Arte e Sentimenti. Intervista a Monica Carpanese

Arte e Sentimenti. Intervista a Monica Carpanese

(Arte e Sentimenti) a cura di Cecilia S.D. Rossi per Pillole di cultura, Fatti e Società e Arte e Sentimenti

Arte e Sentimenti. Monica Carpanese, quando la determinazione porta al successo

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Eugenetica. Volersi sostituirsi a Dio, Nazismo e non solo

(Eugenetica) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Fatti e società e La Forza di indignarsi Ancora

Ascolta “La Forza di Indignarsi Ancora. Puntata 3 – Eugenetica. Quel desiderio di volersi sostituirsi a Dio” su Spreaker.

Oggi ricorre la Giornata della Memoria e inevitabilmente la mente torna al passato, agli orrori di una guerra (di tutte le guerre) e alla disumanità della razza umana. Quante volte ci si è domandato: “come può un essere umano arrivare a tanto?” quante volte non si è stati in grado di dare una risposta? perché in realtà la risposta spaventerebbe, aggiungerebbe orrore all’orrore. Per cui spesso e volentieri si lascia perdere, non ci si pensa, non si guarda ciò che accade… e non si vuole ricordare ciò che accadeva.

SOMMARIO

Una giornata per non dimenticare forse non basta. Bisognerebbe rammentare ogni giorno, e non solo una volta all’anno, ciò che rappresenta questa giornata soprattutto perché gli orrori non si sono conclusi con la Seconda Guerra mondiale e con la macchia indelebile che ha lasciato la follia nazista. Gli orrori non si sono conclusi con la chiusura di quel conflitto, non si sono mai interrotti, sono andati avanti e sono arrivati fino a noi, fino a oggi, fino al ventunesimo secolo. Solo che oggi vengono chiamati con nomi differenti e vengono ammantati di fascino perché aiutano la scienza a fare passi da gigante nel mondo del progresso. Uno di questi nomi è: eugenetica.

Eugenetica. Non è una novità ma di cosa si tratta? e da dove arriva?

Eugenetica (o eugenica): controversa teoria che si propone di ottenere un miglioramento della specie umana, attraverso le generazioni, in modo analogo a quanto si fa per gli animali e le piante in allevamento, distinguendo i caratteri ereditari in favorevoli, o eugenici, e sfavorevoli, o disgenici, e cercando di favorire la diffusione dei primi (eugenetica positiva) e di impedire quella dei secondi (eugenetica negativa). (Dizionario di Medicina)

La definizione di eugenetica (o eugenica) in campo medico è piuttosto chiara e fa perfettamente comprendere di cosa si tratti. Una teoria, uno studio per migliorare o comunque modificare le caratteristiche della specie umana. In sintesi si tratta di un intervento forzato della scienza e della medicina per modificare quelle caratteristiche di cui la natura ha dotato l’essere umano al fine di migliorare l’intera specie di generazione in generazione. Una cosa che viene già fatta con animali e piante da moltissimo tempo.

Eugenetica

Per cui è semplice intuire che questa teoria esista da molto più tempo di quanto si possa pensare. E che probabilmente continuerà ad esistere per molto tempo ancora.

Quando si parla di eugenetica si ritorna inevitabilmente con la mente al periodo del Secondo Conflitto mondiale, alla crudeltà dei nazisti, agli esperimenti, alla follia di voler creare una razza superiore. Ma l’eugenetica, in realtà, non si è fermata con il dottor Mengele o con la pazzia di un’ideologia convinta che qualsiasi razza che non fosse quella ariana non fosse nemmeno degna di vivere e sopravvivere. E, sicuramente, non è iniziata con il Terzo Reich.

Eugenetica. Una storia che parte da lontano

In realtà già di eugenetica si può trovare traccia fin dai tempi dell’antica Grecia, dove era praticato il costume di esporre i neonati non sani. In pratica era consentito a qualsiasi genitore che avesse avuto la sfortuna di mettere al mondo un figlio “difettoso” abbandonare il bambino in modo che la natura potesse provvedere a eliminare l’errore.

Così come nell’antica Sparta il fatto era addirittura una pratica istituzionale ed era regolata dallo Stato stesso. Il quale si premurava di selezionare i futuri cittadini della “polis”.

Eugenetica

Una simile pratica sarebbe poi stata utilizzata nell’antica Roma che prevedeva la possibilità di gettare i bambini nati deformi o malati dalla rupe Tarpea. Il promontorio, attualmente al centro di Roma, veniva utilizzato per eseguire condanne a morte, dal ripido pendio venivano scagliati assassini e traditori.

Durante l’età medievale il Cristianesimo lasciò tale incombenza alla sfera ultraterrena, pur dando per scontato che il peccato originale già di per sé fosse un errore della specie.

Anche nel periodo rinascimentale il filoso Campanella nella sua prospettiva utopica sostenne l’opportunità di combinare matrimoni e controllare la vita sessuale dei cittadini.

Fu poi tra il XVIII e XIX secolo che nacque e si affermò la frenologia (considerata poi inattendibile scientificamente). Tale disciplina sosteneva di riuscire a individuare le tendenze intime e psicologiche delle persone dalla forma del loro cranio. Pertanto in grado di stabilire a priori una propensione a devianze e criminalità.

Eugenetica. Il miglioramento della popolazione

E fu proprio nel XIX secolo che si cominciò a sviluppare un’eugenetica negativa con l’intento di ridurre il numero di nascite di esseri umani considerati “inferiori” perché “difettosi”. Precisamente dal momento in cui il ginecologo statunitense William Goodell sostenne la castrazione e l’eliminazione degli “insani”.

Un progetto moderno di miglioramento della popolazione, comprendendone l’ereditarietà e incoraggiando un buon “allevamento” dei soggetti, venne sviluppato durante la seconda metà del XIX secolo dal sociologo e psicologo inglese Sir Francis Galton, nonché cugino di Darwin. All’inizio l’idea rimase ancorata al darwinismo e alla teoria della seleziona naturale ma Galton teorizzò un miglioramento progressivo della razza seguendo i criteri analoghi a quelli dell’evoluzione biologica.

Eugenetica

Fu nel 1883, a seguito della morte del cugino, che Galton diede alla sua ricerca un nome preciso: eugenetica. Introducendo nella sua ricerca la sfera genetica. Le sue teorie si basarono quasi essenzialmente sull’ideologia di determinismo biologico che attribuiva la totale responsabilità dei geni al carattere umano. Non erano pertanto contemplate influenze da parte dell’educazione o delle condizioni di vita del soggetto in analisi.

Fu così che molti dei primi genetisti non erano di filone darwiniano, non essendo più necessaria la teoria dell’evoluzione in merito alle politiche eugenetiche basate sul “determinismo genetico”. La materia rimase comunque, per tutto il corso della sua iniziale storia, un argomento controverso.

