Residential Schools, un vergognoso genocidio dimenticato
(Residential Schools) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e Storie, Fatti e società e La Forza di indignarsi Ancora
Ascolta “La Forza di Indignarsi Ancora. Puntata 8 – Residential Schools, il genocidio dimenticato” su Spreaker.Un sistema scolastico volto a “civilizzare” i figli dei Popoli Indigeni Canadesi ovvero le Residential Schools.
SOMMARIO
- Residential Schools. Come sono nate
- Residential Schools. Cosa s’insegnava in quei collegi?
- Residential Schools. Oltre 150.000 bambini, 6.000 morte accertate
- Residential Schools. Thuth and Reconciliation Commission
- Residential Schools. Oltre il genocidio, il lucro
- Residential Schools. Una richiesta
Le prime Residential Schools vennero inaugurate in Canada nel 1876.
Per Residential Schools s’intende un sistema scolastico basato su una rete di collegi istituiti per “civilizzare” i figli dei Popoli Indigeni Canadesi: Inuit, First Nations, Metis.
In questi Istituti si è perpetrato un vero e proprio genocidio, sistematico e culturale.
Un genocidio, dimenticato dalla storia.
Residential Schools. Come sono nate
Le Residential Schools vennero fondate dall’Indigenous and Northern Affairs Canada, struttura governativa Canadese, dopo l’approvazione dell’Indian Act del 1876 – principale Legge canadese sugli Indiani, nella quale veniva definito chi fosse “indiano” e quali diritti e divieti avessero i nativi canadesi registrati.
Gli Istituti venivano amministrati e gestiti da alcune organizzazioni religiose come la Chiesa Cattolica Canadese, la Chiesa Anglicana Canadese e la Chiesa Unita del Canada.
Per la precisione le Residential Schools sul territorio Canadese erano 118 – di cui 79 dipendevano direttamente dalla Santa Sede.
Residential Schools. Cosa s’insegnava in quei collegi?
S’istruivano gli aborigeni a diventare dei “bravi occidentali”.
Si perpetrava una colonizzazione più che subdola e incisiva perché: obbligando i bambini a separarsi dalle rispettive famiglie, s’interrompeva di fatto ogni forma di coinvolgimento emotivo, educativo e culturale con le proprie radici.
S’impediva così la trasmissione e l’insegnamento della lingua, del patrimonio ancestrale di questi popoli alle loro nuove generazioni.
Tutto spacciato per “civilizzazione“, ma la storia che si nasconde tra quelle mura è di ben altra natura e sussurra, grida, scalcia per essere ricordata.
Perché nelle Residential Schools i bambini furono vittime di: umiliazioni verbali, abusi fisici, violenze sessuali, sperimentazioni di psicofarmaci, omicidi, sterilizzazioni.
Si millantava civilizzazione. Si attuavano nefandezze di ogni genere.
Residential Schools. Oltre 150.000 bambini, 6.000 morte accertate
Le informazioni raccolte e archiviate ci riportano ad un numero impressionante di piccole vittime.
Nel corso dei 120 anni in cui le Residential Schools furono operative, vennero allontanati dalle proprie famiglie più di 150.000 bambini.
6000 furono le morti accertate.
Circa 50.000 i bambini che invece scomparvero letteralmente nel nulla e più di 30.000 furono le cause inoltrate per abusi e violenze sessuali.
Nel 1907 la testata giornalistica “Montreal Star” pubblicò un’inchiesta nella quale si evidenziava che circa il 40% dei bambini ospitati nelle strutture moriva prima dei 16 anni.
Definì la situazione “una vergogna nazionale.”
Ma nulla mutò.
Anche nel 1912, Peter Bryce – medico e funzionario del Dipartimento della Salute in Ontario – denunciò quanto avveniva all’interno degli istituti, pubblicando il saggio: The Story of a National Crime: Being an Appeal for Justice to the Indians of Canada; the wards of the nation, our allies in the Revolutionary War, our brothers-in-arms in the Great War.
Ma nulla cambiò.
Residential Schools. Thuth and Reconciliation Commission
Perché nel corso di tutti questi anni, nessuno – dai familiari dei bambini, agli inservienti, alle istituzioni stesse, come alle figure religiose all’interno delle Scuole Residenziali – ha mai fatto nulla di concreto per fermare il genocidio?
Esplicativa è questa frase estratta dalla sintesi del rapporto finale della Truth and Reconciliation Commission (TRC: Commissione per la verità e la riconciliazione del Canada):
“Il governo canadese ha perseguito questa politica di genocidio culturale perché desiderava liberarsi dei suoi obblighi legali e finanziari nei confronti degli aborigeni e ottenere il controllo della loro terra e delle loro risorse. Se ogni persona aborigena fosse stata “assorbita nel corpo politico”, non ci sarebbero state riserve, trattati e diritti degli aborigeni.”
Ma voglio essere ancora più icastica per permettere alla verità di risaltare tra le pagine di questa storia, affermando che il sistema legislativo canadese non permetteva nessuna alternativa di miglioria o sospensione di questo programma, non tutelava le famiglie né tantomeno i bambini perché le vecchie normative canadesi dichiaravano che:
- Gli Aborigeni erano legalmente e moralmente inferiori (istituiva le Residential Schools anche per questo)- Federal Indian Act del 1874. Legge attualmente in vigore.
- Le famiglie indigene erano obbligate legalmente a firmare un documento che trasferiva i diritti di tutela suoi propri figli, alle scuole residenziali cristiane – Gradual Civilization Act, Legge del 1857. Inoltre chi rifiutava di firmare tale documentazione, veniva arrestato e perseguito con sanzioni economiche.
Il trasferimento legale dei diritti sui minori, comportava anche il trasferimento dei beni territoriali di quest’ultimi, in caso di morte.
Residential Schools. Oltre il genocidio, il lucro
Appena raggiunta la pubertà, molti gruppi di “ospiti” venivano sterilizzati.
Nel 1933 venne abrogata la Sterilization Law che ha permesso una poderosa e organizzata castrazione di massa dei ragazzi e ragazze nativi.
Nella British Columbia – provincia più Occidentale del Canada – la Sterilization Law è ancora attiva.
