Arte e Sentimenti. Intervista a Monica Carpanese

Arte e Sentimenti. Intervista a Monica Carpanese

(Arte e Sentimenti) a cura di Cecilia S.D. Rossi per Pillole di cultura, Fatti e Società e Arte e Sentimenti

Arte e Sentimenti. Monica Carpanese, quando la determinazione porta al successo

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Speciale Natale. Discover amazing movies and lore with us

(Speciale Natale) a cura di Ileana Aprea e Cecilia S.D. Rossi per Pillole di cultura e Fatti e Società

Speciale Natale. Tra film cult e la storia del Presepe

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Speciale Natale. I nostri consigli da mettere sotto l’albero


Speciale Natale. Agli auguri donati a tutti voi con questa trasmissione si uniscono tutti i collaboratori delle nostre redazioni: Stefano F., Amelia Settele, Cecilia S.D. Rossi, Ileana Aprea, E.T.A. Egeskov, Adelaide e tutti i tecnici che ringraziamo per il preziosissimo aiuto che forniscono durante la fase di realizzazione delle trasmissioni radiofoniche e televisive.


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25 novembre SPECIALE. Giulia, come le Altre

(25 novembre) Articolo scritto da Amelia Settele per Fatti e Società

ASCOLTA L’AUDIO LETTURA

25 novembre. In collaborazione per la rubrica La Forza di Indignarsi Ancora Radio C.S.D.R. trasmette l’audio lettura di questo articolo dal titolo Giulia, come le Altre, pezzo dedicato a tutte le donne vittime di femminicidio.

SOMMARIO

25 novembre. Giulia, un’altra vita spezzata che ingrossa le file dei femminicidi

Vigonovo, provincia di Padova: Giulia Cecchettin è una Dottoressa, laureata in ingegneria Biomedica. Lei, suo padre e i suoi fratelli – Elena e Davide – sono una famiglia molto unita, costretta a vivere anche nel dolore nato dalla prematura scomparsa della madre. Giulia ha un ex fidanzato, Filippo Turutta.

Roma: l’avvocata Martina Scialdone ha 35 anni, professa il suo lavoro con passione ed è specializzata in diritto di famiglia. Ha un rapporto solido e forte con i suoi familiari. Ha da poco interrotto una relazione sentimentale con Costantino Bonaiuti.

Cerreto d’Esi, provincia di Ancona: Concetta Marruocco è un’infermiera di 53 anni da tutti chiamata Titti. Originaria di Torre del Greco (Napoli) continua a vivere nell’appartamento nel centro cittadino anche dopo la separazione dal suo compagno, Franco Panariello.

25 novembre. Chi sono queste donne così apparentemente diverse tra loro? E perché fanno parte di questa storia?

L’unico triste denominatore che le accomuna – come molte altre donne che riempiono ogni giorno una lista sempre più lunga – è quella di essere state vittime di femminicidio da parte dei loro rispettivi ex compagni. Ad armare le mani di chi ha strappato loro le vite, i sogni, gli affetti sono sempre questi uomini (o pseudo tali) che con maligna determinazione irrompono un’ultima sanguinosa volta nelle loro esistenze, per cercare di estorcere attenzione e possesso, fino a stringerle nel loro ultimo respiro.

So bene di averle descritte utilizzando un tempo presente, come se le loro vite fossero cristallizzate in un flash temporale in cui neppure la ferocia dei loro assassini, può alterarne il destino che avrebbero avuto il diritto di vivere. Ma c’ho non toglie che la verità è un’altra, che ci conduce verso una sola triste realtà che purtroppo conosciamo tutti: il femminicidio.

25 novembre. Cos’è il Femminicidio?

Il Femminicidio è la forma più estrema di violenza di genere contro le donne. Pertanto tutti gli omicidi dolosi o preterintenzionali in cui una donna viene assassinata da un uomo per motivi basati sul genere, devono essere identificati come tali. Per forma di genere, invece, s’intende qualsiasi forma di violenza contro una persona solo per il fatto di appartenere al genere femminile.

25 novembre. Il Femminicidio in Italia fa sempre più vittime

Secondo i dati rilasciati dal Viminale solo nel 2023 nel nostro paese sono stati commessi ben 286 omicidi di cui 103 sono donne. 54 di loro sono state ammazzate da chi diceva di amarle, dai loro compagni o ex.

Una lista lunghissima che si alimenta di donne e del loro sangue, della loro fiducia verso chi, invece, voleva solo possederle fino alla morte.

Con un ritmo di quasi 1 femminicidio ogni 3 giorni, questi omicidi continuano ad appesantire gli occhi di lacrime e la coscienza di tutti noi, allungando una lista di vite spezzate che non dovremmo mai dimenticare.

La recente tragedia di Giulia Cecchettin ha riacceso il dibattito su questa vera e propria piaga sociale che delinea uno scenario per le donne, sempre più difficile da vivere e affrontare.

