienti, alle istituzioni stesse, come alle figure religiose all’interno delle Scuole Residenziali – ha mai fatto nulla di concreto per fermare il genocidio?

Residential Schools

Esplicativa è questa frase estratta dalla sintesi del rapporto finale della Truth and Reconciliation Commission (TRC: Commissione per la verità e la riconciliazione del Canada):

Il governo canadese ha perseguito questa politica di genocidio culturale perché desiderava liberarsi dei suoi obblighi legali e finanziari nei confronti degli aborigeni e ottenere il controllo della loro terra e delle loro risorse. Se ogni persona aborigena fosse stata “assorbita nel corpo politico”, non ci sarebbero state riserve, trattati e diritti degli aborigeni.”

Ma voglio essere ancora più icastica per permettere alla verità di risaltare tra le pagine di questa storia, affermando che il sistema legislativo canadese non permetteva nessuna alternativa di miglioria o sospensione di questo programma, non tutelava le famiglie né tantomeno i bambini perché le vecchie normative canadesi dichiaravano che:

  • Gli Aborigeni erano legalmente e moralmente inferiori (istituiva le Residential Schools anche per questo)- Federal Indian Act del 1874. Legge attualmente in vigore.
  • Le famiglie indigene erano obbligate legalmente a firmare un documento che trasferiva i diritti di tutela suoi propri figli, alle scuole residenziali cristiane – Gradual Civilization Act, Legge del 1857. Inoltre chi rifiutava di firmare tale documentazione, veniva arrestato e perseguito con sanzioni economiche.

Il trasferimento legale dei diritti sui minori, comportava anche il trasferimento dei beni territoriali di quest’ultimi, in caso di morte.

Residential Schools. Oltre il genocidio, il lucro

Appena raggiunta la pubertà, molti gruppi di “ospiti” venivano sterilizzati.

Nel 1933 venne abrogata la Sterilization Law che ha permesso una poderosa e organizzata castrazione di massa dei ragazzi e ragazze nativi.

Nella British Columbia – provincia più Occidentale del Canada – la Sterilization Law è ancora attiva.

Voglio sbarazzarmi del problema indiano. Non credo che il paese debba proteggere continuamente una classe di persone che sono in grado di stare da sole … Il nostro obiettivo è continuare fino a quando non ci sarà un solo indiano in Canada che non sia stato assorbito nel corpo politica e non c’è questione indiana, e nessun dipartimento indiano, questo è l’intero oggetto di questo disegno di legge.” Duncan Campbell Scott, Dipartimento degli affari indiani, 1920.

L’ultima Residential Schools venne ufficialmente chiusa nel 1996.

Il Governo Canadese ufficializzò le scuse alle Popolazione Indigene, per quanto accaduto nelle Residential Schools, solo nel 2008.

Istituendo anche la “Truth and Reconciliation Commission” – Commissione di Verità e Riconciliazione- che non essendo stata dotata di poteri legislativi e giudiziali sufficienti, non ha potuto indagare in modo concreto sugli abusi testimoniati, o agire con procedimenti legali efficienti per arrestare i colpevoli.

Residential Schools

Nella legge finanziaria del 2010 il Governo Canadese s’impegnava a risarcire economicamente le vittime e le loro famiglie, supportandoli anche nel percorso psicologico ed emotivo.

A tutela delle testimonianze raccolte e visto il disaccordo nato tra le commissioni per i risarcimenti delle vittime, la Corte Suprema Canadese nel 2017 ha dichiarato che: le deposizioni raccolte durante i processi per il risarcimento su abusi e violenze, verranno conservate per 15 anni e poi distrutte.

A meno che, su esplicita richiesta dei legittimi interessati, la documentazione non venga archiviata e conservata.

La verità sulle Residential Schools ha lottato per essere scritta fra le pagine della Storia – tra denunce, tracce e tenacia – ma resta ancora oggi il fatto che nessun uomo o donna (mandante o esecutore) che abbia perpetrato questi crimini ne ha mai pagato le conseguenze.

È stata ammessa la verità, riconosciute le vittime, ma non perseguiti i carnefici.

I sopravvissuti ancora oggi portano cicatrici visibili sul corpo e quelle ancora più profonde nell’anima e non smettono di chiedere giustizia, anche in nome di chi ha perso la vita dentro quelle strutture.

Residential Schools. Una richiesta

Gli anziani del Consiglio hanno espressamente fatto questa richiesta:

[…] identificare il posto dove sono sepolti i bambini morti, affinché i loro resti vengano restituiti ai familiari per una degna sepoltura […], di identificare e consegnare le persone responsabili per queste morti […], di divulgare tutte le prove riguardanti questi decessi e i crimini commessi nelle scuole residenziali, consentendo il pubblico accesso agli archivi del Vaticano ed ai registri delle altre chiese coinvolte[…], di revocare le bolle pontificie Romanus Pontifex (1455) e Inter Caetera (1493), e tutte le altre leggi che sanzionarono la conquista e la distruzione dei popoli indigeni non-cristiani nel Nuovo Mondo[…], di revocare la politica del Vaticano che richiede che vescovi e preti tengano segrete le prove degli abusi subiti da bambini indigeni nelle loro chiese invitando le vittime al silenzio.

Dal 1876 al 1996…Tutto in nome della “civilizzazione“.