“Voglio sbarazzarmi del problema indiano. Non credo che il paese debba proteggere continuamente una classe di persone che sono in grado di stare da sole … Il nostro obiettivo è continuare fino a quando non ci sarà un solo indiano in Canada che non sia stato assorbito nel corpo politica e non c’è questione indiana, e nessun dipartimento indiano, questo è l’intero oggetto di questo disegno di legge.” Duncan Campbell Scott, Dipartimento degli affari indiani, 1920.
L’ultima Residential Schools venne ufficialmente chiusa nel 1996.
Il Governo Canadese ufficializzò le scuse alle Popolazione Indigene, per quanto accaduto nelle Residential Schools, solo nel 2008.
Istituendo anche la “Truth and Reconciliation Commission” – Commissione di Verità e Riconciliazione- che non essendo stata dotata di poteri legislativi e giudiziali sufficienti, non ha potuto indagare in modo concreto sugli abusi testimoniati, o agire con procedimenti legali efficienti per arrestare i colpevoli.
Nella legge finanziaria del 2010 il Governo Canadese s’impegnava a risarcire economicamente le vittime e le loro famiglie, supportandoli anche nel percorso psicologico ed emotivo.
A tutela delle testimonianze raccolte e visto il disaccordo nato tra le commissioni per i risarcimenti delle vittime, la Corte Suprema Canadese nel 2017 ha dichiarato che: le deposizioni raccolte durante i processi per il risarcimento su abusi e violenze, verranno conservate per 15 anni e poi distrutte.
A meno che, su esplicita richiesta dei legittimi interessati, la documentazione non venga archiviata e conservata.
La verità sulle Residential Schools ha lottato per essere scritta fra le pagine della Storia – tra denunce, tracce e tenacia – ma resta ancora oggi il fatto che nessun uomo o donna (mandante o esecutore) che abbia perpetrato questi crimini ne ha mai pagato le conseguenze.
È stata ammessa la verità, riconosciute le vittime, ma non perseguiti i carnefici.
I sopravvissuti ancora oggi portano cicatrici visibili sul corpo e quelle ancora più profonde nell’anima e non smettono di chiedere giustizia, anche in nome di chi ha perso la vita dentro quelle strutture.
Residential Schools. Una richiesta
Gli anziani del Consiglio hanno espressamente fatto questa richiesta:
[…] identificare il posto dove sono sepolti i bambini morti, affinché i loro resti vengano restituiti ai familiari per una degna sepoltura […], di identificare e consegnare le persone responsabili per queste morti […], di divulgare tutte le prove riguardanti questi decessi e i crimini commessi nelle scuole residenziali, consentendo il pubblico accesso agli archivi del Vaticano ed ai registri delle altre chiese coinvolte[…], di revocare le bolle pontificie Romanus Pontifex (1455) e Inter Caetera (1493), e tutte le altre leggi che sanzionarono la conquista e la distruzione dei popoli indigeni non-cristiani nel Nuovo Mondo[…], di revocare la politica del Vaticano che richiede che vescovi e preti tengano segrete le prove degli abusi subiti da bambini indigeni nelle loro chiese invitando le vittime al silenzio.
Dal 1876 al 1996…Tutto in nome della “civilizzazione“.
“Ho sempre incolpato la scuola residenziale per aver ucciso mio fratello. Dalton era il suo nome. Non li ho mai, mai, mai e poi mai perdonati. Non so se mio padre e mia madre abbiano mai saputo come è morto, ma non l’ho mai scoperto. Ma so che è morto laggiù. Mi hanno permesso di [andare] a vederlo una volta prima che morisse, e non mi conosceva nemmeno. Era un ragazzino, sdraiato nel letto in infermeria, morente, e non lo sapevo finché non è morto. Sai, quella fu la fine della mia educazione.” Ray Silver, da “The Survivors Speak: A Report of the Truth and Reconciliation Commission of Canada
Fonti:
- Ytali: il genocidio dimenticato
- Indigenous Peoples Atlas of Canada: History of Residential Schools
- Il mondo degli archivi: il complesso retaggio delle Residential Schools in Canada
Marie Laveau, la Regina del Voodoo di New Orleans
(Marie Laveau) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e Storie, Fatti e società, Pagine Svelate.
Ascolta “Misteri e leggende incredibili. Puntata 5 – Marie Laveau, la Regina del Woodoo di New Orleans” su Spreaker.New Orleans è considerata uno dei luoghi più affascinanti del mondo, epicentro di magia e mistero. La sua storia come la sua cultura e il suo folklore sono unici e a impreziosirli ci sono personaggi di notevole rilevanza documentata, come la protagonista di cui sto per raccontarvi: Madame Marie Laveau, la Regina del Voodoo.
SOMMARIO
- Marie Laveau. La Religione Voodoo
- Marie Laveau. I tre elementi principali del Voodoo
- Marie Laveau. La storia
- Marie Laveau. La Regina di New Orleans
- Marie Laveau. La morte
Nel corso del tempo la Voodoo Queen è diventata l’emblema di avvenimenti pervasi di sortilegi e arcani segreti che continuano a stregare e sedurre.
Ambasciatrice di una religione che da sempre ammalia e intimorisce.
Una donna tanto atipica per i suoi tempi quanto – sotto molti aspetti – pioniera dei nostri, che della Religione Voodoo resta ancora oggi una delle sue più grandi divulgatrici.
Marie Laveau. La Religione Voodoo
Il Voodoo (o Voudu, Vudù) è una delle religioni più antiche al mondo.
La parola Voodoo deriva da “Vodu”, termine africano che significa “Spirito” o “Divinità”.
Siamo abituati ad associare a questo culto immagini tetre e ambigue, ma il Voodoo è a tutti gli effetti una Religione con i propri liturgie, divinità e riti.
Nasce in Africa e viene diffusa in America con l’arrivo degli schiavi, prendendo piede soprattutto nel Sud.
Ha caratteri esoterici e sincretici.
Per culti sincretici s’intendono tutte quelle confessioni tradizionali che con l’arrivo del colonialismo, entrano in contatto con il cristianesimo, unendo e mescolando elementi tradizionali con i riti cristiani.
Il Voodoo è un culto che si basa sulla venerazione della natura e dei propri antenati.
Vi è una profonda convinzione che il mondo dei vivi coesista con quello dei morti, in un connubio perfetto per il quale fanno da tramite i “Loa” – Spiriti guida che agevolano la convivenza.
Le cerimonie Voodoo sono riti intrisi di gesti e ricordi primitivi, mentre l’idea del peccato è molto semplice.