Mentre l’indignazione e il cordoglio si uniscono ancor di più in questo giorno di novembre, dedicato proprio alle vittime di femminicidio, nessuna donna è al sicuro. Spetta a noi tutti ricordarle non solo adesso, ma sempre. Giulia come tutte le Altre sono lo specchio di un disastro mimetizzato in una relazione sentimentale tossica e malata, tale da condurle alla morte. In memoria di queste madri, figlie, sorelle, nipoti dobbiamo trovare tutti noi la giusta dose di forza per aiutarle a fuggire e a denunciare chi finge di amarle mentre impugna un’arma sempre più affilata che distrugge i loro sogni, la loro dignità e il loro futuro. Per ogni femminicidio, la nostra società perde filamenti di luce e umanità.

Le donne hanno una voce e troppo spesso, invece, sono costrette a gridare in silenzio. Spezziamo questa catena in nome di Giulia come delle Altre.

“Se domani sono io, se domani non torno, mamma distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.” (Cristina Torres Caceres. Perù, 2011)

Fonti:

  • Femminicidioitalia.info
  • Notizie.it: Femminicidi
  • Rainews: Omicidio Giulia Cecchettin

25 novembre. NUMERI E INDIRIZZI UTILI

Rete Nazionale Antiviolenza a sostegno delle donne vittime di violenza

  • Numero verde 1522
  • Carabinieri – 112
  • Polizia di Stato – 113
  • Emergenza sanitaria – 118
25 novembre
AMELIA SETTELE, 25 novembre

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25 novembre. Diciamo STOP alla violenza sulle donne

(25 novembre) a cura di Ileana Aprea e Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

25 novembre. La piaga del femminicidio sempre più viva

25 novembre. Ascolta la trasmissione completa

Ascolta “SPECIALE 25 novembre. Diciamo STOP alla violenza sulle donne” su Spreaker.

25 novembre. NUMERI E INDIRIZZI UTILI

Rete Nazionale Antiviolenza a sostegno delle donne vittime di violenza

  • Numero verde 1522
  • Carabinieri – 112
  • Polizia di Stato – 113
  • Emergenza sanitaria – 118
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25 novembre. Al messaggio lanciato con questa trasmissione si uniscono tutti i collaboratori delle nostre redazioni: Stefano F., Amelia Settele, Cecilia S.D. Rossi, Ileana Aprea, E.T.A. Egeskov e tutti i tecnici che ringraziamo per il preziosissimo aiuto che forniscono per la realizzazione delle trasmissioni radiofoniche e televisive.


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Edward mani di forbice. Dark and love by Tim Burton.

(Edward mani di forbice) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Pillole di Cultura e Arte e Sentimenti

Ascolta “Arte e sentimenti. Puntata 1 – Edward mani di forbice di Tim Burton” su Spreaker.

Parlando di Tim Burton non si può assolutamente evitare di pensare a quell’atmosfera gotico fiabesca dei suoi film.

Film che sono rimasti nel cuore di tutti noi e, almeno a nostro avviso, da considerarsi indimenticabili. Partendo fin dal lungometraggio che ha dato il via anche al lungo e proficuo sodalizio del regista con l’attore Johnny Depp.

SOMMARIO

Tim Burton in Edward mani di forbice si avvale della collaborazione di due stelle (Johnny Deep e Winona Ryder) che sarebbero state poi destinate a brillare nel firmamento del cinema.

Due stelle supportate da un’icona storica della cinematografia horror come Vincent Price. Qui nella sua penultima apparizione cinematografica prima di morire.

Edward mani di forbice. Una fiaba natalizia

Il film di fatto è una fiaba. Una fiaba natalizia ma non solo, young adult ma non solo. Una favola dolcissima ma anche amara.

Una fiaba drammatica che vuole essere una denuncia sociale.

Miscela i cliché e gli stili della cinematografia anni Cinquanta, Sessanta e Ottanta del Novecento.

Edward mani di forbice

E narra una panoramica stereotipata sulla vita del tipico sobborgo americano oltre che della famiglia tipo.

I temi trattati, e il suo concetto profondo ovviamente, si avvicinano moltissimo il romanzo gotico classico inglese.

Con fortissimi richiami a classici come Frankenstein e alla fiaba classica Belle e la bestia.

Anch’essa testo che tocca la tematica della diversità e della tolleranza (o intolleranza se la si guarda dal punto di vista opposto).

Il film è stato acclamato dalla critica e considerato forse il miglior film di Burton. 

Anche se al botteghino ha dato risultati decisamente modesti se rapportati al costo di realizzazione.

Un film che affonda le sue radici nel passato. Infatti le origini di Edward mani di forbice risalgono addirittura all’infanzia del regista.

Edward mani di forbice. Le origini

Forse non tutti sanno che Tim Burton è stato un bimbo caratterialmente chiuso.

Soffriva del suo stesso isolamento e delle difficoltà di comunicare con le persone che lo circondavano.

Egli stesso ha dichiarato che intrattenere amicizie era per lui un vero problema.

Forse proprio a causa di questa solitudine.

Di quella sensazione di abbandono che spesso ha dichiarato di provare.

Edward mani di forbice

Forse per le emozioni di paura, pericolo e incorporeità (che lui stesso ha dichiarato essere ripetitive nella sua esistenza).

Forse per una commistione di tutti quegli elementi Tim Burton bambino disegnava.

Nei suoi disegni rifletteva i suoi sentimenti.

E proprio da alcuni schizzi buttati giù dal regista durante l’infanzia risalgono le origini di Edward mani di forbice.