Ho sempre incolpato la scuola residenziale per aver ucciso mio fratello. Dalton era il suo nome. Non li ho mai, mai, mai e poi mai perdonati. Non so se mio padre e mia madre abbiano mai saputo come è morto, ma non l’ho mai scoperto. Ma so che è morto laggiù. Mi hanno permesso di [andare] a vederlo una volta prima che morisse, e non mi conosceva nemmeno. Era un ragazzino, sdraiato nel letto in infermeria, morente, e non lo sapevo finché non è morto. Sai, quella fu la fine della mia educazione.” Ray Silver, da “The Survivors Speak: A Report of the Truth and Reconciliation Commission of Canada


Fonti:

  • Ytali: il genocidio dimenticato
  • Indigenous Peoples Atlas of Canada: History of Residential Schools
  • Il mondo degli archivi: il complesso retaggio delle Residential Schools in Canada
AMELIA SETTELE

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Il vulnus democratico delle candidature multiple

(candidature multiple) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Politica e Geopolitica

La recentissimma presentazione delle liste elettorali per le elezioni dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo hanno riportato alla luce il problema delle candidature multiple e di come questa prassi metta seriamente in pericolo la libertà di scelta da parte dell’elettore.

Per un approfondimento del tema ecco il mio articolo su LinkedIn



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Paesaggi del corpo – 2024 Intrecci

(Paesaggi del Corpo) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Dall’11 maggio al 6 luglio 2024 appuntamento con il festival internazionale di danza contemporanea Paesaggi del Corpo: 2024 Intrecci.

Paesaggi del Corpo


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Operazione Babylift. Scatole da scarpe e bambini Vietnamiti

(Operazione Babylift) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e StorieFatti e società e La Forza di indignarsi Ancora

Ascolta “La Forza di Indignarsi Ancora. Puntata 7 – L’operazione Babylift” su Spreaker.

Tra il 3 e il 26 Aprile 1975 venne attuata l’operazione di evacuazione denominata “Babylift” (ascensore per bambini).

SOMMARIO

La guerra del Vietnam fu un conflitto cruento molto lungo che durò circa vent’anni: dal 1 Novembre 1955 (data di costituzione del Fronte  di Liberazione  Nazionale Filo-Comunista) al 30 Aprile 1975 (caduta di Saigon)  che vide l’esercito Americano supportare il governo del Vietnam del Sud e combattere  le milizie del Vietnam del Nord.

Uno scontro che ha delineato la storia di entrambi i paesi coinvolti e per il quale sotto alcuni aspetti il mondo ancora oggi, ascolta    gli echi e vive le sue conseguenze.

In Vietnam il conflitto viene anche ricordato come: “Guerra di Resistenza contro gli Stati Uniti”.

Operazione Babylift. Una costola di “Operation New Life”

La storia che sto per raccontarvi, si svolge pochi giorni prima del ritiro delle truppe statunitensi dal conflitto.

Esattamente tra il 3 e il 26 Aprile 1975 venne attuata l’operazione di evacuazione denominata “Babylift” – “ascensore per bambini”.

È subito importante sottolineare che l’operazione “Babylift” è una costola “preziosa” dell’altro  esodo vietnamita, promosso e organizzato dagli Americani , passato alla storia come Operation New Life”.   

Il quale    permise – attraverso un ponte aereo americano – l’espatrio di circa 110.000 civili verso l’Occidente.

Operazione Babylift. Solo neonati e bambini

Per la precisione, l’operazione “Babylift“ ebbe come protagonisti esclusivamente neonati e bambini (per lo più orfani) provenienti dal Vietnam del Sud.

Operazione Babylift

Ne furono imbarcati circa 3.300, ma il numero esatto non è mai stato reso pubblico o ufficializzato.

I contingenti americani permisero  un vero e proprio espatrio di massa volto ad allontanare i bambini dal proprio paese.

Al fine di essere messi al sicuro e adottati da famiglie in grado di accoglierli.

Va altresì sottolineato che il governo degli Stati uniti approvò e organizzò l’evacuazione sotto richiesta delle associazioni umanitarie che operavano sul territorio in quel periodo.

Associazioni come: International Orphans ” (oggi Childhelp), “la Fondazione Pearl S. Buck” e molte altre.

Le organizzazioni umanitarie vista la situazione del paese, credettero più giusto allontanare quanti più orfani e neonati possibili dagli scenari che si andavano a delineare all’orizzonte.

Convinte come erano di non essere più in grado di supportarli e crescerli come fino ad allora avevano fatto.

Ad accogliere tale richiesta fu il Presidente Gerald Ford.

Il quale dichiarò di aver progettato l’evacuazione organizzando 30 voli di grandi aerei da trasporto (come il C-5 A Galaxy).

Aerei che garantivano a un folto numero di piccoli passeggeri di arrivare verso luoghi sicuri come: l’America, il Canada, l’Australia e la Francia.

Per poter ricominciare una nuova vita con le famiglie d’adozione sparse per il mondo.

Operazione Babylift. Distacco doloroso

La maggior parte tra neonati e bambini arrivarono all’aeroporto internazionale mentre Saigon era sotto bombardamenti.

Tra gli ultimi devastanti atti di una guerra che sembrava non avere più fine, i giovani protagonisti di questa pagina storica vennero fatti salire a bordo, tra il rumore agghiacciante delle bombe e i sospiri di chi rimaneva a terra.

Oltre agli orfani, ad infoltire il numero di piccoli passeggeri inconsapevolmente pronti per essere imbarcati, ci furono anche molti bambini.

Questi ultimi lasciati tra le braccia dei militari dalle stesse famiglie d’origine.

La maggior parte di esse avevano appoggiato e supportato gli Americani e pertanto decisero di vivere questo sacrificio perché convinti di garantire un futuro migliore ai propri figli.

Migliore rispetto a quello che li avrebbe attesi se fossero rimasti con loro.