Chi pratica questo credo dovrebbe sempre compiere buone azioni, qualora non se ne compissero si verrà puniti.
Il Voodoo nato e praticato in Africa “sfuma” e si differenzia da quello che viene professato in America.
È meno contaminato dalla cultura colonialista per cui è stato boicottato e tacciato come un credo volto solo alla stregoneria e alla magia nera.
Ma non è così, infatti il Voodoo ha divinità solari e pacifiche da adorare, che prendono il nome di Loa Rada.
Mentre il Voodoo maggiormente conosciuto è quello nato dalla sofferenza che accomuna e si manifesta nella corrente americana, influenzata dal dolore degli schiavi neri deportati negli Stati Uniti.
La disperazione causata dalle deportazioni e dalla schiavitù generò il culto oscuro, le cui divinità prendono il nome di Loa Petro e sono vendicativi, dispotici e furiosi.
Marie Laveau. I tre elementi principali del Voodoo
Il Sacrificio: è la base di ogni rito e pratica.
Ogni sacrificio è volto a dare energia utile al Loa prescelto, per arrivare a manifestarsi sulla terra.
Nella maggior parte dei casi, il sacrificio si compie con carne animale, ma sono bene accetti anche elementi come tabacco e caffè.
I Veve: sono i simboli attraverso i quali si contattano i Loa.
La Possessione: avviene da parte del Loa verso il Sacerdote (o Sacerdotessa) che l’ha invocato.
A seconda delle esigenze e richieste si deve invocare il Loa specifico.
Quelli più comunemente conosciuti sono:
Papa Legba: Custode dei due mondi.
È una divinità che viene dal culto Rada (quindi solare) e spesso viene raffigurato come un vecchietto con cilindro per cappello e un bastone.
È colui che “apre la porta” e permette ai vivi di parlare con le divinità.
È patrono della stregoneria.
Baron Samedi: Signore della Morte. Re dell’aldilà e della vita oltre la vita.
A lui, prima o poi tutti si prostreranno.
È il Signore della magia nera e il mito degli zombie è legato al suo nome.
È in assoluto il Loa più temuto e rispettato.
Maman Brigitte: La Regina del Cimitero. Moglie di Baron Samedi, è l’unica Loa di carnagione chiara.
È un Loa potente e la tradizione narra che ami cantare e ballare nei cimiteri, dove protegge solo determinati sepolcri contraddistinti da croci particolari.
Met Kalfou: la traduzione del suo nome in Creolo è Signore dei Crocicchi.
Questo Loa è la parte oscura di Papa Legba. Entrambi sono l’uno complementare all’altro.
È lui il vero padrone della magia e governa tutti gli spiriti della notte e le anime perse.
Se Papa Legba è luce, lui è tenebra.
Se Met Kalfou è guerra, Papa Legba è pace.
Se Papa Legba è un anziano arzillo, Met Kalfou è un giovane sfacciato e affascinante.
Erzulie: Signora dell’amore, del fascino e della sensualità.
Protegge i sogni e le speranze di ognuno, ha tre mariti ma conserva la sua verginità in quanto il suo amore trascende la fisicità.
La lista dei Loa è in continua evoluzione e cambiamento.
A parte le principali Divinità – alcune appena citate- anche le anime degli uomini e delle donne meritevoli, possono essere elevati a divenire Loa.
Madame Marie Laveau, Regina del Voodoo è una di loro.
Marie Laveau. La storia
Madame Laveau è stata una maga, religiosa e praticante del Voodoo della Louisiana.
Nata a New Orleans probabilmente il 10 Settembre 1784 – anche se alcune fonti, dichiarano che fosse il 1801 – da una fugace relazione tra il ricco proprietario terriero Charles Laveau e Margherite H. D’Arcantel, una schiava liberata.
Le informazioni più concrete sulla vita di Madame Marie non sono molte e non tutte troppo attendibili, ma di sicuro si sa che la giovane è la prima persona della sua famiglia a nascere libera.
Vive con i suoi parenti nel Vieux Carrè – il quartiere francese – una delle zone più antiche della città.
Ha un carattere forte, risoluto e volitivo.
Sguardo incisivo, occhi d’ebano, pelle ambrata e lunghi capelli neri e ricci a incorniciarle il volto.
Capelli che crescendo amerà raccogliere in eccentrici e colorati ritagli di stoffa, trasformando queste acconciature in un vero e proprio segno di riconoscimento.
Grazie al supporto del padre riesce a imparare a leggere e scrivere.
Viene Battezzata con Rito Cristiano, ma sin da bambina la madre la indottrina alla pratica dei riti Voodoo, che Marie professerà per tutta la vita.
Si sposa giovanissima, appena diciottenne, convola a nozze con un uomo creolo haitiano di nome Jacques Paris.
Dal 1824 dell’uomo si perdono le tracce, pur non essendoci nessun certificato di morte a confermare la sua fine, Jacques sembra essere letteralmente svanito nel nulla.
Marie inizia a farsi chiamare Vedova Paris.
Della loro relazione resta solo il certificato di matrimonio, conservato nella Cattedrale di San Luigi.
Marie e Jacques hanno avuto due figlie, anch’esse scomparse inspiegabilmente.
Dopo la misteriosa fine del suo primo matrimonio, inizia una lunga relazione con Louis Cristophe Dumesnil de Gliapon uomo statunitense di origini francesi che commercia terre e schiavi.
I due staranno insieme per tutta la vita, ma non potranno mai sposarsi a causa delle dure leggi contro la mescolanza razziale.
Leggi introdotte nel XVII secolo nell’America Settentrionale e rimaste in vigore in molti Stati sino al 1967.
Imponevano attraverso una serie di atti legislativi la segregazione razziale e l’impossibilità di unirsi in matrimonio, come ad avere rapporti sessuali, tra persone appartenenti a razze diverse.
Si narra che Marie e Louis Cristophe insieme hanno quindici figli.
Solo due di loro, Marie Eloise Eucharistie e Marie Philomène raggiungeranno l’età adulta e avranno un ruolo nell’eredità religiosa post mortem della Regina del Voodoo.
Anche la scomparsa di Louis Cristophe, come quella del primo compagno di Marie, è avviluppata nel più totale mistero.
Madame Laveau è una donna che non si dedica solo alla famiglia e alle pratiche del Voodoo, ma è anche un’imprenditrice.
