Democrazia, il 2024 sarà l’ultima spiaggia?

Democrazia, il 2024 sarà l’ultima spiaggia?

(democrazia) Articolo scritto per Libri e Pillole di Cultura

Il 2024 è stato definito l’anno elettorale per eccellenza. Prendendo spunto da ciò E.T.A. Egeskov prova a fare alcune riflessioni sul tema della democrazia e sulla necessità di proteggerla e salvaguardarla.

SOMMARIO

Come spiega in modo chiaro e sintetico lo stesso autore, E.T.A. Egeskov, nell’introduzione del libro l’idea di scrivere questo volume gli è stata suggerita da alcuni fatti di cronaca.

O meglio, la spinta e l’urgenza di volerlo scrivere sono state dettate da episodi che hanno toccato la sensibilità dell’autore.

L’idea del volume invece fermentava nell’animo di E.T.A. Egeskov già da molto tempo, come ha lui stesso confessato.

democrazia. La crisi delle democrazie

Non è certo un segreto che il momento storico che stiamo vivendo sta mettendo a dura prova il concetto stesso di democrazia.

Gli avvenimenti degli ultimi anni, guerra in Ucraina, crisi di Gaza, situazione di Taiwan, hanno dato una forte spinta a un processo che era già in atto da tempo.

Nei decenni successivi alla Seconda Guerra Mondiale almeno nel mondo occidentale l’illusione che la democrazia come forma di governo fosse ineludibile.

Oggi tale convinzione non è più così salda e ferma.

Il volume prende in esame alcune situazioni nel mondo per usarle come metro di paragone e come spunto di riflessione.

democrazia. Il consenso elettorale

In uno dei capitoli l’autore pone un focus particolare sul tema del consenso elettorale.

In particolare E.T.A. Egeskov mette in rilievo come l’obiettivo primario di qualsiasi politico eletto sia di fatto essere rieletto alla successiva elezione.

Questo comporta l’impossibilità da parte di chi governa di poter fare scelte difficili e controcorrente (spesso però necessarie) proprio perché controproducenti in termini elettorali.

Di fatto questo aspetto potrebbe essere uno degli elementi di crisi delle democrazie, specie di quelle occidentali.

Ed è un tema sul quale l’autore invita a riflettere con alcune importanti osservazioni.

democrazia. I decreti legge

In uno degli ultimi capitoli del libro l’autore si sofferma su una specificità tutta italiana, ovvero quella dei decreti legge.

La tesi dell’autore è provocatoria, o forse molto di più (al lettore l’ardua sentenza) ma di sicuro fa riflettere per la profondità dell’argomento toccato.

Il tema dell’abuso dei decreti legge è stato sollevato più volte nel corso di questi ultimi decenni anche da illustri giuristi.

Che poi questo possa in qualche modo minare le fondamenta democratiche del nostro paese… occorre leggere il volume per scoprirlo!

Di sicuro è un aspetto sul quale vale la pena riflettere.

democrazia. I volumi sull’invasione russa in Ucraina

E.T.A. Egeskov non è nuovo agli instant book, avendone già proposti altri tre negli anni precedenti.

Partendo dal volume Invasione Russa in Ucraina del 2022, scritto poche settimane dopo il 24 febbraio 2022 quando ancora la situazione sul terreno sembrava disperata per il paese invaso.

Di pochi mesi successivo Russia vs. Europa, una riflessione a più largo spettro sul tema della Russia e del suo “zar” Valdimir Putin.

Un volume da rileggere anche oggi per le riflessioni in esso contenute che, nonostante siano passati quasi due anni, restano in gran parte ancora di grande attualità.

All’inizio del 2023 è uscito poi Invasione russa in Ucraina un anno dopo, una sorta di aggiornamento/prosecuzione del primo volume stante gli sviluppi bellici e geopolitici occorsi durante il primo anno di guerra.

democrazia. Gli altri volumi dell’autore

E.T.A. Egeskov non è però un autore classificicabile in un genere, nonostante il grande impegno profuso nel campo della geopolitica e della politica in generale.