Galeotti per cui furono i disegni di un bimbo che soffriva alla base di un capolavoro della cinematografia.

I disegni di Tim Burton stesso e l’influenza, durante la sua crescita, di letture come Frankenstein di Mary Shelley, Il Fantasma dell’Opera di Leroux, King Kong e altri classici rimasti pietre miliari nella letteratura fantastica di sempre.

Edward mani di forbice. L’importanza dei sodalizi professionali

Il fatto che Tim Burton sia un genio, un regista d’eccellenza e un creativo di enorme talento è fuori dubbio.

Che i suoi film raccolgano a piene mani un successo più che meritato è decisamente ovvio.

Ma una cosa altrettanto importante per il successo di una pellicola è sicuramente il consolidamento dei giusti sodalizi professionali.

Edward mani di forbice

E in merito a sodalizi professionali Tim Burton ha dato prova di essere un regista fedele.

A dimostrazione di ciò si può citare la ormai lunghissima collaborazione con Johnny Deep.

Un rapporto quello tra i due che ha oltrepassato i limiti professionali.

Tim Burton considera l’attore un po’ come il suo alter ego. 

Quasi questi fosse una sorta di incarnazione delle sue idee e della sua arte.

Senza escludere che Johnny Deep ha dimostrato di avere decisamente il physique du rôle, oltre che l’indiscusso talento, per interpretare questa arte.

Influenzata dal romanticismo, dall’amore per il fantastico e dalle atmosfere gotiche.

L’inizio del rapporto con Johnny Deep, considerato spesso l’attore feticcio del regista, risale proprio alle riprese di Edward mani di forbice nel 1990.

Tim Burton e Caroline Thompson

Ma un’altra collaborazione che è nata con la realizzazione di Edward mani di forbice è degna di nota.

Quella tra Tim Burton e Caroline Thompson che ha firmato la sceneggiatura di Edward mani di forbice.

I due sono stati presentati dalla William Morris Agency.

L’agenzia ha avuto la luminosa idea pensando che il regista e la Thompson avrebbero potuto lavorare insieme.

E non si erano sbagliati. Burton, in quell’occasione, ebbe modo di leggere una breve storia della Thompson intitolata Primogenito.

Storia horror dove un bambino abortito tornava in vita.

Una storia che Burton dichiarò essere perfettamente in linea con le atmosfere che lui stesso avrebbe voluto dare al film.

Burton si rese conto che Caroline Thompson era la professionista più adatta a firmare la sceneggiatura di Edward mani di forbice durante le riprese di Beetlejuice. Spiritello porcello del 1988.

Fu così che decise di pagarla di tasca propria e commissionarle il lavoro. Assicurandosi anche una collaborazione che non si sarebbe limitata a un solo lungometraggio.

Infatti a seguito di questo film ritroviamo la Thompson a firmare altre sceneggiature per Tim Burton.

Tra cui, tre anni più tardi, quella per un altro grande successo del regista, lo stop-motion Nightmare Before Christmas.

Caroline Thompson definì Tim Burton come una delle persone più articolate che avesse mai conosciuto ma incapace di mettere insieme una sola frase.

Edward mani di forbice. Una scenografia al sapore di amarcord

Tim Burton in prima battuta aveva pensato di realizzare il film come musical.

Aveva dichiarato che gli sembrava grande e operistico ma, alla fine, abbandonò l’idea.

In merito alla scenografia di Edward mani di forbice Burton dichiarò che essa rappresentava per lui un ricordo dell’infanzia.

Un richiamo alla periferia dove era cresciuto.

Un posto da lui stesso definito bizzarro. Per il film venne tentato di riprodurre l’aspetto strano ma senza un’eccessiva criticità.

Edward mani di forbice

Il film è stato girato in una comunità in Florida, dove il cast spese dodici settimane per le riprese.

Prima di filmare furono affittate diverse case del quartiere utilizzato.

Su disposizione dello scenografo Bo Welch, le case furono ritinteggiate in colori pastello per dare un’atmosfera banale e per essere in contrasto con l’aspetto dark di Edward.

Delle stesse case furono anche ridotte le dimensioni delle finestre per conferire un aspetto maggiormente paranoico al quartiere.

Nonostante le case erano abitate gli occupanti non opposero alcuna lamentela nel cambiare i colori esterni delle loro case.

Durante le riprese però gli abitanti delle case affittate furono costretti a dormire in albergo (di lusso ma sempre albergo).

La produzione infine lasciò la Florida per trasferirsi a Los Angeles in California e poter girare le scene realizzate nel palazzo.

Edward mani di forbice. La musica e il sodalizio con Danny Elfman

Il compositore Danny Elfman aveva collaborato con Tim Burton in alcune pellicole, tra cui Beetlejuice. Spiritello porcello e Batman, prima di essere ingaggiato dal regista per comporre la musica di Edward mani di forbice.

Film che fu il consolidamento della collaborazione tra i due.

Elfman ha sottolineato con la sua musica i temi che appaiono nel film. Un tema principale, che è quello della narrazione di una storia.

Un tema secondario o emozionale, legato alla figura di Kim nonna che racconta alla nipotina una favola permeata di nostalgia.