Avvia un’attività di parrucchiera a New Orleans che, sin da subito, riscuote particolare consenso.
Tra le sue clienti non mancano le donne benestanti e più influenti della città che, si sussurra, non richiedano solo acconciature o trattamenti di bellezza, ma anche servizi extra come: pozioni e incantesimi.
Marie accetta le richieste sia dalle persone meno abbienti che dagli esponenti più in voga di New Orleans.
Leggenda vuole che nel retrobottega della sua attività offrisse tali servigi, concretizzando la sua figura di Sacerdotessa Voodoo.
Il deposito adibito a tali pratiche è anche il luogo dove custodisce le sue formule e i suoi ingredienti utili per creare gli amuleti e le pozioni, come: erbe, pietre, capelli e ossa.
Svolge i suoi riti Voodoo non solo nel retrobottega, ma anche in altri tre ambienti distinti e specifici:
- La sua casa a St. Anne Street, dove officia cerimonie e riceve i clienti.
- Sulle rive del Lago Pontchartrain – a Bayou St. John– dove si svolgono le cerimonie d’iniziazione ai nuovi adepti del Voodoo. Eventi importanti e affollati nei quali Madame Marie viene sempre affiancata da un Re Voodoo.
- Congo Square, una piazza pubblica divenuta nel tempo ritrovo domenicale per schiavi ed ex schiavi, dove Marie Laveau incontra la sua gente per pregare.
In ogni occasione, Madame Marie manifesta il suo carisma e le sue capacità tanto che le voci inerenti alla sua magia definiscono i suoi sortilegi talmente potenti, da riuscire ad arrivare a colpire non solo il malcapitato, ma anche le sue future generazioni!
Ad accompagnarla nei suoi riti c’è sempre l’amato serpente Zombie (in onore di una divinità Voodoo Africana).
La storia sussurra che a darle le giuste competenze e ad accrescere le sue capacità nella magia nera sia stato un ex schiavo, personaggio inquietante ed enigmatico passato alla storia con l’appellativo di Dottor John o “Re Voodoo” di New Orleans.
Marie Laveau. La Regina di New Orleans
Marie Laveau è una donna capace di divenire punto di riferimento di un’intera comunità, formata in maggior numero da creoli ed ex schiavi.
In lei vedono forza e capacità di aiutare il prossimo bisognoso, non tirandosi mai indietro.
Indubbio il suo fascino e la sua empatia soprattutto nei confronti degli ultimi, di cui ne diventa la paladina.
È rispettata e temuta in egual misura da tutta la comunità cittadina e lei sfrutta questa sua posizione anche per aiutare i più disagiati.
Riuscendo a tessere una rete concreta di supporto e aiuto per schiavi, ex schiavi e condannati a morte.
Madame Laveau è una Sacerdotessa fiera e preparata, che nasconde un animo nobile e volenteroso.
In molti però la paventano e cercano di ucciderla.
Si vocifera che persino il suo secondo compagno tentò di assassinarla, ma Marie riuscì a sventare l’attentato, lanciando una terribile maledizione:
[…] Durante la notte decine di persone affermarono di aver visto in strada un “branco di ombre mostruose” penetrare negli alloggi dove erano ospitate le guardie e la mattina seguente i 15 uomini furono trovati massacrati e con il collo spezzato; […] l’unica giustificazione che riuscirono a fornire le autorità della Louisiana fu che un orso fosse entrato nella stanza chiusa a chiave, al secondo piano e li avesse uccisi. Gli abitanti di New Orleans non ebbero dubbi: era opera della magia nera di Madame Laveau.
Marie Laveau. La morte
Come molti aspetti e periodi della sua vita, anche la morte di Madame Marie è avvolta nell’oscurità.
Alcune fonti ci dicono che sia morta nel 1835, a soli 41 anni.
Tesi mai del tutto accertata per la mancanza di documenti che ne attestino la veridicità.
Mentre secondo altri il trapasso delle Regina del Voodoo è databile il 15 Giugno 1881.
Fatto comprovato da un certificato di morte che attestava il decesso di Madame Marie Glapion Laveau alla veneranda età di 86 anni.
Ma anche dall’obituario pubblicato il giorno seguente sul quotidiano The New Orleans Daily Picayune che recitava queste parole: “donna di grande bellezza, intelletto e carisma, che era anche devota, caritatevole e un’abile guaritrice con le erbe”.
In molti dichiararono di aver incontrato Madame Laveau nei giorni successivi alla sua (presunta) morte, alimentando il suo mito e il suo mistero.
Certo è che ancora oggi la sua tomba – che si presume possa essere quella sita nel più antico cimitero cattolico di New Orleans – al Saint Louis Cemetery numero 1, attiri migliaia di visitatori da tutto il mondo.
Anime inquiete che rendono omaggio al suo mito, lasciando segni concreti del loro passaggio come le tre X sulle pareti della Cappella, sperando che la Regina del Voodoo ascolti ed esaudisca le loro richieste.
Purtroppo non possiamo negare che la storia spesso releghi ai confini donne di questa caratura.
Madame Laveau, forse, ne è l’esempio più concreto.
Nata donna in un’epoca in cui la società, le influenze religiose e di costume non permettevano alle ragazze di poter immaginare un futuro diverso da quello già scritto, ghettizzandole tra obblighi e doveri.
Lei è un grido di libertà e di forza che neppure la storia è riuscito ad azzittire.
Permettendo all’eco che mescola e richiama ai canti di un culto atavico e immortale come quello di cui la Laveau fu fiera Sacerdotessa, di continuare a vibrare insieme al suo nome.
Fonti:
- Site.Unibo: “L’anima mistica di New Orleans: Marie Laveau la Regina del Voodoo”
- Satanisti la nostra verità: “Voodoo, storia e origine”
- National Geographic: “Marie Laveau, la Regina Vudù di New Orleans”
- Vanilla Magazine: “Marie Laveau, la vera storia della Regina del Voodoo di New Orleans”
- Britannica: “Marie Laveau, Regina Vodou Americana”
Cecil Hotel ha ispirato “The American Horror Story”
(Cecil Hotel) Articolo scritto da Amelia Settele per Pillole di Cultura e Misteri e Leggende incredibili
Ascolta “Misteri e leggende incredibili. Puntata 3 – Cecil Hotel” su Spreaker.Cecil Hotel, l’inquietante albergo che ha ispirato la serie TV “The American Horror Story”
SOMMARIO
- Cecil Hotel. Costruito negli anni ’20
- Cecil Hotel. La maledizione
- Cecil Hotel. La tragedia
- Cecil Hotel. Oggi Stay on Main
640 S Main St, Los Angeles, CA 90014, Stati Uniti: risponde a questo indirizzo il tristemente famoso Cecil Hotel.
Uno dei luoghi più ambigui ed inquietanti che siano noti.