Eugenetica. Quella voglia di sostituirsi a Dio insita nell’uomo

Eugenetica: disciplina che si prefigge di favorire e sviluppare le qualità innate di una razza, giovandosi delle leggi dell’ereditarietà genetica. Il termine fu coniato nel 1883 da Francis Galton. Sostenuta da correnti di ispirazione darwinistica e malthusiana, l’eugenetica si diffuse inizialmente nei paesi anglosassoni e successivamente nella Germania nazista, trasformandosi nella prima metà del XX secolo in un movimento politico-sociale volto a promuovere la riproduzione dei soggetti socialmente desiderabili (eugenetica positiva) e a prevenire la nascita di soggetti indesiderabili (eugenetica negativa) per mezzo di infanticidio e aborto. (Enciclopedia Treccani)

Fermo restando che seguire l’intero percorso di come l’eugenetica sia arrivata ai giorni nostri richiede un lungo excursus e necessita di un articolo a parte. E una volta stabilito che il desiderio di sostituirsi a un’entità superiore o alla natura stessa è insito nella razza umana praticamente da sempre, si può altresì stabilire che le teorie galtoniane hanno dato il via a una serie di evoluzioni scientifiche e ricerche che sono arrivate fino a noi oggi.

Eugenetica

Accantonando opinioni personali, etiche e morali (che non si intende trattare in questa sede) e riagganciandosi alla definizione di eugenetica che ci fornisce l’enciclopedia Treccani, si potrebbe ipotizzare che tale disciplina sia nata sicuramente con l’intento di migliorare le condizioni di vita della nostra razza. E che si sia poi sviluppata con la forte propensione di aggiustare qualcosa che in natura forse non nasceva perfetto. Insomma quella presuntuosa voglia di sostituirsi a Dio, o alla natura stessa, che contraddistingue l’essere umano nutrendo la sua curiosità per migliorare se stesso e le propria conoscenza.

Una pericolosa voglia di sapere ma una ancora più pericolosa voglia di ordine e perfezione. Questo probabilmente alla base delle ricerche allora. E questo alla base delle ricerche che non si fermano oggi. Una voglia di ordine, di perfezione e di controllo che nasce, probabilmente, con una curiosità intellettuale ma si nutre, inevitabilmente, di caratteristiche umane come il razzismo che hanno fatto sì che l’eugenetica arrivasse fino a oggi.

Eugenetica. Non solo durante il nazismo

Non solo nazismo e Terzo Reich pertanto. Non solo crudeli e disumani esperimenti per arrivare ad ottenere la razza pura dal Dottor Morte. Basti solo pensare agli stupri etnici perpetrati in Africa più volte o quelli in Bosnia ad opera dei serbi su donne mussulmane. Con l’intento di sporcare la loro razza con figli bastardi e di rendere impure le donne che sarebbero di conseguenza state rifiutate dalla loro stessa società e dai mariti o futuri mariti. Le sterilizzazione di massa praticate in Perù da Fujimori alla fine degli anni Novanta del XX secolo, oppure la pratica di sterilizzazione forzata su donne disabili, per cui considerate inadatte alla procreazione. O, non molto lontano dalla nostra realtà, la scelta della Danimarca di intervenire per aggiustare la natura e arrivare a non far più nascere bambini con la Sindrome di Dawn, ossia difettosi e imperfetti.

Eugenetica. Una questione ancora attuale

Fino ad arrivare a oggi, a noi, dove l’eugenetica viene pratica quotidianamente e, a volte, involontariamente avallata o, forse sottovalutata, dalla nostra società civilizzata.

Eugenetica

Ultimamente il dibattito in Italia ha riacceso la polemica in merito all’eugenetica etichettando in modo negativo anche pratiche come l’eutanasia, la fecondazione assistita o l’aborto. Ma per queste argomentazioni si dovrebbe lasciare ampio spazio all’opinione personale di ogni lettore pertanto non si intende prendere posizione in merito alla questione.

Una sola riflessione ci si permette di esprimere in questa sede e in questa Giornata della memoria, e riguarda il futuro dell’eugenetica e, forse, della scienza tutta: che si dovrà un giorno dover istituire una sorta di Giornata della memoria per le vittime dell’eugenetica? un giorno che costringa a non dimenticare le conseguenze di questa pratica ancora troppo sconosciuta ma che già miete a modo suo vittime del suo passaggio.


Fonti:
  • Il Giornale, 18/02/2009. “Torna lo spettro dell’eugenetica” di Andrea Tornielli
  • Il Giornale, 04/01/2013. Quando l’eugenetica (cattiva) era simbolo di vero progresso di Laura Cervellione
  • CoseDiScienza.it, 17/03/2017. L’Eugenetica
  • Scienzainrete, 8/09/2017. Eugenetica: i miti della manipolazione genetica di Gaspare Polizzi
  • Scientificast, 17/01/2018. Eugenetica, non solo nazismo di Valeria Cagno
  • AmbienteBio, 27/05/2018. Eugenetica tra ieri e oggi: dai crimini nazisti alle tecniche contemporanee di Gino Favola
  • NoGeoingegneria, 17/06/2020. La nuova eugenetica e il sorgere della dittatura scientifica globale di Andrew Gavin Marshall
  • Fatti per la Storia, 8/07/2020. Eugenetica: origine e sviluppo della scienza di Galton di Mirko Muccilli
  • Il Messaggero, 15/09/2020.L’eugenetica strisciante della Danimarca che non vuole i bambini down: nel 2019 ne sono nati solo 18 di Franca Giansoldati
  • Leonardo.it. Eugenetica. L’eugenetica e la politica. 1900-1944. Radici profonde… di Massimo Ciceri
  • Associazione Amici di Lazzaro. Cosa è l’eugenetica? 4 modi per distruggere la dignità umana.
  • Treccani enciclopedia
  • Wikipedia enciclopedia libera
  • Dizionario della Medicina
  • Il Sabatini Coletti (Dizionario della Lingua Italiana)
  • Dizionario filosofico

Argomenti correlati all’Eugenetica altre fonti:

  • L’Indro, 3/10/2014. La strage della sterilizzazione forzata di Raffaella Milandri
  • Superando.it, 30/03/2018. Sterilizzazione forzata e falsi mitidi Simona Lancioni
  • Associazione contro le barriere, 30/03/2018. Sterilizzazione forzata e falsi miti
  • Thevision.com, 27/04/2018. Come gli Stati Uniti hanno sterilizzato migliaia di persone fino agli anni ’80 di Jennifer Guerra
  • Roba da Donne, 4/09/2020. Alice di Battenberg, nonna del principe Carlo, “curata” con la sterilizzazione forzata di Grazia Teresella Berva

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Fujimori, more than 300.000 sterilizzazioni forzate

(Fujimori) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Fatti e società e La Forza di indignarsi Ancora

Perù. Centinaia di miglia di donne peruviane sono state sterilizzate senza nemmeno avere coscienza dell’entità della procedura alla quale si stavano sottoponendo.

E senza nemmeno immaginare le conseguenze di tale procedura.

E tutto questo accadeva per obbligo di legge.

SOMMARIO

Precisamente di una legge del 1996, il Programma Nazionale di Pianificazione Familiare, inviata dall’allora presidente Fujimori al Parlamento.

Una normativa che contemplava la vasectomia per gli uomini e la legatura delle tube di Falloppio per le donne.

Un metodo anticoncezionale per controllare l’esplosione demografica del Paese.

Fujimori. Oltre 300.000 sterilizzazioni fra il 1996 e il 2001

Secondo le informazioni rilasciate dall’ufficio dell’Ombudsman (difensore del popolo) nazionale peruviano sono state eseguite circa 272.028 operazione per legare le tube di Falloppio e 22.004 vasectomie tra il 1996 e il 2001.