E un terzo tema che rappresenta Edward, che creava il cuore del personaggio.

Edward mani di forbice

Il pezzo rimasto nella memoria degli spettatori “Il ballo di ghiaccio” conclude questo ultimo tema ed è il più riconoscibile di tutto il film.

La musica di Elfman sottolinea non solo i passaggi visibili esteriormente del film (cosa accade nelle scene per intenderci) ma anche i passaggi interiori o emozionali.

Basti pensare alla scena in cui Edward taglia i capelli alle vicine di casa, dove Elfman ha intenzionalmente aggiunto un ritmo da tango zigano probabilmente proprio come richiamo alla sensualità che sfocia quasi nella lussuria che permea tutta la scena ed è in netta contrapposizione con la purezza e castità di Edward.

Nonostante avesse composto già musiche per il cinema fu proprio con Edward mani di forbice che Elfman si conquistò il titolo di compositore cinematografico.

Durante la produzione del film Elfman fu anche impegnato sentimentalmente con la sceneggiatrice Caroline Thompson.

E come ultima nota si deve ricordare che tre canzoni che appaiono alla fine del film sono interpretate da un’icona della musica come Tom Jones.

Edward mani di forbice. Pubblico, premi e riconoscimenti

Come già anticipato il film è stato acclamato dalla critica e considerato forse il miglior film di Burton.

Il ritorno economico però fu una vera delusione.

Uscito nelle sale degli States il 7 dicembre del 1990 guadagnò poco più di sei milioni di dollari nella settimana di esordio a fronte di una spesa iniziale di venti milioni di dollari.

Una delusione per la 20th Century Fox che contava su numeri decisamente maggiori.

Con il tempo a livello mondiale il film arrivò a superare ampiamente la spesa iniziale.

Edward mani di forbice

Ma, escludendo il box off, il film divenne il più alto guadagno per la 20th Century Fox per quell’anno ed ebbe un notevole riscontro economico poi dal noleggio del VHS lanciato l’anno successivo.

In fatto di premi e nomination poi, Edward mani di forbice, se ne accaparrò un cospicuo numero.

Partendo dalla nomination per il miglior trucco al Premio Oscar nel 1991, per passare al Golden Globe, il BAFTA, Saturn Awards, Grammy Awards, perfino un Premio Hugo andato a Caroline Thompson e Tim Burton per la miglior rappresentazione drammatica.

Insomma Edward mani di forbice ha collezionato nomination quasi per tutto, migliori costumi, trucco, effetti speciali, migliori attori protagonisti e non protagonisti, miglior composizione, miglior scenografia, miglior film fantasy e miglior film straniero.

Un chiaro e lampante apprezzamento anche della critica.

Edward mani di forbice. Il sequel a fumetti

Dal film è stato realizzato un sequel a fumetti dal titolo Edward Scissorhands.

Scritto da Kate Leth e disegnato da Drew Rausch, il sequel è uscito negli Stati Uniti nell’ottobre del 2014 ed è ambientato diversi anni dopo il racconto che la Kim anziana fa nel film.

Narra la storia di un Edward che viene a scoprire della morte di vecchiaia di Kim.

Con cuore dolorante per la perdita della ragazza di cui è stato innamorato e che non ha mai dimenticato smette di intagliare le sue statue di ghiaccio.

La conseguenza è che sulla cittadina smette di scendere la neve.

Una sera, in preda alla solitudine, Edward rilegge il vecchio libro dell’inventore che lui riteneva suo padre.

Dal libro apprende che, prima di lui, il vecchio inventore aveva realizzato un’altra creatura.

Con l’aspetto di un bambino dal viso di metallo, privo di occhi e dotato di artigli al posto delle mani.

Anch’essa rimasta incompleta.

Edward mani di forbice

Edward decide di risvegliare la creatura ma scopre che questa si comporta in modo molto ostile e non riesce a controllare un violento istinto che sfocia nell’uccidere i ratti che girano per il castello.

Infine la creatura scappa e si dirige verso la cittadina.

Edward sentendosi responsabile e temendo per l’incolumità degli abitanti decide di seguirlo per poterlo fermare.

Una volta ritornato nella cittadina fa la conoscenza dell’adolescente nipote di Kim che, fino a quel momento, lo aveva sempre creduto una fantasia della nonna creata per animare le fiabe che le raccontava da piccola.

Edward mani di forbice, omaggi, citazioni e qualche curiosità

Sculture

  • Le sculture realizzate da Edward nel film sono state inserite in un altro film sempre di Tim Burton, Alice in Wonderland, all’interno del giardino della Regina Rossa.
  • Inoltre alcune di queste sculture si possono ancora ammirare al ristorante Tavern on the Green di New York.