Del 2022 il volume Tour de France 2022, un agile raccolta di momenti indimenticabili del Tour de France di quell’anno, raccontati quasi come in una radiocronaca messa per iscritto.

Da menzionare anche il volume Ho fatto 13, una raccolta di suggerimenti letterari un po’ fuori dal comune.

Di genere fantastico invece Tempesta di notte sulle falesie, un racconto ambientato nella cittadina normanna di Etretat che ha il sapore di altri tempi.

democrazia

Gandhi. 76 anni fa l’omicidio del mahatma

(Gandhi) Articolo scritto da E.T.A. Egeskov per Persone e Storie

Il 30 gennaio 1948 un fanatico estremista indù poneva fine alla vita del Mahatma Gandhi, padre dell’India indipendente e della non violenza.

SOMMARIO

Mohandas Karamchand Gandhi è in modo unanime considerato il padre dell’India indipendente.

Fu proprio grazie al suo impegno che la Corona Britannica finì con il concedere l’indipendenza al vice-regno dellIndia.

Gandhi è anche e forse soprattutto il padre della non violenza, colui al quale si ispirano un po’ tutti i movimenti pacifisti.

Gandhi. Assassinato da un indù

Contrariamente a quanto si usa fare abitualmente questa volta partiremo dalla fine e non dall’inizio della vita del Mahatma Gandhi.

Ovvero da quel 30 gennaio del 1948 quando un fanatico estremista indù commise uno degli omicidi più celebri della storia.

Celebre e inspiegabile peraltro, perché già solo l’idea di assassinare il padre della non violenza fa rabbrividire chiunque.

Perché Nathuram Godse, questo il nome dell’omicida, decise di assassinare il mahatma?

La ragione è tanto semplice quanto elementare: fanatismo.

Gandhi aveva lottato per l’indipendenza dell’India ma gli estremisti indù non gli perdonavano le concessioni fatte al Pakistan.

Era giocoforza che prima o poi qualche fanatico compisse il gesto estremo e fu Godse a sparare, ma probabilmente non era l’unico ad averci pensato.

L’omicida rischiando il linciaggio da parte della folla preferì farsi catturare dalla polizia e fu messo a processo.

Nel 1949 venne giustiziato a morte nonostante la ferma opposizione dei seguaci e discepoli di Gandhi che in ossequio alla teoria della non violenza aborrivano la pena capitale.

Gandhi. Un sogno infranto

Quando Godse sparò a Gandhi il 30 gennaio 1948 l’India era diventata uno stato indipendente da pochi mesi.

Esattamente dal 15 agosto del 1947, ma quella data che avrebbe dovuto segnare l’inizio di una nuova era fu anche l’inizio di scontri fratricidi.

Contrariamente alle idee promosse dal mahatma che avrebbe voluto un’India unica, abitata da mussulmani e indù le forze politiche decisero altrimenti.

Gandhi

Quella che oggi conosciamo come India era allora abitata prevalentemente da popolazioni indù.

Mentre la regione orientale del Bengala a est e quella del Pakistan a ovest avevano una maggioranza mussulmana.

Con la spartizione in due stati distinti vi fu un immenso esodo di popolazioni.

Indù che lasciavano i due territori del Pakistan Occidentale e Orientale per rifugiarsi in India.

Mussulmani che abbandonavano la neonata India per andare dai correligionari in Pakistan.

Nel mezzo scontri e violenze inaudite.

Gandhi. La “debolezza” secondo gli indù

Fino all’ultimo il mahatma cercò di evitare la scissione in due stati, senza peraltro riuscirvi.

Di fronte all’imperversare dei disordini e degli scontri il mahatma adottò la tecnica dello sciopero della fame.

La notizia che il mahatma stava deperendo a causa dell’astinenza da cibo fece il giro dell’India e del Pakistan.

E almeno per un po’ i tumulti si acquietarono.