La maggior parte degli interventi sono stati eseguiti su soggetti indigeni o abitanti delle zone rurali del Paese.

Prevalentemente analfabeti e ignari di ciò che avrebbe comportato quella pratica alla quale si stavano sottoponendo.

Ora le vittime di tutte quelle sterilizzazioni forzate chiedono giustizia.

E, finalmente, grazie alla denuncia fatta da un’associazione di vittime del piano ideato dall’ex presidente Alberto Fujimori quel dramma è arrivato sul tavolo delle Nazioni Unite.

L’associazione ha presentato denuncia attraverso la Cedaw (Organizzazione della convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna).

E ha chiesto l’intervento internazionale per garantire una riparazione per le conseguenze di quella violazione dei diritti umani di moltissime donne e di molti uomini.

Fujimori. Il caso di Maria Elena Carbajal Cepeda

Uno dei casi più emblematici del dramma delle sterilizzazioni di massa è stato quello di Maria Elena Carbajal Cepeda avvenuto nei pressi di Lima.

Maria Elena era una giovane donna di soli ventisei anni che, nel 1996, aveva appena dato alla luce il suo quarto figlio.

E proprio subito dopo quel parto, un parto difficile che ha lasciato stremata e intontita la giovane donna, il persone ospedaliero ha approfittato dello stato di prostrazione della donna per avvicinarla e convincerla a sottoporsi all’intervento.

Aveva già avuto quattro figli e il marito molto religioso non intendeva utilizzare anticoncezionali.

Fujimori

A seguito dell’intervento la donna ha scoperto che il neonato che aveva partorito le era stato sottratto e tenuto nascosto per costringerla ad accettare l’intervento.

All’uscita dall’ospedale, dopo diversi giorni la donna aveva scoperto che il marito l’aveva abbandonata e, oltre al dolore della perdita tempo dopo ha dovuto anche constatare che l’intervento che le avevano praticato era irreversibile.

Non avrebbe mai più potuto avere figli e a livello ormonale andando avanti con l’età avrebbe avuto diversi e pesanti disturbi di salute.

Fujimori. Un obiettivo nobile con conseguenze drammatiche

Il Programma Nazionale di Pianificazione Familiare era nato, in principio, con un obiettivo nobile.

Quuello di assicurare anche alle donne vulnerabili del Perù, analfabete e povere, di poter accedere a un metodo contraccettivo e non ritrovarsi con nidiate di figli che avrebbero patito la fame.

Il piano incoraggiava il personale sanitario a realizzare quanto più possibile interventi, a volte anche con premi in denaro per infermieri e medici.

Nel 2017, secondo un rapporto del Pubblico Ministero, è emerso che del numero impressionante di sterilizzazioni operate, sia su donne che su uomini, diverse migliaia erano state realizzate senza consenso.

Una violazione dei diritti della persona con conseguenze sottovalutate.

Le vittime di quella pratica si sono ritrovate spesso a subire conseguenze sociali e psicologiche.

Oltre all’abbandono e all’esclusione a cui ancora oggi spesso sono sottoposte.

Sia le vittime che le rispettive famiglie, queste sono frequentemente al centro dell’attenzione a causa delle denunce internazionali.

Fujimori. Una speranza di giustizia affondata in poco tempo

Il caso di Mamérita Mestanza Chávez è stato un precedente importante per il riconoscimento delle responsabilità dello Stato peruviano in questo dramma.

La donna è morta nel 1998 a causa di un’infezione subentrata durante l’intervento di sterilizzazione forzata e nel 2003.

La Corte interamericana per i Diritti Umani ha costretto lo Stato peruviano a raggiungere un accordo con la famiglia.

Il Governo è stato così costretto a sostenere le spese per il mantenimento e l’educazione dei sette orfani della donna.

Fujimori. Il Registro Nazionale delle Vittime di Sterilizzazione forzata

Dopo anni di lotte e battaglie nel 2015 venne istituito il Registro Nazionale delle Vittime di Sterilizzazione forzata.

Uno dei pochi raggi di luce che hanno dato speranza alle vittime di quel dramma.

Le vittime hanno cominciato a sperare di poter vedere la giustizia e di vedere che i colpevoli avrebbero pagato per le loro colpe.

Fujimori

Ma la speranza ebbe vita breve perché il registro fu chiuso dopo tre anni, nel 2018, a causa delle misure di austerity introdotte.

E, oltre al danno la beffa.

La cosa accadeva proprio quando Pedro Pablo Kuczynski, allora presidente, aveva annunciato un indulto a favore di Fujimori.

A quel tempo incarcerato a causa di altri crimini contro l’umanità.

Fujimori. Un’intera generazione segnata dal Programma Nazionale di Pianificazione Familiare

Il Programma Nazionale di Pianificazione Familiare del governo Fujimori ha segnato la vita di un’intera generazione.

Ancora oggi le donne peruviane vedono con terrore quel periodo e la possibilità che torni un governo guidato dalle varie correnti del fujimorismo.

Alberto Fujimori è attualmente in carcere, condannato a scontare una lunghissima pena per le gravi violazioni dei diritti umani perpetrate durante il suo governo.

Ma i segni fisici e psicologici che le sue vittime portano ancora addosso non si potranno mai cancellare.

Inoltre l’Associazione delle vittime della sterilizzazione forzata di Lima e Callao, di cui è da due anni presidente la stessa Maria Elena Carbajal, ha presentato richiesta per ottenere una minima tutela non ricevendo le vittime in questione nessun tipo di assistenza sanitaria o alcun genere di aiuto dal governo peruviano.

Ma a seguito della richiesta sembra non sia ancora accaduto nulla.

Fonti:
  • PourFemme, 5/02/2017. Sterilizzazione forzata, la terribile pratica del governo Fujimori di Lavinia Sarchi
  • L’altra versione dei fatti, 7/08/2017. Perù: “Il Governo ci sterilizzò con la forza e con l’inganno” di Daniele Reale
  • Libero Pensiero, 10/08/2017. In Perù le donne chiedono giustizia: il dramma della sterilizzazione forzata
  • Eco Internazionale, 29/09/2017. Il corpo delle donne indigene Peruviane come strumento di politica economica di Francesca Rao
  • Il Mattino, 6/10/2017. Perù, Fujimori accusato della sterilizzazione forzata di oltre 200 mila donne
  • Il Messaggero, 6/10/2017. Perù, Fujimori accusato della sterilizzazione forzata di oltre 200 mila donne
  • Le persone e la dignità, 6/10/2017. Perù, Fujimori e la sterilizzazione forzata di 200mila donne di Monica Ricci Sargentini
  • Diritti Umani, 7/10/2017. Perù – Fujimori (1990-2000) sterilizzazione forzata di 200mila donne (Corriere della Sera) di Monica Ricci Sargentini
  • LineaDiretta24, 8/10/2017. Perù, ex presidente Fujimori ordinò la sterilizzazione di oltre 200mila donne di Valentina Perucca
  • AgoraVox, 23/04/2018. Perù: la sterilizzazione forzata del Fujimorismo di David Lifondi
  • Pressenza, 28/04/2018. L’ex presidente peruviano Fujimori indagato per le sterilizzazioni di massa di Riccardo Noury
  • Notizie Geopolitiche, 8/05/2018. Perù. Sterilizzazione forzata: si riapre il processo per l’ex presidente Fujimori
  • Il Manifesto, 10/10/2020. I corpi del reato di Fyjimori
  • Facebook, 26/06/2019. Video di Maria Elena Carbajal Cepeda
  • Radici Cristiane. Perù – Sterilizzazioni forzate: l’ex-Presidente Fujimori non dovrà risponderne

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25 novembre. Diciamo STOP alla violenza sulle donne

(25 novembre) a cura di Ileana Aprea e Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

25 novembre. La piaga del femminicidio sempre più viva

25 novembre. Ascolta la trasmissione completa

Ascolta “SPECIALE 25 novembre. Diciamo STOP alla violenza sulle donne” su Spreaker.