Attori

  • Diversi attori erano stati presi in considerazione per il ruolo di Edward, tra cui Tom Hanks, Tom Cruise, William Hurt, Robert Downey Jr. e perfino Michael Jackson aveva espresso il desiderio di interpretare il ruolo ma alla fine il ruolo andò a Johnny Deep anche se questi non dovette nemmeno sostenere un provino, a Burton e al produttore fu sufficiente vedere alcune fotografie dell’attore per capire che era il personaggio perfetto per la parte.
  • Johnny Deep per prepararsi al ruolo si è ispirato al classicissimo film del 1920 di Robert Wiene Il gabinetto del dottor Caligari.
  • Nella versione originale del film Johnny Deep pronuncia in tutto solamente 169 parole.
  • L’aspetto e i capelli di Edward sono ispirati a Robert Smith, frontman e leader del gruppo musicale The Cure.
  • All’attore furono consegnate delle forbici con notevole anticipo prima dell’inizio delle riprese in modo che potesse rendersi effettivamente conto di cosa significasse quella condizione. A inizio riprese, infatti, Deep si presentò sul set con diverse cicatrici sul viso.
  • Per truccare e vestire Johnny Deep era necessario impiegare un’ora e 45 minuti ogni volta.
  • Durante le riprese Deep vomitò due volte. La prima durante la scena della grigliata di benvenuto quando le vicine di casa dovevano imboccarlo, scena che fu ripetuta per ben 10 volte. La seconda volta fu durante la scena in cui Edward scappa dalla polizia durante la vigilia di Natale, la scena è stata ripetuta per 6 volte ma l’ultima volta Deep non tornò indietro per ovvi motivi.

Love story

  • Ai tempi delle riprese Johnny Deep (Edward) e Winona Ryder (Kim) avevano già iniziato una relazione sentimentale.
  • I due attori sono stati legati anche nella vita privata per moltissimo tempo, un amore che ha lasciato letteralmente il segno in Johnny Deep, il quale, ai tempi, aveva perfino tatuato il nome della collega sulla pelle (Winona forever, trasformato poi in Wino forever dopo la rottura della storia).

A proposito di musica

  • In un fotogramma si vede un bambino correre su un prato verde, quel bambino era Nick Carter, futuro cantante dei Backstreet Boys.
  • E sempre in riferimento al mondo musicale il cantante Francesco Baccini nell’album Baccini and Best Friends il cantante duetta con Angelo Branduardi in una canzone, che fa chiaramente omaggio al film, dal titolo Mani di forbice.

Edward mani di forbice. La trama

Infine, per chi non la conoscesse ancora, è doveroso spendere due parole sulla trama di questo capolavoro.

Peggy Boggs, rappresentante di cosmetici in cerca di clienti, si reca nel sinistro castello in stile gotico situato ai margini del centro residenziale colorato e vivace dove vive.

Qui trova un giovane ragazzo, pallido, spaurito e dall’aspetto sinistro dotato di cesoie al posto delle mani.

La donna non rimane intimidita, al contrario impietosita e si preoccupa del giovane, che dice di chiamarsi Edward, rimasto solo dopo la morte improvvisa del suo inventore che lui chiama padre.

L’uomo ormai molto anziano è morto prima di riuscire a sostituire le cesoie con delle mani che aveva appositamente costruito.

Peggy lo porta nella sua casa, per farlo vivere con lei e la sua famiglia, il marito Bill, il figlio adolescente Kevin, e la giovane Kim.

Un ospite strano, nella piccola comunità ordinaria, desta subito curiosità e attrae morbosamente per la sua diversità tanto che in breve tempo Edward diventa un fenomeno da baraccone nonostante la sua dolcezza e la sua sensibilità si trasformino presto in doti artistiche che gli permettono di realizzare vere e proprie opere d’arte anche da un semplice cespuglio.

Ma quanto può essere accettato dall’ottusa mentalità di provincia un ragazzo tanto diverso anche se speciale?

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Caregiver as a new Hero. L’anima allo specchio on radio.

(Caregiver) a cura di Ileana Aprea e Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

In questa prima puntata della rubrica radiofonica L’anima allo specchio la dottoressa Ileana Aprea e Cecilia Simona Domenica Rossi affrontano la tematica del caregiving, una condizione molto diffusa in Italia e destinata ad aumentare nel corso degli prossimi anni.

Caregiver, chi è e cosa comporta questa scelta di vita

Ma chi è esattamente un caregiver? e cosa comporta il carico fisico ed emotivo di tale condizione?
Le due conduttrici analizzando i dati rilevati nel nostro Paese e cercano di approfondire la condizione del caregiver da un punto di vista umano e psicologico.

Caregiver. Ascolta la trasmissione completa

Puntata 1. L’anima allo specchio. Parliamo di Caregiving.

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Settima Arte. Trasforma la tua storia in un film

(Settima Arte) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Pillole di Cultura

Settima Arte. Hai mai pensato che la storia che hai scritto possa trasformarsi in un film? sicuramente sì, chi non ha mai desiderato vedere trasposto il proprio libro sul grande schermo?

Un sogno condiviso che da oggi potrebbe diventare anche una realtà con “Una Storia per il Cinema”, il primo concorso letterario che trasforma la tua storia in un film.

Settima Arte. “Una Storia per il Cinema” un concorso per realizzare un sogno

È partita il 1 novembre la quinta edizione di “Una Storia per il Cinema”, il primo concorso letterario che trasforma la tua storia in un film. Un’opportunità unica per gli autori emergenti che sognano di vedere le proprie parole proiettate sul grande schermo. Si tratta di un’iniziativa promossa da CineHeart, un premio autonomo e indipendente che accoglie sia opere edite che inedite, sceneggiature, soggetti cinematografici e racconti originali in lingua italiana.

