Speciale Natale: te piace o presepe?

Speciale Natale: te piace o presepe?

(Presepe) Articolo scritto della dottoressa Ilena Aprea per Pillole di Cultura

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Quanto è importante il presepe nella storia culturale e tradizionale italiana? E come viene “vissuto ” nella casa degli italiani e nel resto del mondo? E a Napoli, luogo dell’artigianato presepiale per eccellenza?

SOMMARIO

La storia delle origini del presepe è una bellissima tradizione nei paesi cattolici di tutto il mondo.

Presepe. Storia, cultura e tradizione

La storia delle origini del presepe è una bellissima tradizione nei paesi cattolici di tutto il mondo.

Di origine medievale, riguarda la rappresentazione concreta della nascita di Gesù attraverso la realizzazione di composizioni con statue di varie grandezze e materiali messe in modo realistico.

In genere in una grotta o una capanna, all’interno della quale viene posta la Sacra Famiglia.

Le prime tracce dell’origine del presepe si ritrovano nei Vangeli di Marco e Luca che riportano in alcuni versetti la storia della nascita di Gesù a Betlemme ai tempi di Erode.

Ma la prima rappresentazione figurativa antica la ritroviamo nel terzo secolo D.C. all’interno delle catacombe di Priscilla a Roma sulla via Salaria.

A partire dal 400 ci fu una grande ripresa della rappresentazione della storia del presepe grazie a famosi pittori italiani quali Giotto e Botticelli.

Un momento importante nella sua evoluzione è quello in cui si passa alla rappresentazione plastica della natività e, quindi del presepe come lo conosciamo noi.

L’innovazione di San Francesco

Nel 1223 San Francesco chiese ed ottenne il permesso dal Papa di passare a questo tipo di rappresentazione.

Costruì una mangiatoia in una caverna all’interno di una parco a Greggio.

Portò un bue e un asinello e tenne la prima predica di Natale descrivendo la natività a coloro che non sapevano leggere.

Da quel momento nacque la tradizione di rappresentare la natività sia con le statue che con la Sacra Famiglia dal vivo.

Fino al ‘600 il grande interesse per la rappresentazione della natività si manifestò inizialmente attraverso la realizzazione del presepe nelle chiese vicino a dipinti ispirati al tema.

Presepe

Tradizione che si diffuse nell’Italia centrale e nelle case dei nobili e che nel 700 aveva raggiunto tutta l’Italia.

Contestualmente avevano avuto origine le diverse tradizioni popolari tra le quali la più importante è quella napoletana.

Per questo spesso si parla di storia del presepe napoletano.

È proprio a Napoli che il presepe raggiunse livelli espressivi originali e le famiglie nobili facevano a gara per poter avere il presepe più ricercato.

Arruolavano infatti scultori di fiducia per realizzare lavori di prestigio usando materiali preziosi.

Dedicando addirittura intere stanze che poi mostravano durante i ricevimenti. (Rini 2020)

Presepe. San Gregorio Armeno

Nel cuore di Napoli si trova San Gregorio Armeno.

Un’antica e lunga stradina piena di botteghe ed edifici storici i quali raccontano gli eventi che hanno portato questa famosa tradizione ricca di simboli i quali trasmettono l’anima del luogo.

Questa stradina risale all’epoca greco-romana e si trova dove i vicoli collegano via dei Tribunali e Spaccanapoli.

Intorno al X secolo delle monache portarono a Napoli le reliquie di San Gregorio Illuminatore patriarca di Armenia per conservarle nella chiesa nata sulla strada che porta il suo nome.

Chiesa conosciuta anche come Santa Patrizia, santa di Costantinopoli, che guidò le suore che portarono le spoglie del santo.

Una tradizione che affonda le radici nell’antica Roma

L’antica via ospitava un tempio romano dedicato a Cecere, dea della terra e della fertilità, alla quale veniva fatto dono di statuette di terracotta come simbolo di buon augurio.

Le botteghe che si trovavano lì erano considerate le migliori di Napoli per la produzione di opere artigianali destinate alle offerte.