25 novembre. NUMERI E INDIRIZZI UTILI

Rete Nazionale Antiviolenza a sostegno delle donne vittime di violenza

  • Numero verde 1522
  • Carabinieri – 112
  • Polizia di Stato – 113
  • Emergenza sanitaria – 118
25 novembre

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Edward mani di forbice. Dark and love by Tim Burton.

(Edward mani di forbice) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Pillole di Cultura e Arte e Sentimenti

Ascolta “Arte e sentimenti. Puntata 1 – Edward mani di forbice di Tim Burton” su Spreaker.

Parlando di Tim Burton non si può assolutamente evitare di pensare a quell’atmosfera gotico fiabesca dei suoi film.

Film che sono rimasti nel cuore di tutti noi e, almeno a nostro avviso, da considerarsi indimenticabili. Partendo fin dal lungometraggio che ha dato il via anche al lungo e proficuo sodalizio del regista con l’attore Johnny Depp.

SOMMARIO

Tim Burton in Edward mani di forbice si avvale della collaborazione di due stelle (Johnny Deep e Winona Ryder) che sarebbero state poi destinate a brillare nel firmamento del cinema.

Due stelle supportate da un’icona storica della cinematografia horror come Vincent Price. Qui nella sua penultima apparizione cinematografica prima di morire.

Edward mani di forbice. Una fiaba natalizia

Il film di fatto è una fiaba. Una fiaba natalizia ma non solo, young adult ma non solo. Una favola dolcissima ma anche amara.

Una fiaba drammatica che vuole essere una denuncia sociale.

Miscela i cliché e gli stili della cinematografia anni Cinquanta, Sessanta e Ottanta del Novecento.

Edward mani di forbice

E narra una panoramica stereotipata sulla vita del tipico sobborgo americano oltre che della famiglia tipo.

I temi trattati, e il suo concetto profondo ovviamente, si avvicinano moltissimo il romanzo gotico classico inglese.

Con fortissimi richiami a classici come Frankenstein e alla fiaba classica Belle e la bestia.

Anch’essa testo che tocca la tematica della diversità e della tolleranza (o intolleranza se la si guarda dal punto di vista opposto).

Il film è stato acclamato dalla critica e considerato forse il miglior film di Burton. 

Anche se al botteghino ha dato risultati decisamente modesti se rapportati al costo di realizzazione.

Un film che affonda le sue radici nel passato. Infatti le origini di Edward mani di forbice risalgono addirittura all’infanzia del regista.

Edward mani di forbice. Le origini

Forse non tutti sanno che Tim Burton è stato un bimbo caratterialmente chiuso.

Soffriva del suo stesso isolamento e delle difficoltà di comunicare con le persone che lo circondavano.

Egli stesso ha dichiarato che intrattenere amicizie era per lui un vero problema.

Forse proprio a causa di questa solitudine.

Di quella sensazione di abbandono che spesso ha dichiarato di provare.

Edward mani di forbice

Forse per le emozioni di paura, pericolo e incorporeità (che lui stesso ha dichiarato essere ripetitive nella sua esistenza).

Forse per una commistione di tutti quegli elementi Tim Burton bambino disegnava.

Nei suoi disegni rifletteva i suoi sentimenti.

E proprio da alcuni schizzi buttati giù dal regista durante l’infanzia risalgono le origini di Edward mani di forbice.

Galeotti per cui furono i disegni di un bimbo che soffriva alla base di un capolavoro della cinematografia.

I disegni di Tim Burton stesso e l’influenza, durante la sua crescita, di letture come Frankenstein di Mary Shelley, Il Fantasma dell’Opera di Leroux, King Kong e altri classici rimasti pietre miliari nella letteratura fantastica di sempre.

Edward mani di forbice. L’importanza dei sodalizi professionali

Il fatto che Tim Burton sia un genio, un regista d’eccellenza e un creativo di enorme talento è fuori dubbio.

Che i suoi film raccolgano a piene mani un successo più che meritato è decisamente ovvio.

Ma una cosa altrettanto importante per il successo di una pellicola è sicuramente il consolidamento dei giusti sodalizi professionali.

Edward mani di forbice

E in merito a sodalizi professionali Tim Burton ha dato prova di essere un regista fedele.

A dimostrazione di ciò si può citare la ormai lunghissima collaborazione con Johnny Deep.

Un rapporto quello tra i due che ha oltrepassato i limiti professionali.

Tim Burton considera l’attore un po’ come il suo alter ego. 

Quasi questi fosse una sorta di incarnazione delle sue idee e della sua arte.

Senza escludere che Johnny Deep ha dimostrato di avere decisamente il physique du rôle, oltre che l’indiscusso talento, per interpretare questa arte.

Influenzata dal romanticismo, dall’amore per il fantastico e dalle atmosfere gotiche.

L’inizio del rapporto con Johnny Deep, considerato spesso l’attore feticcio del regista, risale proprio alle riprese di Edward mani di forbice nel 1990.

Tim Burton e Caroline Thompson

Ma un’altra collaborazione che è nata con la realizzazione di Edward mani di forbice è degna di nota.

Quella tra Tim Burton e Caroline Thompson che ha firmato la sceneggiatura di Edward mani di forbice.

I due sono stati presentati dalla William Morris Agency.

L’agenzia ha avuto la luminosa idea pensando che il regista e la Thompson avrebbero potuto lavorare insieme.

E non si erano sbagliati. Burton, in quell’occasione, ebbe modo di leggere una breve storia della Thompson intitolata Primogenito.

Storia horror dove un bambino abortito tornava in vita.

Una storia che Burton dichiarò essere perfettamente in linea con le atmosfere che lui stesso avrebbe voluto dare al film.

Burton si rese conto che Caroline Thompson era la professionista più adatta a firmare la sceneggiatura di Edward mani di forbice durante le riprese di Beetlejuice. Spiritello porcello del 1988.

Fu così che decise di pagarla di tasca propria e commissionarle il lavoro. Assicurandosi anche una collaborazione che non si sarebbe limitata a un solo lungometraggio.

Infatti a seguito di questo film ritroviamo la Thompson a firmare altre sceneggiature per Tim Burton.

Tra cui, tre anni più tardi, quella per un altro grande successo del regista, lo stop-motion Nightmare Before Christmas.

Caroline Thompson definì Tim Burton come una delle persone più articolate che avesse mai conosciuto ma incapace di mettere insieme una sola frase.