Ma la situazione era tesa e bastava anche solo un piccolo incidente per scatenare di nuovo violenze da una parte e dall’altra.

Gli estremisti indù non gli perdonarono mai le concessioni, a loro dire, fatte ai mussulmani.

Secondo la loro visione il maestro aveva tradito la causa dell’indipendenza dell’India favorendo almeno in parte gli acerrimi nemici mussulmani.

Va da sé che un simile ragionamento non aveva alcun fondamento nella realtà.

Se Gandhi ha sbagliato non è stato nel credere nel sogno dell’indipendenza e della coesistenza tra indù e mussulmani.

Piuttosto nel pensare che la classe dirigente indiana (indù e mussulmana) fosse all’altezza di quel compito.

Gandhi. Un’eredità scomoda per alcuni

A partire dagli stessi indiani che hanno dovuto fare i conti con una vera e propria leggenda come quella di Gandhi.

Se l’India fin dalla sua nascita non si è mai schierata, almeno ufficialmente, nello scacchiere internazionale in parte lo si deve anche a Gandhi e al suo retaggio politico.

La teoria del non allineamento è stata per decenni accostata a quella della non violenza di gandhiana memoria.

La verità probabilmente è meno aulica e un po’ più pragmatica di così.

Dopo l’indipendenza l’India era un paese povero, arretrato per lo più e di scarso peso internazionale.

Scegliere di non schierarsi nella contrapposizione fra blocchi ha permesso all’India di ricavarsi un piccolo spazio di manovra in politica estera.

Specialmente nella regione indo-pacifica, dove ha da sempre un vicino scomodo come la Cina.

Gandhi. E se non fosse stato assassinato?

Cosa sarebbe accaduto se quel 30 gennaio 1948 Godse non avesse sparato al mahatma?

Tutti sappiamo che la storia non si fa con i se e con i ma, dunque nessuno può dire cosa sarebbe accaduto.

Di sicuro il mondo avrebbe avuto ancora per un po’ (Gandhi non era più giovanissimo peraltro) una grande anima dispensatrice di idee universali.

Questo senza dubbio.

Ma se poi questo avrebbe cambiato il destino dell’India nessuno può dirlo con certezza.

Ma è ragionevole ipotizzare che non sarebbe cambiato poi molto.

Questo sulla base di cosa non riuscì a impedire dopo l’indipendenza dal Regno Unito.

Troppo spesso la sua figura e stata mitizizzata, quasi come una specie di super eroe della non violenza.

In realtà la forza del mahatma va ricercata invece nella sua assoluta normalità.

Gandhi. Un insegnamento senza tempo

Ciò che il mahatma ci ha lasciato in eredità va al di là delle questioni politiche dell’India e del Pakistan.

E forse anche ben oltre la teoria della non violenza peraltro troppo spesso mal interpretata.

Ciò che il mahatma ci ha indicato è che la forza del cambiamento nasce dentro di noi, dalla determinazione a non rinunciare a fare la cosa giusta.

Anche a costo di doverne pagare il prezzo, anche quando il nostro apporto sembra non cambiare nulla nel corso della storia.

Ogni gesto compiuto nel nome della giustizia ci conduce un passo in avanti verso un mondo migliore.

E non serve essere eroi per compiere simili azioni, basta la forza di volontà e la determinazione a voler cambiare il mondo.

Foto di marian anbu juwan da Pixabay

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Roopkund, il lago degli scheletri

(Roopkund) Articolo scritto da Amelia Settele per Pillole di Cultura e Misteri e Leggende incredibili

Per narrarvi i misteri di questa storia dovete accompagnarmi sull’Himalaya e più precisamente nello Stato Indiano di Uttarakhand. Qui si trova il Lago Roopkund, denominato anche il lago degli scheletri e dei misteri.

SOMMARIO

Situato nel ventre del massiccio di Trishul, è di origini glaciale e si trova a circa 5020 metri di altitudine.