Settima Arte. Cosa ci distingue dagli altri concorsi?

Una caratteristica distintiva di questo premio è la sua dedizione a dare visibilità ai finalisti. Le copertine, sinossi, interviste, link per l’acquisto e recensioni delle opere selezionate saranno pubblicate, offrendo una vetrina preziosa per gli autori.

settima arte

Settima Arte. Come si partecipa

Le iscrizioni per la quinta edizione resteranno aperte dal 1 novembre 2023 al 29 febbraio 2024. Tuttavia, il direttivo dell’associazione si riserva il diritto di prorogare la data di chiusura, con adeguata comunicazione sul sito e sui social del concorso.

I finalisti verranno annunciati entro la fine di maggio 2024, mentre i vincitori saranno svelati entro giugno 2024. Maggiori dettagli sulla premiazione saranno disponibili online.

Per partecipare a “Una Storia per il Cinema”, è necessario pagare una quota di iscrizione di €80,00 per la prima opera presentata. Questo importo include anche l’iscrizione all’associazione CineHeart per un anno (del valore di €5). Per ogni ulteriore opera presentata, la quota di partecipazione sarà di €75,00.

Settima Arte. I premi in palio

settima arte

I premi offerti da “Una Storia per il Cinema” sono davvero affascinanti e possono trasformare il destino dei partecipanti:

1. Primo Premio: La produzione di un film o di una serie basata sulla storia vincitrice. Questa è l’opportunità di vedere la propria narrativa prendere vita sul grande schermo.

2. Secondo Premio: La realizzazione di un audiolibro della storia vincitrice. L’audiolibro è una forma narrativa sempre più popolare e accessibile a un vasto pubblico.

3. Terzo Premio: La partecipazione a un corso professionale di sceneggiatura. Un’opportunità di crescita e apprendimento per gli aspiranti sceneggiatori.

Inoltre, l’organizzazione del concorso si riserva la possibilità di stabilire ex aequo e di istituire ulteriori premi, rendendo il concorso ancora più interessante per i partecipanti.

“Una Storia per il Cinema” rappresenta un’opportunità unica per gli autori di veder realizzati i loro sogni cinematografici. Con una giuria competente e premi che trasformano le storie in film, audiolibri e occasioni di apprendimento, questo concorso letterario è un trampolino di lancio per autori aspiranti e talentuosi. Unisciti al concorso, trasforma le tue parole in immagini e inizia il tuo viaggio verso il grande schermo.

settima arte

E non è finita qui! gli autori delle prime 100 opere iscritte potranno partecipare gratuitamente a 2 lezioni del corso di sceneggiatura PAROLE IN IMMAGINI condotto da Valentina Innocenti, vincitrice di 3 David Giovani, per scoprire le fondamenta della “settima arte”.

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Hijab. In Iran il velo indossato male può uccidere!

(Hijab) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Fatti e Società

Può un velo uccidere? il modo in cui viene indossato evidentemente sì! lo dimostra la notizia della terribile vicenda accaduta a Mahsa Amini, la ventiduenne iraniana che è morta dopo essere stata fermata dalla “Gasht e Ershad” (la “polizia della morale” iraniana) e portata alla stazione di polizia per una “rieducazione” perché il velo che indossava non copriva completamente i suoi capelli.

SOMMARIO

Iran. Martedì 13 settembre 2022.

Mahsa Amini è stata arrestata a Teheran della “polizia della moralità iraniana” perché indossava il velo in “modo scorretto”.

Hijab. Un fatto di ordinaria follia

Ossia il suo hijab non copriva completamente i capelli.

Fermata dalla polizia iraniana e trattenuta per una “rieducazione” ha lasciato la stazione di polizia dopo alcune ore per essere trasferita all’ospedale di Kasra, dove è morta dopo tre giorni di coma.

“La ragazza ha avuto un infarto”, questa è la versione ufficiale delle forze dell’ordine.

Versione contraddetta dalla famiglia che ha dichiarato che la giovane Mahsa godeva di ottima salute.

Una versione quantomeno controversa anche in virtù di fotografie che sono circolate.

Immagini che ritraggono il corpo e il viso della giovane donna, intubata in un letto di ospedale, chiaramente tumefatti e provati.

Hijab

Da parte del presidente iraniano Ebrahim Raisi è stato ordinato di aprire un’inchiesta per far luce sulla vicenda.

L’intervento di Amnesty International che parla di “arresto arbitrario” e di presunte torture durante la detenzione.

Hijab. L’indignazione

L’indignazione per la terribile storia di Mahsa Amini ha fatto il giro del mondo, a partire da diversi media iraniani indipendenti.

Le persone si sono radunate in segno di solidarietà e come azione di protesta presso l’ospedale Kasra.

Hijab

Il supporto dei mezzi mediatici e dei social hanno permesso la diffusione di quanto stava accadendo e la conferma della massiccia presenza di agenti di sicurezza all’esterno della clinica. 

Il nome di Mahsa è diventato virale sui social network, anche grazie all’intervento di diverse personalità iraniane di rilievo che hanno denunciato quanto accaduto. 