Edward mani di forbice. Una scenografia al sapore di amarcord

Tim Burton in prima battuta aveva pensato di realizzare il film come musical.

Aveva dichiarato che gli sembrava grande e operistico ma, alla fine, abbandonò l’idea.

In merito alla scenografia di Edward mani di forbice Burton dichiarò che essa rappresentava per lui un ricordo dell’infanzia.

Un richiamo alla periferia dove era cresciuto.

Un posto da lui stesso definito bizzarro. Per il film venne tentato di riprodurre l’aspetto strano ma senza un’eccessiva criticità.

Edward mani di forbice

Il film è stato girato in una comunità in Florida, dove il cast spese dodici settimane per le riprese.

Prima di filmare furono affittate diverse case del quartiere utilizzato.

Su disposizione dello scenografo Bo Welch, le case furono ritinteggiate in colori pastello per dare un’atmosfera banale e per essere in contrasto con l’aspetto dark di Edward.

Delle stesse case furono anche ridotte le dimensioni delle finestre per conferire un aspetto maggiormente paranoico al quartiere.

Nonostante le case erano abitate gli occupanti non opposero alcuna lamentela nel cambiare i colori esterni delle loro case.

Durante le riprese però gli abitanti delle case affittate furono costretti a dormire in albergo (di lusso ma sempre albergo).

La produzione infine lasciò la Florida per trasferirsi a Los Angeles in California e poter girare le scene realizzate nel palazzo.

Edward mani di forbice. La musica e il sodalizio con Danny Elfman

Il compositore Danny Elfman aveva collaborato con Tim Burton in alcune pellicole, tra cui Beetlejuice. Spiritello porcello e Batman, prima di essere ingaggiato dal regista per comporre la musica di Edward mani di forbice.

Film che fu il consolidamento della collaborazione tra i due.

Elfman ha sottolineato con la sua musica i temi che appaiono nel film. Un tema principale, che è quello della narrazione di una storia.

Un tema secondario o emozionale, legato alla figura di Kim nonna che racconta alla nipotina una favola permeata di nostalgia.

E un terzo tema che rappresenta Edward, che creava il cuore del personaggio.

Edward mani di forbice

Il pezzo rimasto nella memoria degli spettatori “Il ballo di ghiaccio” conclude questo ultimo tema ed è il più riconoscibile di tutto il film.

La musica di Elfman sottolinea non solo i passaggi visibili esteriormente del film (cosa accade nelle scene per intenderci) ma anche i passaggi interiori o emozionali.

Basti pensare alla scena in cui Edward taglia i capelli alle vicine di casa, dove Elfman ha intenzionalmente aggiunto un ritmo da tango zigano probabilmente proprio come richiamo alla sensualità che sfocia quasi nella lussuria che permea tutta la scena ed è in netta contrapposizione con la purezza e castità di Edward.

Nonostante avesse composto già musiche per il cinema fu proprio con Edward mani di forbice che Elfman si conquistò il titolo di compositore cinematografico.

Durante la produzione del film Elfman fu anche impegnato sentimentalmente con la sceneggiatrice Caroline Thompson.

E come ultima nota si deve ricordare che tre canzoni che appaiono alla fine del film sono interpretate da un’icona della musica come Tom Jones.

Edward mani di forbice. Pubblico, premi e riconoscimenti

Come già anticipato il film è stato acclamato dalla critica e considerato forse il miglior film di Burton.

Il ritorno economico però fu una vera delusione.

Uscito nelle sale degli States il 7 dicembre del 1990 guadagnò poco più di sei milioni di dollari nella settimana di esordio a fronte di una spesa iniziale di venti milioni di dollari.

Una delusione per la 20th Century Fox che contava su numeri decisamente maggiori.

Con il tempo a livello mondiale il film arrivò a superare ampiamente la spesa iniziale.

Edward mani di forbice

Ma, escludendo il box off, il film divenne il più alto guadagno per la 20th Century Fox per quell’anno ed ebbe un notevole riscontro economico poi dal noleggio del VHS lanciato l’anno successivo.

In fatto di premi e nomination poi, Edward mani di forbice, se ne accaparrò un cospicuo numero.

Partendo dalla nomination per il miglior trucco al Premio Oscar nel 1991, per passare al Golden Globe, il BAFTA, Saturn Awards, Grammy Awards, perfino un Premio Hugo andato a Caroline Thompson e Tim Burton per la miglior rappresentazione drammatica.

Insomma Edward mani di forbice ha collezionato nomination quasi per tutto, migliori costumi, trucco, effetti speciali, migliori attori protagonisti e non protagonisti, miglior composizione, miglior scenografia, miglior film fantasy e miglior film straniero.

Un chiaro e lampante apprezzamento anche della critica.

Edward mani di forbice. Il sequel a fumetti

Dal film è stato realizzato un sequel a fumetti dal titolo Edward Scissorhands.

Scritto da Kate Leth e disegnato da Drew Rausch, il sequel è uscito negli Stati Uniti nell’ottobre del 2014 ed è ambientato diversi anni dopo il racconto che la Kim anziana fa nel film.

Narra la storia di un Edward che viene a scoprire della morte di vecchiaia di Kim.

Con cuore dolorante per la perdita della ragazza di cui è stato innamorato e che non ha mai dimenticato smette di intagliare le sue statue di ghiaccio.

La conseguenza è che sulla cittadina smette di scendere la neve.

Una sera, in preda alla solitudine, Edward rilegge il vecchio libro dell’inventore che lui riteneva suo padre.

Dal libro apprende che, prima di lui, il vecchio inventore aveva realizzato un’altra creatura.

Con l’aspetto di un bambino dal viso di metallo, privo di occhi e dotato di artigli al posto delle mani.

Anch’essa rimasta incompleta.

Edward mani di forbice

Edward decide di risvegliare la creatura ma scopre che questa si comporta in modo molto ostile e non riesce a controllare un violento istinto che sfocia nell’uccidere i ratti che girano per il castello.

Infine la creatura scappa e si dirige verso la cittadina.

Edward sentendosi responsabile e temendo per l’incolumità degli abitanti decide di seguirlo per poterlo fermare.

Una volta ritornato nella cittadina fa la conoscenza dell’adolescente nipote di Kim che, fino a quel momento, lo aveva sempre creduto una fantasia della nonna creata per animare le fiabe che le raccontava da piccola.

Edward mani di forbice, omaggi, citazioni e qualche curiosità

Sculture

  • Le sculture realizzate da Edward nel film sono state inserite in un altro film sempre di Tim Burton, Alice in Wonderland, all’interno del giardino della Regina Rossa.
  • Inoltre alcune di queste sculture si possono ancora ammirare al ristorante Tavern on the Green di New York.