Con la diffusione della rappresentazione della Natività dalle chiese alle famiglie aristocratiche, gli artisti napoletani vennero incaricati di creare scene religiose.

Con la nascita del presepe napoletano come lo conosciamo oggi, via San Gregorio Armeno è diventata un simbolo della città.

Via dove, nel periodo di Natale, si possono trovare varie esposizioni di statuette, opere d’arte, sia tradizionali che rappresentazioni più contemporanee.

Nel resto dell’anno si possono osservare le famiglie storiche di artigiani all’opera che mantengono viva la loro arte tra innovazione e classicità.

I presepi di San Gregorio Armeno sono sono famosi per essere i più particolari al mondo.

Connubio tra sacro e profano mostrano la creatività degli artigiani.

La tradizione presepiale napoletana include statuine di terracotta molto preziose di diverse dimensioni e prezzi.

La grotta è la Sacra Famiglia, il pastorello Benino, Ciccibacco il vinaio…

Statuine che fanno immergere i turisti nella classica atmosfera natalizia. (Taverna 2019)

Presepe. La rappresentazione nell’arte e nella letteratura

Il Natale con la nascita di Gesù segna per i cristiani di tutto il mondo il momento di cambiamento della storia dell’umanità.

L’immagine di Gesù bambino accudito da San Giuseppe e da Maria ha spinto gli artisti di ogni epoca a cimentarsi su un argomento molto significativo nella storia dell’arte.

Molti artisti hanno dipinto la festa più importante nella storia della chiesa, la nascita di Cristo.

Fra i tanti Giotto, Tiziano, Rubens, Botticelli, Caravaggio, Beato Angelico, Piero della Francesca e molti altri.

Oltre all’arte pittorica anche in quella poetica si ritrovano nomi illustri che narrano nei loro componimenti l’evento della natività.

Basti citare D’Annunzio e Quasimodo (Franza 2018), Gozzano, Saba, Valeri e molti altri grandi autori della letteratura italiana e straniera.

Autori che si sono ispirati al Natale per i loro scritti.

Presepe. L’importanza nelle case degli italiani e nel resto del mondo

Concludendo si può affermare che il presepe nel tempo ha preso un posto molto importante nel cuore e nelle case degli italiani e non solo.

Grazie anche alle nuove tecnologie e a nuovi materiali vi è stato un decollo della cultura del presepe.

Circostanza che consente di poterne ammirare ovunque la magia per mezzo di giochi di luce e di acqua all’interno di stupende scenografie. (Giorgi 20220).

Ogni paese europeo ed extraeuropeo ha, naturalmente, una tradizione culturale diversa nella sua rappresentazione.

Anche se l’idea di fondo è quella di ricreare la scena della nascita di Gesù.

Le varianti importanti stanno nello stile della ricostruzione e nei materiali che vengono utilizzati.

Anche in Italia il presepe si diversifica da regione a regione.

Non tanto dal punto di vista culturale quanto rispetto ai materiali usati per la costruzione della scena della nascita di Gesù.

Ad esempio a Genova i pastori sono di legno mentre in Puglia sono di cartapesta e in Sicilia si aggiungono prodotti tipici alla realizzazione del presepe. (Staff Italoeuropeo 2019)

Fonti:

  • 27/12/202. PistoiaSette, La magia del Presepe, la sua storia ed evoluzione nel tempo di Franco Giorgi
  • 12/12/2020. DS – DossierScuola.it, Storia del Presepe: dalle origini al 700 di Gianluca Rini
  • 25/11/2019. Blog Club Magellano, San Gregorio Armeno: storia, leggende e curiosità di Lara Taverna
  • 16/12/2018. Blog il Giornale.it, Il Natale nell’arte e nella letteratura. Icone e testi tra storia, fede e bellezza di Carlo Franza

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Ugo Iginio Tarchetti, scapigliatura and more

(Tarchetti) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Persone e Storie e Pillole di cultura

Tarchetti breve biografia dello scrittore. Iginio (a volte chiamato anche Igino) Ugo Tarchetti nacque a San Salvatore Monferrato, nei pressi della città di Alessandria, il 29 giugno del 1839.