Pur essendo stato classificato come lago, per la capienza e la profondità (che non supera i 3 metri) ha le caratteristiche più vicine a quelle di uno stagno. 

La zona è completamente disabitata e impervia, la natura domina il sito tra ghiaccio, rocce e … scheletri.

La particolarità del Lago è nell’essere custode di centinaia di ossa umane e arcani enigmi.

Quando il ghiaccio si scioglie, il Lago riporta alla luce centinaia di ossa.

È in questa capsula di ghiaccio, quasi perennemente abbracciata dalla neve, che riposano decine e decine di antichi resti umani.

Roopkund. La scoperta

Sebbene si abbiano notizie sullo Skeleton Lake – il lago degli scheletri – già dal IX secolo, l’ufficialità della scoperta viene datata nel 1942 quando il ranger Hari Kishan Madhwal scoprì i resti ossei che fluttuavano sul pelo dell’acqua.

Con il passar dei giorni e con il maggiore scioglimento del ghiaccio, il lago continuò a restituire altri resti umani, insieme a schegge di lance, manufatti in legno e anelli, brandelli di tessuto umano e capelli, vestiti e pantofole di cuoio.

Le autorità Britanniche – visto il periodo storico – inizialmente ipotizzarono che fossero cadaveri di soldati Giapponesi morti durante il tentativo di valicare i confini Indiani, per cercare di attuare una vera e propria invasione.

Terrorizzato da tale supposizione, il Governo Inglese avviò un’indagine inviando degli esperti sul luogo della scoperta.

Quest’ultimi decretarono che le ossa erano molto antiche e non potevano appartenere ai soldati nipponici.

Da quel momento il lago divenne il fulcro di misteriose storie, scarse prove concrete e la certezza della sua unicità.

Un cimitero tra i ghiacci che per circa 300 persone – senza un motivo apparentemente sensato – fu luogo di morte tra gelo e pietre.

Roopkund

Perché si erano recate in questo posto così proibitivo e pericoloso?

Come erano decedute?

Dal 1950 ai giorni nostri sono state diverse le spedizioni organizzate da team di studiosi sul lago Roopkund.

Esplorazioni volte ad analizzare i resti, per trovare risposte realistiche così da poter dissipare l’alone di mistero e folklore che aleggia su questo sito, così unico e particolare.

Roopkund. Le diverse supposizioni

All’inizio si ipotizzò che tutti i cadaveri rinvenuti fossero morti nello stesso momento e per la stessa causa. 

Poi si suppose che il lago Roopkund era stato per millenni una fossa comune, che aveva dato eterno riposo alle vittime di un’ipotetica epidemia, o di un suicidio collettivo.

Altri invece sostenevano che il Lago fosse un luogo sacro, utilizzato per sacrifici religiosi.

Le vittime di tali riti venivano condotte sin lassù per immolarsi durante le cerimonie.

Altre tesi spingono a credere che il Lago sia invece solo un luogo di passaggio per arrivare a compiere il pellegrinaggio al Nanda Devi – considerata una delle montagne più sacre dell’India.

Sin dalla notte dei tempi, a questa montagna sono legate storie demologiche e potenti energie, in grado di richiamare molti pellegrini per visitarla. 

L’atmosfera che aleggia sul Nanda Devi (in italiano: Dea dispensatrice di Beatitudine- Dea della Gioia) sembrerebbe donare concentrazione e vigore utili per la meditazione.

Il Governo Indiano non ha mai rilasciato facilmente autorizzazioni per scalarla e/o per compiere il pellegrinaggio alla montagna, a causa dei rapporti tesi con la Cina.

È necessario ricordare che questa barriera Himalayana è considerata un territorio molto delicato, perché confina a Nord con l’altopiano del Tibet e a Sud con la pianura del Gange.

Roopkund. Cosa scoprirono gli studiosi

Certo è che per i circa 300 resti umani ritrovati, poche erano le certezze e troppe le supposizioni. Utili e concreti sarebbero stati solo e soltanto gli studi e le ricerche sui reperti.