Attori

  • Diversi attori erano stati presi in considerazione per il ruolo di Edward, tra cui Tom Hanks, Tom Cruise, William Hurt, Robert Downey Jr. e perfino Michael Jackson aveva espresso il desiderio di interpretare il ruolo ma alla fine il ruolo andò a Johnny Deep anche se questi non dovette nemmeno sostenere un provino, a Burton e al produttore fu sufficiente vedere alcune fotografie dell’attore per capire che era il personaggio perfetto per la parte.
  • Johnny Deep per prepararsi al ruolo si è ispirato al classicissimo film del 1920 di Robert Wiene Il gabinetto del dottor Caligari.
  • Nella versione originale del film Johnny Deep pronuncia in tutto solamente 169 parole.
  • L’aspetto e i capelli di Edward sono ispirati a Robert Smith, frontman e leader del gruppo musicale The Cure.
  • All’attore furono consegnate delle forbici con notevole anticipo prima dell’inizio delle riprese in modo che potesse rendersi effettivamente conto di cosa significasse quella condizione. A inizio riprese, infatti, Deep si presentò sul set con diverse cicatrici sul viso.
  • Per truccare e vestire Johnny Deep era necessario impiegare un’ora e 45 minuti ogni volta.
  • Durante le riprese Deep vomitò due volte. La prima durante la scena della grigliata di benvenuto quando le vicine di casa dovevano imboccarlo, scena che fu ripetuta per ben 10 volte. La seconda volta fu durante la scena in cui Edward scappa dalla polizia durante la vigilia di Natale, la scena è stata ripetuta per 6 volte ma l’ultima volta Deep non tornò indietro per ovvi motivi.

Love story

  • Ai tempi delle riprese Johnny Deep (Edward) e Winona Ryder (Kim) avevano già iniziato una relazione sentimentale.
  • I due attori sono stati legati anche nella vita privata per moltissimo tempo, un amore che ha lasciato letteralmente il segno in Johnny Deep, il quale, ai tempi, aveva perfino tatuato il nome della collega sulla pelle (Winona forever, trasformato poi in Wino forever dopo la rottura della storia).

A proposito di musica

  • In un fotogramma si vede un bambino correre su un prato verde, quel bambino era Nick Carter, futuro cantante dei Backstreet Boys.
  • E sempre in riferimento al mondo musicale il cantante Francesco Baccini nell’album Baccini and Best Friends il cantante duetta con Angelo Branduardi in una canzone, che fa chiaramente omaggio al film, dal titolo Mani di forbice.

Edward mani di forbice. La trama

Infine, per chi non la conoscesse ancora, è doveroso spendere due parole sulla trama di questo capolavoro.

Peggy Boggs, rappresentante di cosmetici in cerca di clienti, si reca nel sinistro castello in stile gotico situato ai margini del centro residenziale colorato e vivace dove vive.

Qui trova un giovane ragazzo, pallido, spaurito e dall’aspetto sinistro dotato di cesoie al posto delle mani.

La donna non rimane intimidita, al contrario impietosita e si preoccupa del giovane, che dice di chiamarsi Edward, rimasto solo dopo la morte improvvisa del suo inventore che lui chiama padre.

L’uomo ormai molto anziano è morto prima di riuscire a sostituire le cesoie con delle mani che aveva appositamente costruito.

Peggy lo porta nella sua casa, per farlo vivere con lei e la sua famiglia, il marito Bill, il figlio adolescente Kevin, e la giovane Kim.

Un ospite strano, nella piccola comunità ordinaria, desta subito curiosità e attrae morbosamente per la sua diversità tanto che in breve tempo Edward diventa un fenomeno da baraccone nonostante la sua dolcezza e la sua sensibilità si trasformino presto in doti artistiche che gli permettono di realizzare vere e proprie opere d’arte anche da un semplice cespuglio.

Ma quanto può essere accettato dall’ottusa mentalità di provincia un ragazzo tanto diverso anche se speciale?

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Caregiver as a new Hero. L’anima allo specchio on radio.

(Caregiver) a cura di Ileana Aprea e Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

In questa prima puntata della rubrica radiofonica L’anima allo specchio la dottoressa Ileana Aprea e Cecilia Simona Domenica Rossi affrontano la tematica del caregiving, una condizione molto diffusa in Italia e destinata ad aumentare nel corso degli prossimi anni.

Caregiver, chi è e cosa comporta questa scelta di vita

Ma chi è esattamente un caregiver? e cosa comporta il carico fisico ed emotivo di tale condizione?
Le due conduttrici analizzando i dati rilevati nel nostro Paese e cercano di approfondire la condizione del caregiver da un punto di vista umano e psicologico.

Caregiver. Ascolta la trasmissione completa

Puntata 1. L’anima allo specchio. Parliamo di Caregiving.

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Settima Arte. Trasforma la tua storia in un film

(Settima Arte) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Pillole di Cultura

Settima Arte. Hai mai pensato che la storia che hai scritto possa trasformarsi in un film? sicuramente sì, chi non ha mai desiderato vedere trasposto il proprio libro sul grande schermo?

Un sogno condiviso che da oggi potrebbe diventare anche una realtà con “Una Storia per il Cinema”, il primo concorso letterario che trasforma la tua storia in un film.

Settima Arte. “Una Storia per il Cinema” un concorso per realizzare un sogno

È partita il 1 novembre la quinta edizione di “Una Storia per il Cinema”, il primo concorso letterario che trasforma la tua storia in un film. Un’opportunità unica per gli autori emergenti che sognano di vedere le proprie parole proiettate sul grande schermo. Si tratta di un’iniziativa promossa da CineHeart, un premio autonomo e indipendente che accoglie sia opere edite che inedite, sceneggiature, soggetti cinematografici e racconti originali in lingua italiana.

Settima Arte. Cosa ci distingue dagli altri concorsi?

Una caratteristica distintiva di questo premio è la sua dedizione a dare visibilità ai finalisti. Le copertine, sinossi, interviste, link per l’acquisto e recensioni delle opere selezionate saranno pubblicate, offrendo una vetrina preziosa per gli autori.

settima arte

Settima Arte. Come si partecipa

Le iscrizioni per la quinta edizione resteranno aperte dal 1 novembre 2023 al 29 febbraio 2024. Tuttavia, il direttivo dell’associazione si riserva il diritto di prorogare la data di chiusura, con adeguata comunicazione sul sito e sui social del concorso.

I finalisti verranno annunciati entro la fine di maggio 2024, mentre i vincitori saranno svelati entro giugno 2024. Maggiori dettagli sulla premiazione saranno disponibili online.

Per partecipare a “Una Storia per il Cinema”, è necessario pagare una quota di iscrizione di €80,00 per la prima opera presentata. Questo importo include anche l’iscrizione all’associazione CineHeart per un anno (del valore di €5). Per ogni ulteriore opera presentata, la quota di partecipazione sarà di €75,00.

Settima Arte. I premi in palio

settima arte

I premi offerti da “Una Storia per il Cinema” sono davvero affascinanti e possono trasformare il destino dei partecipanti:

1. Primo Premio: La produzione di un film o di una serie basata sulla storia vincitrice. Questa è l’opportunità di vedere la propria narrativa prendere vita sul grande schermo.

2. Secondo Premio: La realizzazione di un audiolibro della storia vincitrice. L’audiolibro è una forma narrativa sempre più popolare e accessibile a un vasto pubblico.

3. Terzo Premio: La partecipazione a un corso professionale di sceneggiatura. Un’opportunità di crescita e apprendimento per gli aspiranti sceneggiatori.

Inoltre, l’organizzazione del concorso si riserva la possibilità di stabilire ex aequo e di istituire ulteriori premi, rendendo il concorso ancora più interessante per i partecipanti.