Infatti le ripercussioni per tanti sud-vietnamiti furono di una brutalità enorme.

Tra i passeggeri del ponte umanitario molti erano ancora in fasce, tanto da essere imbarcati e custoditi  dentro scatole di scarpe improvvisate come culle.

Un giaciglio inconsueto che però garantiva loro un riparo per affrontare il lungo viaggio aereo.

Operazione Babylift. Un disastro terribile

Purtroppo non tutto filò liscio e il primo aereo a decollare con a bordo i bambini rifugiati, ebbe un incidente.

Poco dopo le 16 del 4 aprile 1975, il Lockheed C-5 Galaxy decollò dall’aeroporto Saigon-Than Son Nhat per schiantarsi appena dodici minuti più tardi.

Si contarono 153 vittime, di cui 78 bambini.

La disgrazia colpì l’opinione pubblica in modo incisivo e saltò agli occhi anche l’urgenza di portare via a ritmo più serrato sia i bambini che gli altri rifugiati.

A seguito della tragedia e con lo scarseggiare dei veicoli militari utili per portare avanti l’emigrazione, tutta l’operazione ebbe un rallentamento.

Solo l’aiuto provvidenziale dell’uomo d’affari Robert Macauley che noleggiò – a proprie spese – un Boing 747 della compagnia Pan Am, permise di far partire più di 300 bambini.

Per far fronte a tutte le spese del viaggio, Macauley ipotecò la sua casa.

Operazione Babylift. Polemiche

Sin da subito l’operazione Babylift accese e fomentò molti dibattiti.

Anche se nata come “operazione umanitaria”, non tutti l’accolsero come unica soluzione possibile e giusta nei confronti di questi minori.

Sicuramente fu un corridoio umanitario senza precedenti fino a quel momento storico, che merita pertanto di essere ricordato.

Com’è anche vero che molti sud-vietnamiti che avevano appoggiato le truppe americane, pagarono un contraccolpo altissimo dopo l’abbandono statunitense.

Delineando un panorama che avrebbe reso difficile la sopravvivenza anche ai piccoli rifugiati, espatriati grazie all’operazione Babylift.

Operazione Babylift. Distacco doloroso

Oggi, molti di quei neonati che furono adagiati dentro scatole di scarpe, come alcuni di quei bambini ammassati nelle fusoliere dei grandi aerei americani sono cresciuti.

Alcuni di loro hanno fondato l’Operation Reunite – un’organizzazione senza scopo di lucro – che anche grazie alla rete ha permesso a molti di loro di ritrovare le proprie famiglie d’origine.   

Affidando ai test del Dna la possibilità concreta di ritrovare i parenti biologici.

Allontanati dal conflitto, cresciuti al sicuro, non hanno comunque mai abbandonato le loro radici e ancora adesso cercano la propria identità familiare e culturale.

Vista l’attuale situazione mondiale è difficile non rievocare L’operazione babylift come un vero e proprio dejà vu con il suo clamore e il suo dolore.

Capace di riflettere un’altra pagina storica da poco scritta che risalta agli occhi l’ennesimo ritiro delle truppe americane da una terra dilaniata da un conflitto ventennale, che porta il nome di Afghanistan.

La storia si ripete, ma l’uomo non impara.


Fonti:

  • Istorica: “L’Operazione Babylift, la grande evacuazione americana”
  • Vanilla Magazine: “Da Saigon in una Scatola da Scarpe: la rocambolesca Operazione Babylift alla fine della Guerra del Vietnam”
  • Wikipedia: “Operazione Babylift” e “Guerra in Vietnam”
AMELIA SETTELE

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Il Conte Jacque di Saint Germain, il vampiro di New Orleans

(Il vampiro di New Orleans) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e StorieFatti e società, Pagine Svelate.

Ascolta “Misteri e leggende incredibili. Puntata 6 – Il Conte di Saint-Germain. Il vampiro di New Orleans” su Spreaker.

Dopo aver raccontato la misteriosa vita di Madame Marie Laveau la Regina del Voodoo, sono tornata a New Orleans per narrarvi di un altro personaggio.

Enigmatico e affascinante tanto quanto la Sacerdotessa, protagonista di una delle leggende più famose che si sono tramandate in città: Il Conte di Saint Germain, il Vampiro di New Orleans.

SOMMARIO

La città principale dello Stato della Louisiana viene definita da sempre: magica, attrattiva, ricca di suggestione e storia.

Fondata nel 1718 così chiamata in onore di Filippo II di Orléans, principe di Francia, riesce ad abbracciare eleganza, bellezza e mistero nello stesso identico modo.

È una delle prime metropoli a basare la sua forza ed unicità nel mix di razze e culture che l’hanno fondata e che tutt’oggi la vivono.

Rendendola anche la Culla della musica Jazz e di uno dei Carnevali più famosi del mondo, il pittoresco “Mardi Gras“- martedì grasso.

New Orleans è conosciuta e amata per le enigmatiche leggende che serpeggiano tra i vicoli e i quartieri.

Scrigno prezioso di storie oscure, ricche di folklore dove l’immortalità è di casa e non ha paura a manifestarsi.

Ma torniamo al nostro eccentrico, attraente e scaltro Conte di St. Germain…

Vampiro di New Orleans. Il conte di St. Germain

La sua storia in realtà ha inizio in Europa nella metà del ‘700.

Alla corte del Re di Francia Luigi XV, spicca il nome del Conte, colto, di un’età indefinita, di bella presenza ed egocentrico.

È membro della cerchia più ristretta degli amici del Re è sempre al centro di discussioni e confronti durante le grandi feste a Palazzo.