Teatro di omicidi irrisolti, suicidi, brutali incidenti e l’infelice primato di aver ospitato almeno due feroci serial Killer tra le sue stanze.
Cecil Hotel. Costruito negli anni ’20
Una fama che conferma la maledizione del suo nome, tanto d’aver ispirato la famosa serie tv americana “The American Horror Story” .
Da qualche anno è stato classificato come edificio d’interesse storico culturale.
Ma per gli abitanti della città degli Angeli e per il resto del mondo, rimane uno degli alberghi più misteriosi e agghiaccianti della storia.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire
Costruito nel 1920 soprattutto per appagare le necessità degli imprenditori che erano di passaggio a L.A., l’hotel vanta ben 19 piani e 600 stanze.
Sin dalla sua progettazione il Cecil Hotel doveva essere un esempio dell’industria edile americana, per il quale venne spesa una cifra stratosferica: un milione di dollari.
Ma ben presto s’innescano più fattori che gli fanno perdere prestigio e lustro:
- la grave e profonda crisi economica iniziata nel 1929
- l’ubicazione nelle vicinanze di Skid Row, quartiere di pessima fama.
Skid Row ufficialmente conosciuto come Central City East – sin dalla Grande Depressione a oggi – è un sobborgo abitato prevalentemente da senzatetto, emarginati, tossicodipendenti e prostitute.
Ben presto infatti, il Cecil Hotel si convertì da albergo ad affittare camere.
I prezzi modici e la possibilità di soggiornarci a lungo termine, attirarono di fatto una vasta e variegata gamma di clienti.
Cecil Hotel. La maledizione
La maledizione del Cecil Hotel lo rende tristemente famoso negli anni ’50 – ’60 e ’70 come luogo prediletto per i suicidi.
Tanto da venire soprannominato “The Suicide”.
Una lista di nomi (e di vite) che si allunga col passare degli anni:
- nel 1931 viene registrato il suicidio di W.K. Norton, che decide di togliersi la vita ingerendo delle capsule piene di veleno.
- nel 1934, il sergente L.D. Borden, si recide la gola con un rasoio.
- nel Marzo del 1937, Grace E. Magro, cade dal nono piano dello stabile. Non si chiariranno mai le dimaniche dell’incidente per poter stabilire se fosse stato omicidio, o suicidio.
- nel giugno del 1964, la pensionata soprannominata “Pidgeon Goldie”, viene trovata nella sua stanza: selvaggiamente picchiata, stuprata e accoltellata. Nessun colpevole pagherà per questo efferato crimine.
- nel 1975, una donna sotto falso nome prenota la stanza 327. Ci rimane chiusa per quattro giorni, salvo poi decidere di suicidarsi buttandosi dal dodicesimo piano. La sua vera identità non verrà mai scoperta.
Non li ho volutamente citati tutti, ma non posso dimenticare uno dei cold case americani più famosi, che ha definitivamente etichettato il Cecil Hotel come “infestato e nefasto”.
Cecil Hotel. La tragedia
La tragedia avvenuta il 31 Gennaio del 2013 ha come protagonista una studentessa canadese di origine asiatiche di nome Elisa Lam.
Della giovane sono stati registrati gli ultimi angoscianti istanti di vita.
Elisa viene ripresa dalla telecamera di sicurezza posta nell’ascensore su cui sale.
Nel filmato è ben visibile la sua inquietudine che si manifesta in atteggiamenti davvero poco chiari o consoni al momento.
È agitata – come se qualcuno la seguisse – muove le mani in modo concitato e quasi innaturale.
Nel video di circa quattro minuti, si evince chiaramente il profondo disagio in cui Elisa versa negli ultimi istanti di vita.
La ragazza lascia l’ascensore che subito dopo riprende la sua corsa, sparendo dall’occhio della telecamera.
Morirà di lì a poco.
Circa due settimane dopo, gli ospiti dell’albergo si lamentano alla reception perché l’acqua che fuoriesce dai rubinetti ha un odore nauseabondo e un colore stranissimo.
Vengono inviati i manutentori a controllare le cisterne sopra il terrazzo dell’hotel.
In una delle cisterne ispezionate, l’agghiacciante scoperta: viene rinvenuto il corpo nudo e in avanzato stato di decomposizione di Elisa Lam.
Mille dubbi e supposizioni si fanno strada tra gli inquirenti.
Soprattutto perché risulta difficile capire come la ragazza sia arrivata ad aprire (e a richiudere) la cisterna e come abbia fatto ad eludere il sistema d’allarme per arrivare sin lassù.
Quello che dichiara l’autopsia è chiaro.
Elisa era sobria e non aveva assunto droghe al momento della morte.
Pur essendo affetta da un disturbo bipolare, il video pubblicato dalla polizia, come il suo tragico decesso lanciano molti dubbi e poche concrete verità.
Inoltre, la polizia ha presto chiuso le indagini, archiviando il caso come: “annegamento accidentale”.
Cecil Hotel. Oggi Stay on Main
Ancora oggi il Cecil Hotel – che è stato rinominato “Stay on Main” – è un albergo a tre stelle , aperto a tutti.
Conserva immutato nel tempo – tra i chiari scuri delle sue stanze e i lunghi corridoi – verità mai accertate e vite spezzate.
Fonti:
- La Repubblica: L’albergo degli orrori diventa un monumento. Storia dell’Hotel Cecil e dei suoi misteri
- Le foto che hanno segnato un’epoca: L’agghiacciante storia del Cecil Hotel, denominato l’Hotel dei suicidi
- Metropolitan Magazine: Il caso di Elisa Lam: la 15ª morte “sospetta” al Cecil Hotel
Skid Row, the other side of Los Angeles
(Skid Row) Articolo scritto da Amelia Settele per Pillole di Cultura, Persone e Storie, Fatti e società e La Forza di indignarsi Ancora
Ascolta “La Forza di Indignarsi Ancora. Puntata 6 – Skid Row, the other side of Los Angeles” su Spreaker.La città di Los Angeles – dopo New York City – è la seconda metropoli più grande d’America.