La giovane arrivava dal Kurdistan iraniano ed era giunta a Teheran per far visita ad alcuni parenti.

Un viaggio che avrebbe dovuto essere di piacere ma dove la ragazza a trovato una morte prematura solo perché il suo velo non copriva completamente i capelli.

Hijab. Il codice di abbigliamento in Iran

In rete a tutt’oggi si trovano immagini di militari che trattengono le donne, le costringono con la forza a seguirli e le portano via.

Proteste di donne che vengono soffocate nella violenza, donne che protestano solo per il diritto di scegliere.

Perché di questo si dovrebbe trattare, di poter scegliere se indossare o meno un velo, ma per quelle donne la scelta non è nemmeno contemplata. 

Le leggi sull’hijab a partire dal 1979, a seguito della rivoluzione islamica, obbligano ogni donna mussulmana dall’età di nove anni in poi a indossare il velo in pubblico. 

Leggi che a oltre quarant’anni di distanza non sono mai cambiate.

Siamo di fronte a un profondo passo indietro delle autorità iraniane contro le donne che osano sfidare l’obbligo di indossare il velo. L’annuncio della polizia pone molte donne a rischio di subire condanne ingiuste e ammonisce in modo agghiacciante tutte le altre a stare calme e al loro posto mentre i loro diritti vengono violati”.

Così dichiarava nel 2018 Magdalena Mughrabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord a seguito del comunicato stampa emesso dalla polizia iraniana .

Hijab

Comunicato che informava come decine di donne avrebbero potuto trascorrere fino a dieci anni in carcere per aver partecipato a manifestazioni contro l’obbligo del velo.

L’accusa? incitamento alla corruzione e alla prostituzione!

Hijab. Una chiara violazione dei diritti umani fondamentali

L’hijab che copre il capo è solo uno dei tanti veli utilizzati dalle donne islamiche.

Vengono utilizzati anche il niqab, che copre anche il volto lasciando una fessura per gli occhi e il burqa, che copre anche gli occhi con una rete attraverso la quale la donna vede il mondo esterno. 

Le leggi che in Iran obbligano ogni donna e ogni bambina che abbia superato i nove anni a indossare il velo esistono da oltre quarant’anni nonostante secondo il diritto internazionale la legislazione iraniana costituisca una chiara violazione dei diritti umani fondamentali.

L’obbligo di indossare il velo infatti è una costrizione profondamente discriminatoria nei confronti delle donne e delle ragazze.

Violati i diritti fondamentali

Viola i diritti delle stesse alla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza e di credo religioso.

Oltre a violare il diritto alla riservatezza e, considerando che l’obbligo vige dai nove anni in poi, viola anche alcuni specifici diritti delle bambine.

Hijab

L’obbligo imposto dalle autorità iraniane alle donne e alle ragazze di coprire i propri capelli, esercitato anche attraverso azioni di violenza e umiliazione, nonché con arresto e prigionia, viola profondamente la dignità diventando anche, in termini giuridici, pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

Comportamenti che causando dolore o sofferenza, sia fisica che mentale, costituiscono a tutti gli effetti una tortura.

A tutt’oggi, però, le leggi che obbligano le donne a indossare il velo continuano a intensificarsi e inasprirsi, secondo la Bbc Persian nel nord-est dell’Iran, a Mashhad, è stata emessa un’ordinanza che impedisce alle donne di accedere a uffici e banche come di entrare in metropolitana senza indossare il velo.

Perfino la banca iraniana Mellat impone ai dipendenti un codice di abbigliamento severo vietando di indossare calze e tacchi alti per le donne e vieta ai dirigenti uomini di avere assistenti amministrative di sesso femminile.

Hijab. Per capire l’obbligo del velo

Negli ultimi anni le proteste contro l’obbligo dell’utilizzo dell’hijab si sono moltiplicate, forse anche per una forma di ribellione per quel passo indietro nell’evoluzione fatto tornando a indossare un velo dopo tanti decenni in cui l’obbligo era stato abolito.

Per capire l’imposizione di indossare il velo in Iran bisogna risalire alla rivoluzione islamica dell’ayatollah Khomeini.

Nonostante il Corano prescriva realmente l’obbligo di indossare il velo, imponendolo a tutte le donne dei credenti (pertanto alle donne mussulmane, considerando il concetto radicato che i credenti siano solamente mussulmani, n.d.a.):

O Profeta, di’ alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di coprirsi dei loro veli, così da essere riconosciute e non essere molestate. Allah è perdonatore, misericordioso.

CORANO 33, 59

l’hijab è stato sfruttato più che per una valenza religiosa come uno strumento politico diventando una sorta di arma da brandire in rappresentanza della resistenza contro Mohammad Reza Pahlavi l’ultimo scià di Persia e ultimo monarca della dinastia dei Pahlavi che ha regnato sull’Iran fino al 1979, allo scopo di dichiarare l’opposizione alla modernizzazione e ai modelli imposti dallo scià.

Strumento politico contro lo shah

Già il fondatore della dinastia Reza Shah Pahlavi (padre e predecessore di Mohammad, n.d.a.) riteneva il velo iraniano e i costumi tradizionali maschili un segno di arretratezza e cercò di modernizzare i costumi del popolo iraniano.