Studioso dell’alchimia e poliglotta riesce ad attrarre personaggi del calibro di Voltaire e Casanova, che si vantano persino di essere suoi amici.

Voltaire ha anche detto: “È un uomo che sa tutto e che non muore mai”.

Ammalia tutti, ma si contorna di un’aurea vetusta e ha una particolarità: è sempre assetato, ma mai affamato.

Nessuno lo vedrà mai mangiare, anche se siede a pochi posti dal Re, si dirà sempre sazio e non toccherà mai cibo dinnanzi ai suoi amici e commensali.

I documenti ci riportano la data della sua nascita 1710 e quella della sua presunta morte 1784.

Perché scrivo “presunta”?

Semplice! Perché è improvvisa quanto mai singolare la sua dipartita: nessuno vedrà mai il corpo del Conte… di lui si perdono le tracce.

È come se si fosse semplicemente volatilizzato.

Vampiro di New Orleans. Jacque St. Germain

Fino a quando agli inizi del 900, proprio a New Orleans, non arriva dalla Francia un giovane carismatico e accattivante che si chiama Jacque St. Germain.

Il quale decide di prendere casa in uno dei quartieri simbolo di New Orleans, il quartiere Francese.

Jacque porta con sé un bagaglio molto ampio, fatto di libri e quadri.

Dipinti di un’epoca lontana (di almeno 200 anni) e che ritraggono il suo più famoso (e somigliante) antenato, un importante Conte del XVIII secolo, nato in Ungheria nel 1712.

vampiro-di-New-Orleans

In città diventa subito un personaggio conosciuto e apprezzato.

È così cordiale e voglioso di avere sempre gente intorno che la sua cerchia di amici e conoscenti si allarga velocemente.

Diventa popolare per le sue feste e cene.

Dove grazie alla conoscenza storica – talmente tanto minuziosa da sembrare di averla vissuta in prima persona- alla sua dedizione allo studio alchemico e alla conoscenza linguistiche, incanta i suoi invitati.

I quali oltre alla sua compagnia gustano la famosa cucina creola e i suoi sapori, dove però nessuno lo vede mai mangiare.

Dichiarerà sempre di “essere assetato e mai affamato“, accompagnando i suoi commensali assaporando solo del buon vino da un calice dorato, mentre racconta le sue storie e avventure….

Coincidenza o mistero?

Proprio come il suo antenato Monsieur Jacque non sarà mai visto consumare cibo.

Vampiro di New Orleans. Una fine misteriosa

Il suo carisma e la sua popolarità subiranno un forte colpo quando una notte una ragazza deciderà di buttarsi giù dal balcone della sua dimora, al 1039 di Royal Street.

Soccorsa dai passanti la giovane è sotto shock e terrorizzata.

Un rivolo di sangue le cola dal collo, mentre parla ai poliziotti racconta di essersi lanciata perché Jacque l’aveva morsa per tentare di berne il sangue.

Già da tempo alcuni abitanti avevano iniziato a notare troppe stranezze in quell’avventuriero, arrivato con un passato oscuro e denso di segreti.

Ipotizzando che in realtà Jacque St. Germain, altri non fosse che il Conte di Saint Germain, sposando così la leggenda del Vampiro.

I poliziotti cercarono di interrogare Jacque St. Germain ma dalla notte dell’incidente di lui si perdono completamente le tracce.

Fuggito subito dopo l’accaduto – talmente tanto velocemente da lasciare in casa molti dei suoi cimeli – le forze dell’ordine riescono solo ad analizzare alcune bottiglie di vino aperte e lasciate a metà.

Dagli esami effettuati la scoperta che fanno ha dell’incredibile perchè oltre al vino, vi è veramente molto sangue al loro interno.

Vampiro di New Orleans. Il mito resiste al tempo

Di Jacque, come del Conte di Saint Germain, la storia ci lascia senza un vero finale, impreziosendola con una scia di domande senza risposte e sorrisi enigmatici.

Di questi personaggi misteriosi si nutrono le leggende e le pagine di libri spessi e antichi che raccontano di uomini in grado di cavalcare il tempo e le sue generazioni.

Lasciando un ricordo vago ma mai incancellabile del loro passaggio e delle loro verità…

Tutt’oggi a New Orleans non è insolito che alcune persone dichiarino di aver incontrato un uomo affascinante, di un’età indefinita, che si presenta come Jacque.

E questo li inviti a cena, sussurrando poi che “è sempre assetato, ma mai affamato” pertanto farà loro solo compagnia, sorseggiando del buon vino da un calice dorato…

E la leggenda del Vampiro di New Orleans continua…


Fonti:

  • Vampirestears.it: “Jacque Saint Germain, l’immortale di New Orleans”
  • Mistero:” Un Vampiro a New Orleans: Il misterioso caso di Jacque e del Conte di Saint Germain”
  • Second Star to the Right:” Le leggende più spaventose di New Orleans”

Foto di Julie Zimmi da Pixabay

AMELIA SETTELE

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Marie Laveau, la Regina del Voodoo di New Orleans

(Marie Laveau) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e StorieFatti e società, Pagine Svelate.

Ascolta “Misteri e leggende incredibili. Puntata 5 – Marie Laveau, la Regina del Woodoo di New Orleans” su Spreaker.

New Orleans è considerata uno dei luoghi più affascinanti del mondo, epicentro di magia e mistero. La sua storia come la sua cultura e il suo folklore sono unici e a impreziosirli ci sono personaggi di notevole rilevanza documentata, come la protagonista di cui sto per raccontarvi: Madame Marie Laveau, la Regina del Voodoo.