Morì a Milano il 25 marzo del 1869 a nemmeno trent’anni compiuti.

Fu scrittore e poeta, nonché giornalista e imprenditore editoriale, attività per la quale si trovò a proporre al pubblico un proprio periodico, Il Piccolo giornale, ma senza successo.

Come giornalista collaborò con testate come Il gazzettino rosaIl giornale per tuttiIl pungoloLa settimana illustrata e Rivista minima.

All’anagrafe venne registrato con il nome di Igino (o Iginio) Pietro Teodoro Tarchetti ma si firmava con il nome Igino.

Dal 1864 aggiunse anche lo pseudonimo Ugo in onore del Foscolo.

Compì il suo corso di studi fra Casale Monferrato e Valenza Po, arruolandosi assai presto nell’esercito.

Partecipò già dal 1861 ad alcune campagne contro il brigantaggio nel Sud Italia nel neonato Regno d’Italia.

Del Tarchetti si narra, nelle cronache dell’epoca, che fosse un bell’uomo, alto oltre un metro e ottanta (una statura ragguardevole per quei tempi), dal volto ovale, naso dritto e intensi occhi azzurri.

Sicuramente un uomo che si faceva notare per il suo aspetto fisico e che era capace di attirare l’attenzione del gentil sesso scatenando non di rado grandi passioni nei suoi confronti.

Prova ne sia che nel 1863, in quel di Varese, il Tarchetti ebbe una relazione sentimentale con Carlotta Ponti che ci è stata tramandata dalle lettere del suo epistolario.

Nel 1864 Iginio Tarchetti si trasferì a Milano dove ebbe modo di entrare in contatto con l’ambiente della Scapigliatura.

In particolar modo con Salvatore Farina di cui divenne un grande amico, quasi un fratello si narrava.

Alla fine del 1865 venne inviato a Parma a seguito del suo incarico di impiegato al commissariato militare.

Nella città ducale conobbe una parente di un suo superiore (tale Carolina o Angiolina, le fonti sono discordi in merito).

Carolina era una donna malata di epilessia e che si diceva fosse ormai prossima alla morte.

Tarchetti si invaghì subito di questa donna, sebbene non fosse particolarmente bella, forse attratto dai grandi occhi neri e le trecce color ebano.

O più probabilmente, com’egli ebbe a scrivere, il desiderio di consolarla e di rendere meno miserevole la sua fine lo spinse verso la donna.

La relazione che s’instaurò fra tale Carolina (o Angiolina) e il Tarchetti creò grande scandalo all’epoca.

Pare certo che fu proprio ispirandosi a lei che tratteggiò il personaggio di Fosca nell’omonimo romanzo del 1869.

Proprio alla fine di quell’anno (il 1865) Iginio Tarchetti abbandonò la vita militare per problemi di salute e si trasferì in modo definitivo a Milano.

Città dove aveva già risieduto l’anno precedente e dove aveva scritto Idee minime sul romanzo e il romanzo (di scarso successo) Paolina.

Entrambi i testi furono pubblicati sulla Rivista minima in quell’anno.

Sino alla sua morte, avvenuta nel 1869, il Tarchetti visse e lavorò a Milano, frequentando gli ambienti culturali meneghini.

In particolar modo il salotto culturale della Contessa Clara Maffei.

Sebbene il soggiorno milanese sia durato davvero poco (poco più di tre anni in definitiva), fu davvero intenso dal punto di vista letterario e giornalistico nonostante fosse malato di tisi.

Tarchetti morì il 25 marzo del 1869 in seguito a una febbre tifoide nella casa del suo amico fraterno Salvatore Farina.

Amico con il quale aveva condiviso già dal 1864 gli ambienti della Scapigliatura milanese.

Fu sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano e solo in un secondo tempo la salma venne trasferita e tumulata nel cimitero di San Salvatore Monferrato.

Le cronache dell’epoca narrano che la donna malata di epilessia di cui si era perdutamente innamorato a Parma nel 1865.

Carolina o Angiolina quale che fosse il suo nome, non solo gli sopravvisse, ma onorò la sua memoria recapitando fiori sulla sua tomba il 1° novembre di ogni anno.