Purtroppo c’è da dire che oltre i ricercatori- in tutti questi anni – spesso si sono succeduti anche curiosi poco attenti che, per toccare i resti che l’acqua ha restituito alla storia, hanno alterato di fatto la zona dei ritrovamenti. 

Inoltre diversi scheletri sono stati utilizzati per creare delle inquietanti composizioni ossee (ancora visibili accanto alle sponde del lago) e altri, depredati. 

Queste alterazioni portate avanti da mani inesperte non solo hanno concretamente influenzato lo scenario originale del lago, ma anche influenzato negativamente il risultato su alcuni esami effettuati.

Roopkund

Analisi che sono emerse alterate proprio a causa di queste manipolazioni avvenute sulle spoglie.

Tanto da compromettere la conservazione naturale del sito stesso.

Dopo questa doverosa precisazione posso tornare a rivelarvi cosa gli studiosi sono riusciti a scoprire sugli scheletri.

Si è rinvenuto che in realtà nel lago riposavano due gruppi etnici distinti. Separati non solo per razza, ma anche per periodo storico, infatti:

  • sul primo gruppo di scheletri analizzati, gli studi hanno affermato che provenivano dall’Asia Meridionale (India, Bangladesh, Nepal) e incontrarono la morte nei pressi del Roopkund tra il VII e il X secolo. (Solo uno scheletro venne identificato come appartenente alla zona più Orientale dell’Asia – Giappone, Cina, Indonesia)
  • Mentre il secondo gruppo proveniente dal Mediterraneo (Grecia, Iran e Creta) sopraggiunse nei pressi del lago per incontrare il proprio triste destino, tra il XVI e il XIX secolo.

In entrambe le compagnie erano presenti sia donne che uomini.

Sono tutti morti nello stesso luogo, ma con uno “scarto temporale” di circa 1000 anni gli uni dagli altri.

Le analisi hanno rilevato anche l’assenza di agenti patogeni utili per confermare un’epidemia.

Quello che invece è sopraggiunto all’attenzione dei ricercatori sul “gruppo Asiatico” sono state delle lesioni riportate solo sul cranio e sulle spalle degli scheletri.

Compatibili con dei colpi “tondeggianti” sferrati dall’alto.

Una tesi che si è andata concretizzando nel tempo e ipotizza che la causa del decesso sia attribuibile a una violenta grandinata.

In pratica sulle teste di questi uomini, sarebbero letteralmente piovute dal cielo delle schegge di ghiaccio. 

Un profluvio di proporzioni impressionanti tanto fulmineo e veloce, da riuscire a ferirli fino a ucciderli.

Una tempesta di grandine che li avrebbe investiti e portati a una morte lenta e dolorosa.

Anche perché impossibilitati a trovare un rifugio utile per aver salva la vita.

Roopkund. La leggenda himalayana

A impreziosire questa teoria c’è un’antica leggenda tramandata tra le donne dell’Himalaya.

Leggenda che narra della furia di una Dea (Nanda Devi) che decise di castigare alcuni estranei che stavano profanando il suo Santuario.

Sussurrò l’anatema maledetto: “Farò piovere la morte su di loro”.

Scatenando così un temporale funesto con chicchi di pioggia duri come frammenti di ferro.

Casualità o strane coincidenze?

Quello che accomuna la leggenda con la tesi dichiarata dagli scienziati, non fa che rendere questo luogo ancora più enigmatico e oscuro.

Luogo dove il ghiaccio, il silenzio e il mistero custodiscono gli scheletri e le loro verità…


Fonti:

  • Storie Notturne Insieme: “Roopkund, il lago degli scheletri”
  • Fatti strani: “Il Lago Roopkund, l’inquietante specchio d’acqua colmo di scheletri…”
  • Focus: “I misteri di Roopkund”
  • Krishnadas: “Il Santuario del Nanda Devi”
  • Montagna.tv:” Roopkund. Il misterioso lago degli scheletri che non…”
AMELIA SETTELE

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