SOMMARIO

Nel corso del tempo la Voodoo Queen è diventata l’emblema di avvenimenti pervasi di sortilegi e arcani segreti che continuano a stregare e sedurre.

Ambasciatrice di una religione che da sempre ammalia e intimorisce.

Una donna tanto atipica per i suoi tempi quanto – sotto molti aspetti – pioniera dei nostri, che della Religione Voodoo resta ancora oggi una delle sue più grandi divulgatrici.

Marie Laveau. La Religione Voodoo

Il Voodoo (o Voudu, Vudù) è una delle religioni più antiche al mondo.

La parola Voodoo deriva da “Vodu”, termine africano che significa “Spirito” o “Divinità”.

Siamo abituati ad associare a questo culto immagini tetre e ambigue, ma il Voodoo è a tutti gli effetti una Religione con i propri liturgie, divinità e riti.

Nasce in Africa e viene diffusa in America con l’arrivo degli schiavi, prendendo piede soprattutto nel Sud.

Ha caratteri esoterici e sincretici.

Per culti sincretici s’intendono tutte quelle confessioni tradizionali che con l’arrivo del colonialismo, entrano in contatto con il cristianesimo, unendo e mescolando elementi tradizionali con i riti cristiani.

Il Voodoo è un culto che si basa sulla venerazione della natura e dei propri antenati.

Vi è una profonda convinzione che il mondo dei vivi coesista con quello dei morti, in un connubio perfetto per il quale fanno da tramite i “Loa” – Spiriti guida che agevolano la convivenza.

Le cerimonie Voodoo sono riti intrisi di gesti e ricordi primitivi, mentre l’idea del peccato è molto semplice.

Chi pratica questo credo dovrebbe sempre compiere buone azioni, qualora non se ne compissero si verrà puniti.

Il Voodoo nato e praticato in Africa “sfuma” e si differenzia da quello che viene professato in America.

È meno contaminato dalla cultura colonialista per cui è stato boicottato e tacciato come un credo volto solo alla stregoneria e alla magia nera.

Ma non è così, infatti il Voodoo ha divinità solari e pacifiche da adorare, che prendono il nome di Loa Rada.

Mentre il Voodoo maggiormente conosciuto è quello nato dalla sofferenza che accomuna e si manifesta nella corrente americana, influenzata dal dolore degli schiavi neri deportati negli Stati Uniti.

La disperazione causata dalle deportazioni e dalla schiavitù generò il culto oscuro, le cui divinità prendono il nome di Loa Petro e sono vendicativi, dispotici e furiosi.

Marie Laveau. I tre elementi principali del Voodoo

Il Sacrificio: è la base di ogni rito e pratica.

Ogni sacrificio è volto a dare energia utile al Loa prescelto, per arrivare a manifestarsi sulla terra.

Nella maggior parte dei casi, il sacrificio si compie con carne animale, ma sono bene accetti anche elementi come tabacco e caffè.

I Veve: sono i simboli attraverso i quali si contattano i Loa.

La Possessione: avviene da parte del Loa verso il Sacerdote (o Sacerdotessa) che l’ha invocato.

A seconda delle esigenze e richieste si deve invocare il Loa specifico.

Quelli più comunemente conosciuti sono:

Papa Legba: Custode dei due mondi.

È una divinità che viene dal culto Rada (quindi solare) e spesso viene raffigurato come un vecchietto con cilindro per cappello e un bastone.

È colui che “apre la porta” e permette ai vivi di parlare con le divinità.

È patrono della stregoneria.

Baron Samedi: Signore della Morte. Re dell’aldilà e della vita oltre la vita.

A lui, prima o poi tutti si prostreranno.

È il Signore della magia nera e il mito degli zombie è legato al suo nome.

È in assoluto il Loa più temuto e rispettato.

Maman Brigitte: La Regina del Cimitero. Moglie di Baron Samedi, è l’unica Loa di carnagione chiara.

È un Loa potente e la tradizione narra che ami cantare e ballare nei cimiteri, dove protegge solo determinati sepolcri contraddistinti da croci particolari.

Met Kalfou: la traduzione del suo nome in Creolo è Signore dei Crocicchi.

Questo Loa è la parte oscura di Papa Legba. Entrambi sono l’uno complementare all’altro.

È lui il vero padrone della magia e governa tutti gli spiriti della notte e le anime perse.

Se Papa Legba è luce, lui è tenebra.

Se Met Kalfou è guerra, Papa Legba è pace.

Se Papa Legba è un anziano arzillo, Met Kalfou è un giovane sfacciato e affascinante.

Erzulie: Signora dell’amore, del fascino e della sensualità.

Protegge i sogni e le speranze di ognuno, ha tre mariti ma conserva la sua verginità in quanto il suo amore trascende la fisicità.

La lista dei Loa è in continua evoluzione e cambiamento.

A parte le principali Divinità – alcune appena citate- anche le anime degli uomini e delle donne meritevoli, possono essere elevati a divenire Loa.

Madame Marie Laveau, Regina del Voodoo è una di loro.

Marie Laveau. La storia

Madame Laveau è stata una maga, religiosa e praticante del Voodoo della Louisiana.

Nata a New Orleans probabilmente il 10 Settembre 1784 – anche se alcune fonti, dichiarano che fosse il 1801 – da una fugace relazione tra il ricco proprietario terriero Charles Laveau e Margherite H. D’Arcantel, una schiava liberata.

Le informazioni più concrete sulla vita di Madame Marie non sono molte e non tutte troppo attendibili, ma di sicuro si sa che la giovane è la prima persona della sua famiglia a nascere libera.