L’istituzione religiosa del Paese si oppose con decisione al tentativo di modernizzazione dello scià che però vietò comunque alle donne di indossare il velo.

Decisione che sollevò notevole malcontento tanto che il 12 luglio del 1935 a Mashhad venne consumata una strage per eliminare le persone che avevano protestato contro Pahlavi.

Quella data è stata poi scelta per istituire la Giornata dell’hijab e della castità, che si celebra a tutt’oggi. Reza Shah Pahlavi venne poi esiliato nel 1941 (non per questioni legate all’obbligo del velo, n.d.a.).

Quattro anni dopo la rivoluzione islamica del 1979 venne istituita la Sharia e proprio secondo una legge della Sharia è stato ripristinato l’obbligo per tutte le donne, le ragazze e le bambine sopra i nove anni, di indossare l’hijab.

Da allora il velo ha continuato ad essere uno strumento di controllo sociale utilizzato dalle autorità.

Per correttezza bisogna informare che esiste anche un corrispondente maschile di questa imposizione ma decisamente meno impegnativo e vincolante, ossia agli uomini non è permesso indossare pubblicamente pantaloni corti o maglie che sfoggino simboli occidentali.

Hijab. Nuovi decreti, nuove restrizioni


Il 15 agosto del 2022 il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha firmato un nuovo decreto dove viene riportato un ulteriore elenco di nuove restrizioni in merito al codice di abbigliamento delle donne iraniane al fine di far rispettare la legge sull’hijab e sulla castità.


Nel mese di settembre del 2022, a seguito della nuova legge, l’Iran ha deciso anche di introdurre una nuova tecnologia di riconoscimento facciale sui mezzi pubblici con lo scopo di identificare le donne che non rispettano la legge e non indossano il velo.
Forse un giorno si riuscirà a vivere in un mondo dove i diritti umani fondamentali non vengano violati, dove chi osa alzare la testa e dire di non essere d’accordo possa essere ascoltato e magari rispettato, dove una donna possa essere libera di camminare per strada senza dover nascondere i suoi capelli ma soprattutto che non sia costretta a subire umiliazioni e torture (sia fisiche che psicologiche) schiacciata da regole imposte da altri che non la ritengono nemmeno degna di avere dei diritti.
Al momento in cui questo articolo viene scritto sembra che un simile traguardo sia ancora lontano.
Nonostante da anni si susseguano proteste di ogni genere per l’abolizione dell’obbligo del velo queste finiscono inesorabilmente soffocate nella violenza e quelle donne che si permettono di protestare per rivendicare i propri diritti si ritrovano poi costrette a pagare un prezzo altissimo, dalla reclusione, alla fustigazione, all’umiliazione di dover chiedere scusa pubblicamente o, nel caso peggiore, come quello di Mahsa Amini, addirittura alla morte.

Fonti:

6/09/2022. La Stampa. Iran: portava male il velo, 22enne morta dopo arresto della “polizia della moralità”. Si scatena la protesta
16/09/2022. Il Giornale. Indossava male il velo: 22enne picchiata e uccisa dalla furia islamista di Valentina Dardari
16/09/2022. La Repubblica. Iran, proteste per la morte di una ragazza fermata dalla polizia perché non indossava correttamente il velo di Gabriella Colarusso
16/09/2022. Corriere della Sera. Iran, ragazza di 22 anni picchiata a morte perché non indossava bene il velo. Proteste nella capitale e sui social di Marta Serafini
16/09/2022. Il Secolo XIX. Iran: portava male il velo, 22enne morta dopo arresto della “polizia della moralità”. Si scatena la protesta
16/09/2022. Il fatto quotidiano. Iran, picchiata a morte perché indossa male il velo: in un’immagine tutta la brutalità del regime di Tiziana Ciavardini
16/09/2022. Il sussidiario. Picchiata a morte perché indossa male il velo. Iran, Mahsa Amini era stata arrestata di Chiara Ferrara
16/09/2022. RaiNews. Muore in custodia della polizia religiosa la ragazza iraniana che non indossava bene il velo
12/09/2022. Solo Donna. Iran: al via il riconoscimento facciale per identificare le donne senza hijab di Rachele Luttazi
24/08/2022, Il Giornale. “Obbligo di velo, violata la legge”. Scrittrice costretta a confessare in tv
14/07/2022. La svolta. La rivoluzione del velo in Iran di Chiara Manetti
8/03/2020. Metropolitan magazine. Donne, 1979: l’ultimo giorno senza velo in Iran di Maria Paola Pizzonia
5/06/2019. Unimondo.org. Iran, il velo obbligatorio e la battaglia delle donne: una storia lunga 40 anni
23/05/2019. Osservatorio Diritti. Iran: la lunga lotta delle donne contro il velo obbligatorio di Giulia Cerqueti
12/03/2019. Amnesty International. Iran, aggressioni di squadre filogovernative contro le donne che protestano contro uso obbligatorio del velo
27/02/2018. Amnesty International. Obbligo del velo in Iran, oltre 35 donne rischiano fino a 10 anni
6/01/2018. Magdi Cristiano Allam. Il velo alle donne islamiche lo impone Allah nel Corano. Solo la laicità può tutelare la vita, la dignità e la libertà di tutti

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