“Una Storia per il Cinema” rappresenta un’opportunità unica per gli autori di veder realizzati i loro sogni cinematografici. Con una giuria competente e premi che trasformano le storie in film, audiolibri e occasioni di apprendimento, questo concorso letterario è un trampolino di lancio per autori aspiranti e talentuosi. Unisciti al concorso, trasforma le tue parole in immagini e inizia il tuo viaggio verso il grande schermo.

settima arte

E non è finita qui! gli autori delle prime 100 opere iscritte potranno partecipare gratuitamente a 2 lezioni del corso di sceneggiatura PAROLE IN IMMAGINI condotto da Valentina Innocenti, vincitrice di 3 David Giovani, per scoprire le fondamenta della “settima arte”.

Clicca sul pulsante per avere informazioni

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Hijab. In Iran il velo indossato male può uccidere!

(Hijab) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

Può un velo uccidere? il modo in cui viene indossato evidentemente sì! lo dimostra la notizia della terribile vicenda accaduta a Mahsa Amini, la ventiduenne iraniana che è morta dopo essere stata fermata dalla “Gasht e Ershad” (la “polizia della morale” iraniana) e portata alla stazione di polizia per una “rieducazione” perché il velo che indossava non copriva completamente i suoi capelli.

SOMMARIO

Iran. Martedì 13 settembre 2022.

Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran della “polizia della moralità iraniana” perché indossava il velo in “modo scorretto”.

Hijab. Un fatto di ordinaria follia

Ossia il suo hijab non copriva completamente i capelli.

Fermata dalla polizia iraniana e trattenuta per una “rieducazione” ha lasciato la stazione di polizia dopo alcune ore per essere trasferita all’ospedale di Kasra, dove è morta dopo tre giorni di coma.

“La ragazza ha avuto un infarto”, questa è la versione ufficiale delle forze dell’ordine.

Versione contraddetta dalla famiglia che ha dichiarato che la giovane Mahsa godeva di ottima salute.

Una versione quantomeno controversa anche in virtù di fotografie che sono circolate.

Immagini che ritraggono il corpo e il viso della giovane donna, intubata in un letto di ospedale, chiaramente tumefatti e provati.

Hijab

Da parte del presidente iraniano Ebrahim Raisi è stato ordinato di aprire un’inchiesta per far luce sulla vicenda.

L’intervento di Amnesty International che parla di “arresto arbitrario” e di presunte torture durante la detenzione.

Hijab. L’indignazione

L’indignazione per la terribile storia di Mahsa Amini ha fatto il giro del mondo, a partire da diversi media iraniani indipendenti.

Le persone si sono radunate in segno di solidarietà e come azione di protesta presso l’ospedale Kasra.

Hijab

Il supporto dei mezzi mediatici e dei social hanno permesso la diffusione di quanto stava accadendo e la conferma della massiccia presenza di agenti di sicurezza all’esterno della clinica. 

Il nome di Mahsa è diventato virale sui social network, anche grazie all’intervento di diverse personalità iraniane di rilievo che hanno denunciato quanto accaduto. 

La giovane arrivava dal Kurdistan iraniano ed era giunta a Teheran per far visita ad alcuni parenti.

Un viaggio che avrebbe dovuto essere di piacere ma dove la ragazza a trovato una morte prematura solo perché il suo velo non copriva completamente i capelli.

Hijab. Il codice di abbigliamento in Iran

In rete a tutt’oggi si trovano immagini di militari che trattengono le donne, le costringono con la forza a seguirli e le portano via.

Proteste di donne che vengono soffocate nella violenza, donne che protestano solo per il diritto di scegliere.

Perché di questo si dovrebbe trattare, di poter scegliere se indossare o meno un velo, ma per quelle donne la scelta non è nemmeno contemplata. 

Le leggi sull’hijab a partire dal 1979, a seguito della rivoluzione islamica, obbligano ogni donna mussulmana dall’età di nove anni in poi a indossare il velo in pubblico. 

Leggi che a oltre quarant’anni di distanza non sono mai cambiate.

Siamo di fronte a un profondo passo indietro delle autorità iraniane contro le donne che osano sfidare l’obbligo di indossare il velo. L’annuncio della polizia pone molte donne a rischio di subire condanne ingiuste e ammonisce in modo agghiacciante tutte le altre a stare calme e al loro posto mentre i loro diritti vengono violati”.

Così dichiarava nel 2018 Magdalena Mughrabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord a seguito del comunicato stampa emesso dalla polizia iraniana .

Hijab

Comunicato che informava come decine di donne avrebbero potuto trascorrere fino a dieci anni in carcere per aver partecipato a manifestazioni contro l’obbligo del velo.

L’accusa? incitamento alla corruzione e alla prostituzione!

Hijab. Una chiara violazione dei diritti umani fondamentali

L’hijab che copre il capo è solo uno dei tanti veli utilizzati dalle donne islamiche.

Vengono utilizzati anche il niqab, che copre anche il volto lasciando una fessura per gli occhi e il burqa, che copre anche gli occhi con una rete attraverso la quale la donna vede il mondo esterno. 

Le leggi che in Iran obbligano ogni donna e ogni bambina che abbia superato i nove anni a indossare il velo esistono da oltre quarant’anni nonostante secondo il diritto internazionale la legislazione iraniana costituisca una chiara violazione dei diritti umani fondamentali.

L’obbligo di indossare il velo infatti è una costrizione profondamente discriminatoria nei confronti delle donne e delle ragazze.

Violati i diritti fondamentali

Viola i diritti delle stesse alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di credo religioso.

Oltre a violare il diritto alla riservatezza e, considerando che l’obbligo vige dai nove anni in poi, viola anche alcuni specifici diritti delle bambine.

Hijab

L’obbligo imposto dalle autorità iraniane alle donne e alle ragazze di coprire i propri capelli, esercitato anche attraverso azioni di violenza e umiliazione, nonché con arresto e prigionia, viola profondamente la dignità diventando anche, in termini giuridici, pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Comportamenti che causando dolore o sofferenza, sia fisica che mentale, costituiscono a tutti gli effetti una tortura.

A tutt’oggi, però, le leggi che obbligano le donne a indossare il velo continuano a intensificarsi e inasprirsi, secondo la Bbc Persian nel nord-est dell’Iran, a Mashhad, è stata emessa un’ordinanza che impedisce alle donne di accedere a uffici e banche come di entrare in metropolitana senza indossare il velo.

Perfino la banca iraniana Mellat impone ai dipendenti un codice di abbigliamento severo vietando di indossare calze e tacchi alti per le donne e vieta ai dirigenti uomini di avere assistenti amministrative di sesso femminile.

Hijab. Per capire l’obbligo del velo

Negli ultimi anni le proteste contro l’obbligo dell’utilizzo dell’hijab si sono moltiplicate, forse anche per una forma di ribellione per quel passo indietro nell’evoluzione fatto tornando a indossare un velo dopo tanti decenni in cui l’obbligo era stato abolito.

Per capire l’imposizione di indossare il velo in Iran bisogna risalire alla rivoluzione islamica dell’ayatollah Khomeini.

Nonostante il Corano prescriva realmente l’obbligo di indossare il velo, imponendolo a tutte le donne dei credenti (pertanto alle donne mussulmane, considerando il concetto radicato che i credenti siano solamente mussulmani, n.d.a.):

O Profeta, di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso.