SOMMARIO
- Skid Row. Accesso all’inferno
- Skid Row. Casa di 3000/5000 clochard
- Skid Row. Sembra impossibile da recuperare
- Skid Row. Ma come nasce?
La città è celebre per essere il fulcro dell’industria cinematografica, per i quartieri lussuosi, la ricchezza ostentata. Senza dimenticare la celebre collina dove spicca l’iconico cartello “Hollywood”. Ma cela anche un lato oscuro e inquietante.
Skid Row. Accesso all’inferno
La mia penna aveva già sfiorato l’argomento, mentre vi raccontavo del Cecil Hotel e della sua triste storia.
Ora è giunto il momento di portarvi a Skid Row: il ghetto di Los Angeles.
Il suo nome – Los Angeles, la città degli Angeli – può trarvi in inganno.
Perché questa metropoli possiede anche le chiavi per le porte dell’inferno e Skid Row, è uno degli accessi.
Ufficialmente conosciuto come Central City East è un distretto della Downtown (centro amministrativo e geografico della città).
Ospita la più grande comunità di senzatetto stabili degli Stati Uniti.
Skid Row. Casa di 3000/5000 clochard
Nel quartiere vive una gremita comunità di clochard che si aggira tra le 3000 e le 5000 persone.
Qui governa la violenza, la coercizione e il pressante disagio di uno specchio sociale.
Che si scontra con vite graffiate, interrotte, consumate da droga, alcool, squilibrio mentale ed estrema povertà.
Le luci e i sogni di Los Angeles s’infrangono a Skid Row dove non si vive, si sopravvive.
Dove non si sogna, ma si lotta per mangiare e continuare ad avere almeno uno sputo di marciapiede da occupare e chiamare “casa”.
Ricettacolo e degrado.
Droga, alcool, prostituzione, giro di vite e lotta intestina per la sopravvivenza.
È fortunato chi può permettersi come alloggio al coperto una tenda da campeggio.
Mentre la maggior parte dei clochard scompare di notte in cartoni ammassati agli angoli più bui per cercare di proteggersi le carni e la dignità.
Skid Row. Sembra impossibile da recuperare
In questa realtà sociale sopravvive non solo solo chi ha ceduto tutto alle dipendenze delle droghe, oppure ai vizi che offre l’alcool.
Ci sono anche ex veterani di guerra, disabili mentali non pericolosi per gli altri.
E gente “semplicemente” sfortunata che ha perso: lavoro, casa, risparmi e la possibilità di poter ricominciare.
Da anni ormai il quartiere – un agglomerato di isolati a pochi minuti dai quartieri “bene” – sembra impossibile da recuperare.
Ci sono vicoli impraticabili da transitare per la sporcizia e l’indigenza imperante.
Feci ed urine appestano l’aria, dove banchettano mosche e prolificano batteri.
E il popolo di Skid Row continua ad arrancare e a sopravvivere.
Ombre umane simbolo del decadimento di una società troppo caotica e occupata a non osservare queste creature sopraffatte dagli eventi e incapaci di recuperare.
Un perfetto set per i film sugli zombie.
Skid Row, ma come nasce?
Già nell’800 l’area urbana era presente a Los Angeles.
Il nome Skid Row indicava la strada utilizzata dai taglialegna per far arrivare i tronchi verso la costa.
Laddove poi venivano caricati sulle navi e spediti.
Con la grande depressione alla fine del 1929 – e il relativo crollo di Wall Street – il quartiere brulicava sempre più di emarginati, alcolizzati e di bordelli.
Con gli anni la popolazione aumentava, il degrado con lei.
Anche la fine della guerra in Vietnam (1975) e il ritorno a casa dei veterani, permise al quartiere di prosperare.
Perché molti reduci rientrati con fardelli insopportabili da gestire, non riuscirono a reinserirsi nella società e trovarono facile rifugio nel quartiere.
Nel corso degli anni, diverse amministrazioni comunali hanno cercato d’intervenire.
Rendendo la presenza massiccia delle forze dell’ordine un monito per gli abitanti del quartiere.
Ma quello che accade a Skid Row è pesante, pressante e non è di facile risoluzione.
Gli anni infatti passano, ma lo scenario non cambia.
Ancora oggi osservare Skid Row e i suoi “ospiti” rende chiaro che il girone infernale che rappresentano non può essere dimenticato né sottovalutato.
Visto che rappresenta non solo il fallimento di una metropoli, ma della società tutta.
Noi compresi.
Fonti:
- La Stampa: Skid Row, il quartiere fantasma che assedia le luci di Los Angeles
- Los Angeles Times: L.A. settles homeless rights case, likely limiting ability to clear skid row streets
- Company People: Skid Row la zombie area di Los Angeles
Debra A. Haaland, donna simbolo del riscatto degli Indiani d’America
(Haaland) Articolo scritto da Amelia Settele per Persone e Storie
Debra Anne Haaland è la prima donna nativa americana ad essere scelta dal Presidente Biden come Segretario al Dicastero dell’Interno.
SOMMARIO
- Haaland. Emblema dei nativi americani
- Haaland. Le sue radici in Arizona
- Haaland. Nessuna voce come la sua
Dal 17 Dicembre 2020 – giorno dell’Inauguration Day – gestisce le risorse naturali, le riserve, i parchi e il patrimonio forestale. Ma soprattutto è a capo del ministero che ha il compito di tutelare le minoranze etniche e i programmi ad esse collegate. Sarà quindi la voce più consona al sostegno del 1.9 milione di nativi americani che vivono attualmente negli Stati Uniti, come anche per gli altri gruppi allogeni. Sotto la sua responsabilità passeranno anche le decisioni per cercare soluzioni concrete alla crisi climatica in atto, spesso trascurata nelle amministrazioni antecedenti.
Haaland. Emblema dei nativi americani
Eletta al Congresso degli Stati Uniti nel 2018, è l’emblema della rivincita delle tribù ed etnie native Americane. Joe Biden, anche attraverso la sua nomina, impronta la politica del nuovo governo verso un radicale cambiamento, volto all’integrazione e alla coesione di culture e razze diverse.
Debra Haaland è colei che dichiarò pubblicamente:
“Un ex segretario del Dipartimento, che da oggi guiderò io, una volta proclamò “civilizzare o sterminarli”. Io sono la testimonianza vivente del fallimento di quell’orribile ideologia.”