Vive con i suoi parenti nel Vieux Carrè – il quartiere francese – una delle zone più antiche della città.

Ha un carattere forte, risoluto e volitivo.

Sguardo incisivo, occhi d’ebano, pelle ambrata e lunghi capelli neri e ricci a incorniciarle il volto.

Capelli che crescendo amerà raccogliere in eccentrici e colorati ritagli di stoffa, trasformando queste acconciature in un vero e proprio segno di riconoscimento.

Grazie al supporto del padre riesce a imparare a leggere e scrivere.

Viene Battezzata con Rito Cristiano, ma sin da bambina la madre la indottrina alla pratica dei riti Voodoo, che Marie professerà per tutta la vita.

Marie Laveau

Si sposa giovanissima, appena diciottenne, convola a nozze con un uomo creolo haitiano di nome Jacques Paris.

Dal 1824 dell’uomo si perdono le tracce, pur non essendoci nessun certificato di morte a confermare la sua fine, Jacques sembra essere letteralmente svanito nel nulla.

Marie inizia a farsi chiamare Vedova Paris.

Della loro relazione resta solo il certificato di matrimonio, conservato nella Cattedrale di San Luigi.

Marie e Jacques hanno avuto due figlie, anch’esse scomparse inspiegabilmente.

Dopo la misteriosa fine del suo primo matrimonio, inizia una lunga relazione con Louis Cristophe Dumesnil de Gliapon uomo statunitense di origini francesi che commercia terre e schiavi.

I due staranno insieme per tutta la vita, ma non potranno mai sposarsi a causa delle dure leggi contro la mescolanza razziale.

Leggi introdotte nel XVII secolo nell’America Settentrionale e rimaste in vigore in molti Stati sino al 1967.

Imponevano attraverso una serie di atti legislativi la segregazione razziale e l’impossibilità di unirsi in matrimonio, come ad avere rapporti sessuali, tra persone appartenenti a razze diverse.

Si narra che Marie e Louis Cristophe insieme hanno quindici figli.

Solo due di loro, Marie Eloise Eucharistie e Marie Philomène raggiungeranno l’età adulta e avranno un ruolo nell’eredità religiosa post mortem della Regina del Voodoo.

Anche la scomparsa di Louis Cristophe, come quella del primo compagno di Marie, è avviluppata nel più totale mistero.

Madame Laveau è una donna che non si dedica solo alla famiglia e alle pratiche del Voodoo, ma è anche un’imprenditrice.

Avvia un’attività di parrucchiera a New Orleans che, sin da subito, riscuote particolare consenso.

Tra le sue clienti non mancano le donne benestanti e più influenti della città che, si sussurra, non richiedano solo acconciature o trattamenti di bellezza, ma anche servizi extra come: pozioni e incantesimi.

Marie accetta le richieste sia dalle persone meno abbienti che dagli esponenti più in voga di New Orleans.

Leggenda vuole che nel retrobottega della sua attività offrisse tali servigi, concretizzando la sua figura di Sacerdotessa Voodoo.

Il deposito adibito a tali pratiche è anche il luogo dove custodisce le sue formule e i suoi ingredienti utili per creare gli amuleti e le pozioni, come: erbe, pietre, capelli e ossa.

Svolge i suoi riti Voodoo non solo nel retrobottega, ma anche in altri tre ambienti distinti e specifici:

  • La sua casa a St. Anne Street, dove officia cerimonie e riceve i clienti.
  • Sulle rive del Lago Pontchartrain – a Bayou St. John– dove si svolgono le cerimonie d’iniziazione ai nuovi adepti del Voodoo. Eventi importanti e affollati nei quali Madame Marie viene sempre affiancata da un Re Voodoo.
  • Congo Square, una piazza pubblica divenuta nel tempo ritrovo domenicale per schiavi ed ex schiavi, dove Marie Laveau incontra la sua gente per pregare.

In ogni occasione, Madame Marie manifesta il suo carisma e le sue capacità tanto che le voci inerenti alla sua magia definiscono i suoi sortilegi talmente potenti, da riuscire ad arrivare a colpire non solo il malcapitato, ma anche le sue future generazioni!

Ad accompagnarla nei suoi riti c’è sempre l’amato serpente Zombie (in onore di una divinità Voodoo Africana).

La storia sussurra che a darle le giuste competenze e ad accrescere le sue capacità nella magia nera sia stato un ex schiavo, personaggio inquietante ed enigmatico passato alla storia con l’appellativo di Dottor John o “Re Voodoo” di New Orleans.

Marie Laveau. La Regina di New Orleans

Marie Laveau è una donna capace di divenire punto di riferimento di un’intera comunità, formata in maggior numero da creoli ed ex schiavi.

In lei vedono forza e capacità di aiutare il prossimo bisognoso, non tirandosi mai indietro.

Indubbio il suo fascino e la sua empatia soprattutto nei confronti degli ultimi, di cui ne diventa la paladina.

È rispettata e temuta in egual misura da tutta la comunità cittadina e lei sfrutta questa sua posizione anche per aiutare i più disagiati.

Riuscendo a tessere una rete concreta di supporto e aiuto per schiavi, ex schiavi e condannati a morte.

Madame Laveau è una Sacerdotessa fiera e preparata, che nasconde un animo nobile e volenteroso.

In molti però la paventano e cercano di ucciderla.