Tarchetti

Tarchetti. Attività letteraria

Tarchetti fu sicuramente uno dei più importanti esponenti della Scapigliatura milanese.

Movimento che cominciò a frequentare dal 1864 durante il suo primo soggiorno milanese quando conobbe l’amico fraterno Salvatore Farina.

Il Tarchetti fu senza dubbio un anticonformista, malinconico e preda di fantasie macabre (che hanno poi dato vita ai racconti fantastici).

I suoi scritti spaziano dai romanzi ai racconti, dalle poesie agli articoli giornalistici.

Scrisse opere di critica sociale (spesso a supporto dell’antimilitarismo) ma anche racconti ispirati ai grandi del tempo come Edgar Allan Poe e Ernst Thomas Amadeus Hoffmann.

Autori dai quali attinse il gusto per il macabro, l’abnorme e il patologico (oggi noi lo chiameremmo horror).

Il suo capolavoro fu però il romanzo Fosca (ispirato alla sua amata Carolina/Angiolina) che venne terminato postumo.

Fu infatti ultimato dopo la sua morte dall’amico fraterno Salvatore Farina.

Tarchetti. Fra i romanzi ricordiamo

  • Paolina. Mistero del coperto del Figini: romanzo di critica sociale pubblicato sulla Rivista minima dal 1865 al 1866.
  • Una nobile follia (Drammi di vita militare), romanzo antimilitarista pubblicato su Il sole dal 1866 al 1867.
  • Fosca, romanzo incompiuto, terminato poi dall’amico Salvatore Farina, pubblicato prima sul Pungolo dal febbraio all’aprile del 1869 e poi in volume sempre nel 1869.

Tarchetti. Fra i racconti citiamo

  • Amore nell’arte, racconti sul tema dell’arte, della musica e dell’amore (1869)
  • Racconti fantastici, raccolta di racconti (1869)
  • Racconti umoristici, raccolta di racconti (1869)
  • Storia di una gamba, racconto lungo (1869)

Tarchetti. Altre pubblicazioni

  • Idee minime sul romanzo, pubblicato su Rivista minima nel 1865
  • L’innamorato della montagna, Impressioni di un viaggio (1869)
  • Disjecta, raccolta postuma di poesie (a cura di Domenico Milelli, 1869)

Romanze

  • L’amore sen va – L’amore sen viene, versi di Iginio Ugo Tarchetti, musica di Francesco Paolo FrontiniA. Tedeschi.
  • Non me lo dir, versi di Iginio Ugo Tarchetti, musica di Francesco Paolo Frontini (1878)

Traduzioni

  • L’amico comune (Our Mutual Friend) di Charles Dickens, 1868 (prima traduzione italiana)

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Addio Piero Angela, non ti dimenticheremo mai!

(Piero Angela) Articolo scritto da Cecilia S.D. Rossi per Persone e Storia

Se n’è andato lasciando un vuoto incolmabile, a 93 anni si è spento Piero Angela

Qui solitamente non riserviamo spazio agli addii o ai saluti di chi ha lasciato questo mondo, soprattutto per scelta editoriale perché riteniamo che la morte debba essere un evento da rispettare silenziosamente e il momento dell’estremo addio una cosa molto intima che non può essere sbandierata ai quattro venti.

Piero Angela

Per lui, però, abbiamo fatto un’eccezione perché Piero Angela era un padre culturale per tutti noi.

Ha dato l’annuncio della dipartita il figlio Alberto Angela con un messaggio su Facebook e su tutti i canali social sta girando l’augurio di buon viaggio che Alberto ha fatto al padre.

Piero Angela aveva 93 anni ma era ancora attivo ed è stato un punto di riferimento culturale per diverse generazioni. Innovatore, geniale ed eccellente comunicatore lascia un vuoto incolmabile nel mondo della cultura e della conoscenza.

Piero Angela

La redazione tutta vive un grave lutto e si stringe in un messaggio diretto a Piero che siamo certi potrà sentire: “Addio e grazie per tutto ciò che ci hai dato.

Non ti dimenticheremo mai!”.

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