Le sue parole ci riportano anche alla tremenda storia delle Residential Schools Canadesi, di cui mi ero occupata in precedenza (articolo qui), e del loro completo e profondo fallimento nella gestione e nell’integrazione tra i nativi americani e i colonizzatori.
Haaland. Le sue radici in Arizona
Debra infatti, nella sua vita ha sempre dovuto lottare per farsi valere come donna e come nativa.
“Crescere nel villaggio di mia madre mi ha reso agguerrita. Sarò agguerrita per tutti noi, per il nostro pianeta, per le terre protette. Sono onorata e pronta a servire.”
Nata in Arizona, i suoi genitori erano entrambi militari. La madre apparteneva alla tribù dei Laguna Pueblo- popolo che abitava i territori del New Mexico e dell’Arizona – mentre il padre di origini Norvegesi, era ufficiale dei Marines insignito della medaglia al valore per il suo contributo durante la guerra in Vietnam. Insieme ai suoi tre fratelli, ha sempre viaggiato molto a causa del lavoro dei genitori, ma le radici indiane hanno continuamente influenzato la sua vita. Madre single di una ragazza che ha cresciuto completamente sola, è riuscita a diplomarsi e poi laurearsi in Giurisprudenza alternando gli studi con il lavoro di vendita di prodotti alimentari.
Haaland. Nessuna voce come la sua
Donna forte e concreta, entrata in politica quasi per caso dopo non essere riuscita a superare l’esame d’avvocato. Incide con voce chiara e schietta la sua posizione e la sua volontà di portare le minoranze ad essere veramente ascoltate.
“Sono Deb Haaland e il Congresso non l’ha mai sentita una voce come la mia…”
La sua nomina concretizza la sua posizione, divenendo essa stessa, strumento di propaganda per una nazione libera e capace di portare avanti un progetto d’uguaglianza e aggregazione. Come mai visto, finora.
Il Congresso, come il resto del mondo, non avevano mai ascoltato la sua voce. Ora è arrivato il momento di prestarle attenzione, per trarne ispirazione e stimolo.
Fonti:
- Congresswoman Deb Haaland
- Elle: chi è Debra Haaland, la prima nativa americana nominata da Joe Biden
- IO Donna: chi è Debra Haaland, la prima nativa americana nominata in un governo Usa
- Vanity Fair: Deb Haaland, la prima nativa americana nel governo degli Usa
Centralia: la vera Silent Hill brucia da 60 anni
(Centralia) Articolo scritto da Amelia Settele per Pillole di Cultura e Misteri e Leggende incredibili
Ascolta “Misteri e leggende incredibili. Puntata 4 – Centralia: la vera Silent Hill brucia da 60 anni” su Spreaker.Tra gli amanti dei videogiochi a tema horror survival, Silent Hill rappresenta uno delle serie videoludiche più apprezzate di sempre.
Il prodotto immesso sul mercato nel 1999 è riconosciuto come un vero e proprio Cult e viene ritenuto anche il perfetto antagonista di un altro classico del genere: Resident Evil, un ulteriore successo nel settore dei videogiochi.
Nel corso degli anni entrambi i titoli, hanno avuto trasposizioni cinematografiche di successo, l’ultima in ordine di tempo è il reboot di “Resident Evil” uscito al cinema nel 2021.
Mentre dal videogioco di Silent Hill sono stati prodotti e commercializzati oltre ai film anche: fumetti, libri e romanzi. Insomma, un vero e proprio multimedia franchise.
Centralia. Ma cosa ha decretato il successo di Silent Hill?
Prodotto da Konami, è una delle poche serie in cui il protagonista è una “persona qualunque”.
Il giocatore ne prende il dominio, facendolo muovere tra le strade, le morti e le maledizioni della nefasta cittadina di Silent Hill.
Il gameplay di Silent Hill è molto semplice.
Si deve cercare di sopravvivere in questa ambientazione profondamente horror-gotica, provando a risolvere enigmi mentre si lotta per non farsi uccidere dalle forze del male che albergano tra gli edifici di questo lugubre centro urbano.
Uno degli elementi fondamentali che hanno decretato il successo della serie è, senza ombra di dubbio, la scenografia.
L’ambientazione infatti regala al giocatore (come allo spettatore del lungometraggio) uno scenario degno dei peggiori incubi.
Una tipica cittadina americana abbandonata e costantemente avviluppata nella nebbia più fitta che cela mistero, morte, segreti ed esecrazioni.
Centralia. E se Silent Hill esistesse davvero?
Ebbene sì cari lettori, Silent Hill non è solo frutto della fantasia degli ideatori del videogame! Si trova nello stato della Pennsylvania – più precisamente nella Contea di Columbia – e porta il nome di Centralia.
Ha una particolarità che l’ha resa spettrale e unica allo stesso tempo, Centralia è avviluppata nelle spire di un incendio che divampa e la consuma da 60 anni.
Centralia. La storia di Centralia
Centralia venne fondata intorno al 1750 da un gruppo di coloni, con il nome di Centerville. Essendo già presente nella zona un villaggio omonimo si decise – anche per ovviare a problemi di natura burocratica – di modificare il nome della cittadina in Centralia.
Durante la sua costruzione, i giacimenti minerari furono subito rilevati, ma le miniere iniziarono a essere aperte e sfruttate solo intorno al 1850.
È in questo periodo, infatti, che Centralia inizia a crescere e a fiorire a livello economico e demografico.
La capienza dei giacimenti minerari è molto estesa e importante tanto da autorizzare la costruzione di ben due linee ferroviarie per il trasporto del carbone estratto.
Nel corso dei decenni la città cresce, sino ad arrivare al 1960 con un conteggio demografico di circa 2000 abitanti.
Si poteva usufruire di un servizio postale, almeno due istituti bancari avevano le rispettive sedi in città.
Molti anche i negozi e gli Enti scolastici utili per la crescita e la formazione dei giovani -ad eccezione dell’Università.
Tre cimiteri, Chiese di culti diversi e ben due teatri.
Si sviluppa un centro cittadino di tutto rispetto che – grazie alle miniere – garantisce lavoro e prosperità.
Di pari passo all’accrescimento sociale e urbano di Centralia, si estende anche il suo sottosuolo. Epicentro del vero tesoro che la contraddistingue.