CORANO 33, 59

l’hijab è stato sfruttato più che per una valenza religiosa come uno strumento politico diventando una sorta di arma da brandire in rappresentanza della resistenza contro Mohammad Reza Pahlavi l’ultimo scià di Persia e ultimo monarca della dinastia dei Pahlavi che ha regnato sull’Iran fino al 1979, allo scopo di dichiarare l’opposizione alla modernizzazione e ai modelli imposti dallo scià.

Strumento politico contro lo shah

Già il fondatore della dinastia Reza Shah Pahlavi (padre e predecessore di Mohammad, n.d.a.) riteneva il velo iraniano e i costumi tradizionali maschili un segno di arretratezza e cercò di modernizzare i costumi del popolo iraniano.

L’istituzione religiosa del Paese si oppose con decisione al tentativo di modernizzazione dello scià che però vietò comunque alle donne di indossare il velo.

Decisione che sollevò notevole malcontento tanto che il 12 luglio del 1935 a Mashhad venne consumata una strage per eliminare le persone che avevano protestato contro Pahlavi.

Quella data è stata poi scelta per istituire la Giornata dell’hijab e della castità, che si celebra a tutt’oggi. Reza Shah Pahlavi venne poi esiliato nel 1941 (non per questioni legate all’obbligo del velo, n.d.a.).

Quattro anni dopo la rivoluzione islamica del 1979 venne istituita la Sharia e proprio secondo una legge della Sharia è stato ripristinato l’obbligo per tutte le donne, le ragazze e le bambine sopra i nove anni, di indossare l’hijab.

Da allora il velo ha continuato ad essere uno strumento di controllo sociale utilizzato dalle autorità.

Per correttezza bisogna informare che esiste anche un corrispondente maschile di questa imposizione ma decisamente meno impegnativo e vincolante, ossia agli uomini non è permesso indossare pubblicamente pantaloni corti o maglie che sfoggino simboli occidentali.

Hijab. Nuovi decreti, nuove restrizioni


Il 15 agosto del 2022 il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha firmato un nuovo decreto dove viene riportato un ulteriore elenco di nuove restrizioni in merito al codice di abbigliamento delle donne iraniane al fine di far rispettare la legge sull’hijab e sulla castità.


Nel mese di settembre del 2022, a seguito della nuova legge, l’Iran ha deciso anche di introdurre una nuova tecnologia di riconoscimento facciale sui mezzi pubblici con lo scopo di identificare le donne che non rispettano la legge e non indossano il velo.
Forse un giorno si riuscirà a vivere in un mondo dove i diritti umani fondamentali non vengano violati, dove chi osa alzare la testa e dire di non essere d’accordo possa essere ascoltato e magari rispettato, dove una donna possa essere libera di camminare per strada senza dover nascondere i suoi capelli ma soprattutto che non sia costretta a subire umiliazioni e torture (sia fisiche che psicologiche) schiacciata da regole imposte da altri che non la ritengono nemmeno degna di avere dei diritti.
Al momento in cui questo articolo viene scritto sembra che un simile traguardo sia ancora lontano.
Nonostante da anni si susseguano proteste di ogni genere per l’abolizione dell’obbligo del velo queste finiscono inesorabilmente soffocate nella violenza e quelle donne che si permettono di protestare per rivendicare i propri diritti si ritrovano poi costrette a pagare un prezzo altissimo, dalla reclusione, alla fustigazione, all’umiliazione di dover chiedere scusa pubblicamente o, nel caso peggiore, come quello di Mahsa Amini, addirittura alla morte.

Fonti:

6/09/2022. La Stampa. Iran: portava male il velo, 22enne morta dopo arresto della “polizia della moralità”. Si scatena la protesta
16/09/2022. Il Giornale. Indossava male il velo: 22enne picchiata e uccisa dalla furia islamista di Valentina Dardari
16/09/2022. La Repubblica. Iran, proteste per la morte di una ragazza fermata dalla polizia perché non indossava correttamente il velo di Gabriella Colarusso
16/09/2022. Corriere della Sera. Iran, ragazza di 22 anni picchiata a morte perché non indossava bene il velo. Proteste nella capitale e sui social di Marta Serafini
16/09/2022. Il Secolo XIX. Iran: portava male il velo, 22enne morta dopo arresto della “polizia della moralità”. Si scatena la protesta
16/09/2022. Il fatto quotidiano. Iran, picchiata a morte perché indossa male il velo: in un’immagine tutta la brutalità del regime di Tiziana Ciavardini
16/09/2022. Il sussidiario. Picchiata a morte perché indossa male il velo. Iran, Mahsa Amini era stata arrestata di Chiara Ferrara
16/09/2022. RaiNews. Muore in custodia della polizia religiosa la ragazza iraniana che non indossava bene il velo
12/09/2022. Solo Donna. Iran: al via il riconoscimento facciale per identificare le donne senza hijab di Rachele Luttazi
24/08/2022, Il Giornale. “Obbligo di velo, violata la legge”. Scrittrice costretta a confessare in tv
14/07/2022. La svolta. La rivoluzione del velo in Iran di Chiara Manetti
8/03/2020. Metropolitan magazine. Donne, 1979: l’ultimo giorno senza velo in Iran di Maria Paola Pizzonia
5/06/2019. Unimondo.org. Iran, il velo obbligatorio e la battaglia delle donne: una storia lunga 40 anni
23/05/2019. Osservatorio Diritti. Iran: la lunga lotta delle donne contro il velo obbligatorio di Giulia Cerqueti
12/03/2019. Amnesty International. Iran, aggressioni di squadre filogovernative contro le donne che protestano contro uso obbligatorio del velo
27/02/2018. Amnesty International. Obbligo del velo in Iran, oltre 35 donne rischiano fino a 10 anni
6/01/2018. Magdi Cristiano Allam. Il velo alle donne islamiche lo impone Allah nel Corano. Solo la laicità può tutelare la vita, la dignità e la libertà di tutti

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Addio Piero Angela, non ti dimenticheremo mai!

(Piero Angela) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Persone e Storia

Se n’è andato lasciando un vuoto incolmabile, a 93 anni si è spento Piero Angela

Qui solitamente non riserviamo spazio agli addii o ai saluti di chi ha lasciato questo mondo, soprattutto per scelta editoriale perché riteniamo che la morte debba essere un evento da rispettare silenziosamente e il momento dell’estremo addio una cosa molto intima che non può essere sbandierata ai quattro venti.

Piero Angela

Per lui, però, abbiamo fatto un’eccezione perché Piero Angela era un padre culturale per tutti noi.

Ha dato l’annuncio della dipartita il figlio Alberto Angela con un messaggio su Facebook e su tutti i canali social sta girando l’augurio di buon viaggio che Alberto ha fatto al padre.

Piero Angela aveva 93 anni ma era ancora attivo ed è stato un punto di riferimento culturale per diverse generazioni. Innovatore, geniale ed eccellente comunicatore lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura e della conoscenza.

Piero Angela

La redazione tutta vive un grave lutto e si stringe in un messaggio diretto a Piero che siamo certi potrà sentire: “Addio e grazie per tutto ciò che ci hai dato.

Non ti dimenticheremo mai!”.

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