Si vocifera che persino il suo secondo compagno tentò di assassinarla, ma Marie riuscì a sventare l’attentato, lanciando una terribile maledizione:

[…] Durante la notte decine di persone affermarono di aver visto in strada un “branco di ombre mostruose” penetrare negli alloggi dove erano ospitate le guardie e la mattina seguente i 15 uomini furono trovati massacrati e con il collo spezzato; […] l’unica giustificazione che riuscirono a fornire le autorità della Louisiana fu che un orso fosse entrato nella stanza chiusa a chiave, al secondo piano e li avesse uccisi. Gli abitanti di New Orleans non ebbero dubbi: era opera della magia nera di Madame Laveau.

Marie Laveau. La morte

Come molti aspetti e periodi della sua vita, anche la morte di Madame Marie è avvolta nell’oscurità.

Alcune fonti ci dicono che sia morta nel 1835, a soli 41 anni.

Tesi mai del tutto accertata per la mancanza di documenti che ne attestino la veridicità.

Mentre secondo altri il trapasso delle Regina del Voodoo è databile il 15 Giugno 1881.

Fatto comprovato da un certificato di morte che attestava il decesso di Madame Marie Glapion Laveau alla veneranda età di 86 anni.

Ma anche dall’obituario pubblicato il giorno seguente sul quotidiano The New Orleans Daily Picayune che recitava queste parole: donna di grande bellezza, intelletto e carisma, che era anche devota, caritatevole e un’abile guaritrice con le erbe”.

In molti dichiararono di aver incontrato Madame Laveau nei giorni successivi alla sua (presunta) morte, alimentando il suo mito e il suo mistero.

Certo è che ancora oggi la sua tomba – che si presume possa essere quella sita nel più antico cimitero cattolico di New Orleans – al Saint Louis Cemetery numero 1, attiri migliaia di visitatori da tutto il mondo.

Anime inquiete che rendono omaggio al suo mito, lasciando segni concreti del loro passaggio come le tre X sulle pareti della Cappella, sperando che la Regina del Voodoo ascolti ed esaudisca le loro richieste.

Purtroppo non possiamo negare che la storia spesso releghi ai confini donne di questa caratura.

Madame Laveau, forse, ne è l’esempio più concreto.

Nata donna in un’epoca in cui la società, le influenze religiose e di costume non permettevano alle ragazze di poter immaginare un futuro diverso da quello già scritto, ghettizzandole tra obblighi e doveri.

Lei è un grido di libertà e di forza che neppure la storia è riuscito ad azzittire.

Permettendo all’eco che mescola e richiama ai canti di un culto atavico e immortale come quello di cui la Laveau fu fiera Sacerdotessa, di continuare a vibrare insieme al suo nome.


Fonti:

  • Site.Unibo: “L’anima mistica di New Orleans: Marie Laveau la Regina del Voodoo”
  • Satanisti la nostra verità: “Voodoo, storia e origine”
  • National Geographic: “Marie Laveau, la Regina Vudù di New Orleans”
  • Vanilla Magazine: “Marie Laveau, la vera storia della Regina del Voodoo di New Orleans”
  • Britannica: “Marie Laveau, Regina Vodou Americana”
AMELIA SETTELE

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Intervista a Silvia Alonso

(Silvia Alonso) Articolo scritto Pillole di Cultura

Cecilia Simona Domenica Rossi intervista la scrittrice Silvia Alonso per la rubrica Emozioni in punta di penna di Radio C.S.D.R.

Intervista. Ascolta la puntata completa

Ascolta “Emozioni in punta di penna. Puntata 2 – Intervista alla scrittrice Silvia Alonso” su Spreaker.

Democrazia, il 2024 sarà l’ultima spiaggia?

(democrazia) Articolo scritto per Libri e Pillole di Cultura

Il 2024 è stato definito l’anno elettorale per eccellenza. Prendendo spunto da ciò E.T.A. Egeskov prova a fare alcune riflessioni sul tema della democrazia e sulla necessità di proteggerla e salvaguardarla.

SOMMARIO

Come spiega in modo chiaro e sintetico lo stesso autore, E.T.A. Egeskov, nell’introduzione del libro l’idea di scrivere questo volume gli è stata suggerita da alcuni fatti di cronaca.

O meglio, la spinta e l’urgenza di volerlo scrivere sono state dettate da episodi che hanno toccato la sensibilità dell’autore.

L’idea del volume invece fermentava nell’animo di E.T.A. Egeskov già da molto tempo, come ha lui stesso confessato.

democrazia. La crisi delle democrazie

Non è certo un segreto che il momento storico che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova il concetto stesso di democrazia.

Gli avvenimenti degli ultimi anni, guerra in Ucraina, crisi di Gaza, situazione di Taiwan, hanno dato una forte spinta a un processo che era già in atto da tempo.

Nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale almeno nel mondo occidentale l’illusione che la democrazia come forma di governo fosse ineludibile.

Oggi tale convinzione non è più così salda e ferma.

Il volume prende in esame alcune situazioni nel mondo per usarle come metro di paragone e come spunto di riflessione.

democrazia. Il consenso elettorale

In uno dei capitoli l’autore pone un focus particolare sul tema del consenso elettorale.

In particolare E.T.A. Egeskov mette in rilievo come l’obiettivo primario di qualsiasi politico eletto sia di fatto essere rieletto alla successiva elezione.

Questo comporta l’impossibilità da parte di chi governa di poter fare scelte difficili e controcorrente (spesso però necessarie) proprio perché controproducenti in termini elettorali.

Di fatto questo aspetto potrebbe essere uno degli elementi di crisi delle democrazie, specie di quelle occidentali.

Ed è un tema sul quale l’autore invita a riflettere con alcune importanti osservazioni.

democrazia. I decreti legge

In uno degli ultimi capitoli del libro l’autore si sofferma su una specificità tutta italiana, ovvero quella dei decreti legge.