Si fa sempre più consolidata e ben collegata la rete di tunnel in grado di unire i diversi giacimenti aperti, per l’estrazione del carbone.
Centralia rappresenta la tipica cittadina americana degli anni 60 che assicura occupazione, servizi e tranquillità.
Sino al 1962, quando divampa un incendio in una delle miniere ormai in disuso che comprometterà per sempre la storia di questo luogo.
Centralia. L’incendio
Dell’incidente che modificò e compromise ineluttabilmente le sorti di questa cittadina, si conosce solo la datazione: 1962.
La storia narra che, su autorizzazione del comitato cittadino, un gruppo di volontari dei vigili del fuoco gettò dell’immondizia all’interno di una miniera chiusa e desueta, appiccando un incendio per poter smaltire il materiale.
Quello che non venne valutato fu che la portata delle fiamme all’interno di una miniera in disuso sì – ma comunque collegata alle altre – poteva alimentare senza sforzo un imponente incendio nel sottosuolo, adibito all’estrazione del carbone e ai tunnel di collegamento per il trasporto in superficie del minerale.
Una combustione che inizialmente sembrò essere domata dai pompieri cittadini, ma che in realtà continuò a fiammeggiare, arrivando anche nelle altre gallerie e nelle altre miniere.
Tutto il sottosuolo di Centralia fu investito dal calore alimentato dal suo stesso tesoro minerario.
Il terreno inizialmente coinvolto dalle fiamme raggiunse le zone adiacenti, ricche di antracite.
L’antracite è un carbone puro, con una presenza minima di acqua, zolfo, ossigeno e azoto.
Ha un elevato stadio di carbonizzazione, con una cospicua presenza di carbonio al suo interno).
…Una conflagrazione che aprirà voragini alle fiamme dell’Averno…
Le strade iniziarono ad aprirsi con crepe e baratri, eruttando fumo e calore.
Vennero inghiottite nel sottosuolo case private, edifici pubblici e auto. La vegetazione iniziò a seccarsi e morire, rendendo il paesaggio della cittadina sempre più tetro.
Molti abitanti fuggirono da quello che sembrava essere uno scenario spettrale. Centralia ardeva dalle sue fondamenta, modificando per sempre il suo aspetto e la sua storia.
Centralia. Due tentativi per spegnare l’incendio
Tentarono in diversi modi e in molte occasioni di spegnere l’incendio, ma non ci riuscirono in nessun modo.
Non tutti i cittadini decisero di lasciare subito le proprie abitazioni.
Alcuni resistettero fino a quando anche i fumi esalati dalla terra violata e sconquassata dall’incendio sottostante, non divennero tossici e pericolosi per i pochi abitanti rimasti.
Ma due vicende distinte e separate portarono alla fuga degli ultimi abitanti rimasti:
- La prima, nel 1979 quando: il proprietario di una pompa di benzina, avvertì un significativo aumento del calore del carburante dentro una delle cisterne di conservazione sotterranee. Misurandolo, arrivò a costatare che la temperatura del liquido sfiorava i 77°!!!
- La seconda, nel 1981 quando: il dodicenne Todd Tomboski, residente a Centralia, sprofondò dentro una voragine apertasi proprio sotto i suoi piedi. Fortunatamente le sue grida vennero ascoltate da un passante che riuscì a tirarlo fuori, giusto in tempo. Se Todd fosse rimasto ancora per pochi minuti incastrato in quel gorgo, sarebbe sicuramente deceduto per le esalazioni tossiche e l’estremo calore sprigionato dal terreno.
Queste due particolari cronache riportate nella storia della città, ci annunciano che di lì a poco, la cittadina rimase praticamente deserta.
Le autorità imposero l’evacuazione rendendo a tutti gli effetti Centralia inesistente.
Gli ultimi abitanti rimasti non superano la decina e nel corso degli anni, hanno avuto un permesso speciale per continuare a vivere lì; con l’obbligo di non poter lasciare in eredità a niente e nessuno, né la propria abitazione né la propria terra.
Centralia. La morte della città
Centralia è destinata a morire, ammantata tra i fumi densi e nocivi. Le voragini sul terreno hanno continuato a proliferare come ferite aperte in un paesaggio che è sempre più desolato e spaventoso.
Gli studi effettuati hanno dichiarato che l’incendio si protrae su 1600 mq di terreno e potrebbe continuare a rimanere vivo per oltre 250 anni!
C’è un’unica strada accessibile – che funge da entrata e uscita- la “Graffiti Highway” (denominata così per i disegni e le incisioni colorate lasciate dai turisti a ricordo del loro passaggio) che continua a condurre avventurieri e curiosi a visitare una delle città fantasma più famose d’America.
Tutte le altre vie di comunicazioni sono state chiuse e gli altri percorsi serrati con cumoli di terra.
Oltre alle poche abitazioni ancora in piedi, sopravvive alla tempra del calore una Chiesa, utilizzata tutt’oggi per le funzioni religiose.
Dal 2002 Centralia non ha più un proprio codice d’assegnazione postale, in pratica NON ESISTE!
Centralia. Misteriose presenze
Aleggiano su Centralia non solo i fumi di un incendio perennemente vivo, ma anche molte storie che la vedono protagonista di inquietanti vicende come quella narrata nel 1998 da Ruth Edderson, il quale dichiarò di aver visitato la città insieme ad alcuni suoi amici e di aver avvistato due bizzarri individui vestiti da minatori, apparire e svanire dinnanzi ai loro occhi, avvolti in un fumo denso e pesante.
Altri ancora affermano con sicurezza di aver avvertito presenze inquietanti durante il loro passaggio a Centralia, riportando sensazioni di turbamento e smarrimento.
Quel che è certo, è che la storia di questa cittadina opprime e ammalia nello stesso tempo. E mentre risuona l’eco del fuoco che brucia e del silenzio che aleggia, posso solo sussurrare:
Benvenuti a Centralia…Benvenuti a Silent Hill…
- Paesi Fantasma: Centralia, la vera Silent Hill
- GreenMe: Centralia, la città di Silent Hill esiste davvero
- Travel 365: L’incendio perenne di Centralia: la vera Silent Hill
- Orgoglio Nerd: La città di Silent Hill esiste davvero in Pennsylvania
- La scimmia pensa: La vera Silent Hill che brucia perennemente da 60 anni
- Wikipedia: Centralia