La tesi dell’autore è provocatoria, o forse molto di più (al lettore l’ardua sentenza) ma di sicuro fa riflettere per la profondità dell’argomento toccato.

Il tema dell’abuso dei decreti legge è stato sollevato più volte nel corso di questi ultimi decenni anche da illustri giuristi.

Che poi questo possa in qualche modo minare le fondamenta democratiche del nostro paese… occorre leggere il volume per scoprirlo!

Di sicuro è un aspetto sul quale vale la pena riflettere.

democrazia. I volumi sull’invasione russa in Ucraina

E.T.A. Egeskov non è nuovo agli instant book, avendone già proposti altri tre negli anni precedenti.

Partendo dal volume Invasione Russa in Ucraina del 2022, scritto poche settimane dopo il 24 febbraio 2022 quando ancora la situazione sul terreno sembrava disperata per il paese invaso.

Di pochi mesi successivo Russia vs. Europa, una riflessione a più largo spettro sul tema della Russia e del suo “zar” Valdimir Putin.

Un volume da rileggere anche oggi per le riflessioni in esso contenute che, nonostante siano passati quasi due anni, restano in gran parte ancora di grande attualità.

All’inizio del 2023 è uscito poi Invasione russa in Ucraina un anno dopo, una sorta di aggiornamento/prosecuzione del primo volume stante gli sviluppi bellici e geopolitici occorsi durante il primo anno di guerra.

democrazia. Gli altri volumi dell’autore

E.T.A. Egeskov non è però un autore classificicabile in un genere, nonostante il grande impegno profuso nel campo della geopolitica e della politica in generale.

Del 2022 il volume Tour de France 2022, un agile raccolta di momenti indimenticabili del Tour de France di quell’anno, raccontati quasi come in una radiocronaca messa per iscritto.

Da menzionare anche il volume Ho fatto 13, una raccolta di suggerimenti letterari un po’ fuori dal comune.

Di genere fantastico invece Tempesta di notte sulle falesie, un racconto ambientato nella cittadina normanna di Etretat che ha il sapore di altri tempi.

democrazia

Musart Festival 2024 al Parco Mediceo di Pratolino

(Musart Festival 2024) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Pillole di Cultura

Dal 17 al 27 luglio presso il Parco Mediceo di Pratolino appuntamento con il Musart Festival 2024..

SOMMARIO

Cambia la location ma rimane invariata la qualità del Musart Festival.

Dal 17 al 27 luglio il festival si sposterà al Parco Mediceo di Pratolino per una nuova suggestiva location.

Appuntamenti imperdibili con la grande musica e non solo

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. Il cambio di location

La novità dell’edizione 2024 è il cambio della sede.

Infatti quest’anno il festival troverà posto nel suggestivo Parco Mediceo di Pratolino, alle falde dell’appennino toscano.

Il cambio di location non toglierà nulla alla qualità dei concerti e degli artisti che si esibiranno.

Cambierà soltanto l’ambiente nel quale il festival troverà la sua principale espressione.

Dal centro cittadino di Firenze a un luogo incantevole dove la grande musica potrà incontrare anche l‘arte e la natura.

Il tutto nel rispetto dell’ecosostenibilità e del rispetto ambientale.

Non mancheranno comunque alcuni appuntamenti cittadini, primo fra tutti il classico concerto all’alba.

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. Parco Mediceo di Pratolino

Il Parco Mediceo che ospiterà il festival si trova in località Pratolino, nel comune di Vaglia (città metropolitana di Firenze).

Posto a poco meno di 300 metri sul livello del mare il Parco Mediceo di Pratolino è uno dei gioielli verdi della Città Metropolitana di Firenze.

Noto soprattutto per il Colosso dell’Appennino, una statua alta 14 metri realizzata nel XVI secolo dal Giambologna.

Rappresenta un gigante nell’atto del risveglio o, secondo altre interpretazioni, dalla sua nascita direttamente dalla montagna.

Il parco fu commissionato nella seconda metà del XVI secolo da Francesco I de’ Medici che aveva acquistato la tenuta da Benedetto Uguccioni.

Originariamente impostato come un Giardino all’italiana, nell’Ottocento assunse la forma del Giardino all’inglese.

La tenuta è conosciuta anche come Villa Demidoff dal nome della famiglia russa che acquistò la tenuta nel 1872.

Rimase di proprietà degli eredi Demidoff fino al 1981 quando venne acquista dalla Provincia di Firenze.

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. I concerti al parco

Ad inaugurare i concerti presso il Parco Mediceo di Pratolino sarà il 17 luglio 2024 l’Orchestra della Toscana con Pink Floyd Legend.

Il giorno seguente sarà la volta di Roberto Vecchioni che porterà le sue note alle pendici dell’Appennino toscano.

Il 21 luglio appuntamento con un’artista di fama internazionale come Loreena McKennitt.

Ventiquattro ore più tardi sarà il turno de Il Volo di esibirsi in concerto a Pratolino.

Il 25 luglio grande e imperdibile appuntamento con i Pooh.

Musart Festival 2024

Musart Festival 2024. Gli altri appuntamenti

Nonostante i grandi concerti si siano spostati al Parco Mediceo di Pratolino il festival mantiene ancora una presenza in città.

Presso il Cinema La Compagnia di Firenze appuntamento con la rassegna sui documentari dal titolo 33 Giri Italian Masters di Sky Arte.

Da non perder anche l’itinerario I luoghi della musica e la mostra fotografica dal titolo Because The Night.

A chiudere il 27 luglio il classico concerto all’alba, quest’anno con Patrizio Fariselli.

Musart Festival 2024

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